Amoris Laetitia / Blog | 04 Febbraio 2017

L’Espresso – Il Papa tace, ma parla il cardinale Müller. Che ai “dubia” risponde così

Anche a lui, oltre che a papa Francesco, i cardinali Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner avevano inoltrato i loro cinque “dubia” sull’interpretazione di “Amoris laetitia”, chiedendo di “fare chiarezza”.

E né lui, il cardinale Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, né tanto meno il papa avevano fin qui risposto alle domande dei quattro cardinali.

In compenso, però, ora Müller “chiarezza” la fa, eccome, nell’ampia sua intervista che esce oggi sulla rivista “Il Timone”, raccolta dal direttore Riccardo Cascioli e da Lorenzo Bertocchi: La verità non si negozia.

Nell’intervista, il cardinale non fa parola dei “dubia”, ma dice “apertis verbis” proprio ciò che i quattro cardinali chiedevano che fosse chiarito.

E non manca di sferzare quei vescovi che con i loro “sofismi” interpretativi – dice – invece che fare da guida ai loro fedeli cadono “nel rischio che un cieco conduca per mano altri ciechi”.

Ecco i passaggi chiave dell’intervista.

D. – Si può dare una contraddizione tra dottrina e coscienza personale?

R. – No, è impossibile. Ad esempio, non si può dire che ci sono circostanze
per cui un adulterio non costituisce un peccato mortale. Per la dottrina cattolica è impossibile la coesistenza tra il peccato mortale e la grazia giustificante. Per superare questa assurda contraddizione, Cristo ha istituito per i fedeli il Sacramento della penitenza e riconciliazione con Dio e con la Chiesa.

D. – È una questione di cui si discute molto a proposito del dibattito intorno all’esortazione post-sinodale “Amoris laetitia”.

R. – La “Amoris laetitia” va chiaramente interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa. […] Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando “Amoris laetitia” secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica. Il magistero del papa è interpretato solo da lui stesso o tramite la Congregazione per la dottrina della fede. Il papa interpreta i vescovi, non sono i vescovi a interpretare il papa, questo costituirebbe un rovesciamento della struttura della Chiesa cattolica. A tutti questi che parlano troppo, raccomando di studiare prima la dottrina [dei concili] sul papato e sull’episcopato. Il vescovo, quale maestro della Parola, deve lui per primo essere ben formato per non cadere nel rischio che un cieco conduca per mano altri ciechi. […]

D. – L’esortazione di san Giovanni Paolo II, “Familiaris consortio”, prevede che le coppie di divorziati risposati che non possono separarsi, per poter accedere ai sacramenti devono impegnarsi a vivere in continenza. È ancora valido questo impegno?

R. – Certo, non è superabile perché non è solo una legge positiva di Giovanni Paolo II, ma lui ha espresso ciò che è costitutivamente elemento della teologia morale cristiana e della teologia dei sacramenti. La confusione su questo punto riguarda anche la mancata accettazione dell’enciclica “Veritatis splendor” con la chiara dottrina dell’”intrinsece malum”.  […]  Per noi il matrimonio è l’espressione della partecipazione dell’unità tra Cristo sposo e la Chiesa sua sposa. Questa non è, come alcuni hanno detto durante il Sinodo, una semplice vaga analogia. No! Questa è la sostanza del sacramento, e nessun potere in cielo e in terra, né un angelo, né il papa, né un concilio, né una legge dei vescovi, ha la facoltà di modificarlo.

D. – Come si può risolvere il caos che si genera a causa delle diverse interpretazioni che vengono date di questo passaggio di Amoris laetitia?

D. – Raccomando a tutti di riflettere, studiando prima la dottrina della Chiesa, a partire dalla Parola di Dio nella Sacra Scrittura che sul matrimonio è molto chiara. Consiglierei anche di non entrare in alcuna casuistica che può facilmente generare malintesi, soprattutto quello per cui se muore l’amore, allora è morto il vincolo del matrimonio. Questi sono sofismi: la Parola di Dio è molto chiara e la Chiesa non accetta di secolarizzare il matrimonio. Il compito di sacerdoti e vescovi non è quello di creare confusione, ma quello di fare chiarezza. Non ci si può riferire soltanto a piccoli passaggi presenti in “Amoris laetitia”, ma occorre leggere tutto nell’insieme, con lo scopo di rendere più attrattivo per le persone il Vangelo del matrimonio e della famiglia. Non è “Amoris laetitia” che ha provocato una confusa interpretazione, ma alcuni confusi interpreti di essa. Tutti dobbiamo comprendere ed accettare la dottrina di Cristo e della sua Chiesa e allo stesso tempo essere pronti ad aiutare gli altri a comprenderla e a metterla in pratica anche in situazioni difficili.

Fin qui il cardinale Müller, che tra i “confusi interpreti” di “Amoris laetitia” da lui presi di mira non può non aver incluso anche i vescovi argentini della regione di Buenos Aires.

Ai quali però papa Francesco scrisse approvandoli in pieno: “El escrito es muy bueno y explícita cabalmente el sentido del capítulo VIII de ‘Amoris laetitia’. No hay otras interpretaciones.”…

POST SCRIPTUM – Poche ore dopo l’uscita dell’intervista del cardinale Müller, la conferenza espiscopale di Germania ha pubblicato delle linee guida per l’applicazione di “Amoris laetitia” che ammettono “in casi individuali” l’accesso alla comunione eucaristica per i divorziati che vivono in una nuova unione:

German Bishops Allow Holy Communion for the “Remarried” Now

Sandro Magister

Tratto da L’Espresso