Articoli / Blog | 16 Febbraio 2017

MIO Anno II n. 7/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Ci deve essere il perdono

Mauro Leonardi (Como 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù. Il compenso di questo numero va a una ragazza la cui madre ha perso il lavoro recentemente e il cui fratello ha bisogno di una specifica terapia.

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Sono rimasto sconvolto da come la pressione della gente e di internet abbiano spinto, a Vasto, Fabio Di Lello a sparare a Italo che, dopo aver ucciso in un incidente Roberta, stava male, usciva pochissimo di casa e non guidava più. Addirittura, dopo che il marito gli aveva sparato, avevano fatto delle pagine su Facebook dove scrivevano “hai fatto poco: dovevi passare su di lui con la macchina tre volte”. Comincia davvero a schifarmi vivere in questo mondo. Mario (Civate, Lecco)

Ti capisco. Io avevo addirittura letto un’intervista in cui il papà di Italo diceva: mio figlio dal giorno dell’incidente era già morto. E raccontava come il figlio avesse scritto una lettera a Fabio chiedendo perdono. Certo, le pressioni dell’ambiente sono state orribili ma in qualche modo ci sono sempre: la piazza, sia quella reale che quella di internet, raramente sa cosa siano il perdono e la giustizia. Quello che più mi ha colpito in questo caso, però, è stata la solitudine di Fabio: ha portato sulla tomba di Roberta la pistola con cui ha ammazzato così come faceva con la pizza. Aveva sicuramente bisogno di un aiuto psicologico. E, se era credente, anche di un prete. Perché ci siano tragedie così non basta che ci siano incidenti d’auto: ci vogliono anche masse anonime di persone e individui soli. Né le masse né gli individui sono davvero persone: siamo persone quando accogliamo e siamo accolti con le nostre storie fatte di dolori, di rabbie, di follie e di disperazione. Quando ci sono relazioni vere diventiamo capaci di giustizia vera. E quindi anche di aprirci al perdono.