Blog / Don Sergio Fumagalli | 10 Febbraio 2017

Le Lettere di don Sergio – Il valore salvifico della sofferenza

Il prossimo 11 febbraio si celebra la Giornata del Malato e in occasione di questa ricorrenza, nel 1984, San Giovanni Paolo II pubblicò la Lettera Apostolica “Salvifici Doloris”; anche se sono passati più di trent’anni, penso che sia sempre più attuale riprendere e meditare questo documento. La Lettera comincia con queste parole:

« Completo nella mia carne – dice l’apostolo Paolo spiegando il valore salvifico della sofferenza – quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa »(1). Queste parole sembrano trovarsi al termine del lungo cammino che si snoda attraverso la sofferenza inserita nella storia dell’uomo ed illuminata dalla Parola di Dio. Esse hanno quasi il valore di una definitiva scoperta, che viene accompagnata dalla gioia; per questo l’Apostolo scrive: « Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi »(2). La gioia proviene dalla scoperta del senso della sofferenza, ed una tale scoperta, anche se vi partecipa in modo personalissimo Paolo di Tarso che scrive queste parole, è al tempo stesso valida per gli altri. L’Apostolo comunica la propria scoperta e ne gioisce a motivo di tutti coloro che essa può aiutare – così come aiutò lui – a penetrare il senso salvifico della sofferenza.

La Lettera Apostolica parla ampiamente di come Gesù stesso e poi gli Apostoli e tutta la Chiesa si siano sempre adoperati per alleviare, per quanto fosse possibile, le sofferenze fisiche o morali della gente, come segno di amore, di compassione e di vicinanza, ma sottolinea anche come la sofferenza che non si riuscisse ad alleviare completamente, non sia una sofferenza senza senso, tale da costituire, per chi la patisce, una specie di “ingiustizia divina”, da cui liberarsi con ogni mezzo.

Parlando in questi giorni di eutanasia, penso che sia importante non dimenticare queste riflessioni avvalorate dalle parole di San Paolo e di tanti altri santi della Chiesa, tra i quali ad esempio Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) e Santa Teresa di Calcutta, e noi cristiani non possiamo dimenticare che il valore salvifico della sofferenza può essere suggerito agli ammalati con delicatezza. Anche se credo che per una legge civile si debbano dare motivazioni che riguardino la difesa del bene comune (anche la legge dell’amore non può essere tradotta immediatamente in legge civile positiva), l’accettazione e santificazione della sofferenza, vissuta da tanti cristiani, è una testimonianza importante che può aiutare tutti ad affrontare con serenità tutti i momenti della vita, da quelli più ordinari a quelli più dolorosi.

Don Sergio Fumagalli è nato nel 1957 ed è diventato presbitero il 21 maggio 2005. Attualmente è vicario nella Parrocchia di San Giovanni Battista in Collatino a Roma. Ha un suo sito

Ricordo che anche per “L’angolo del teologo” vale ciò che vale per ogni Lettera, e cioè che l’autore è l’unico responsabile di quanto ha scritto