Articoli / Blog | 23 Gennaio 2017

Blog – Se il governo non cade per salvare la pensione dei parlamentari

Mentre Trump mette i giornalisti fuori dalla Casa Bianca e Grillo si lamenta di essere stato tradito dai giornalisti francesi, Claudio Marincola ci offre un bell’esempio di giornalismo italiano. L’inviato del Messaggero racconta come molti politici stanno perdendo l’occasione di essere davvero vicini a chi li vota salvandosi il privilegio di una pensione che molti di noi, dopo anni di contributi, vedono invece davvero minacciata. I fatti sono questi.
Per chi è al primo mandato, è necessario restare in carica almeno 4 anni, 6 mesi e un giorno per ottenere la pensione il che vuole dire, fatti i conti, che hanno bisogno che il governo duri fino al 15 settembre. Ora, secondo il giornalista, noi abbiamo due parlamentari su tre in questa situazione: per l’esattezza 438 su 630 deputati e 191 senatori su 315, sono alla loro prima esperienza quindi se il loro mandato dovesse chiudersi entro giugno, niente pensione; da qui la convinzione di molti che non si voterà prima del prossimo 16 settembre. Ma non è finita. Poiché, a quanto pare, Renzi giudicherebbe lontana quella data, ecco la proposta del democratico Richetti. Una proposta molto complicata per il cittadino comune con un codicillo che alla gente normale sarebbe sfuggito: la possibilità di computare come anno intero, ai fini della maturazione del diritto alla pensione, anche le frazioni di anno superiori a 6 mesi. In tal modo per avere la pensione basterebbe restare in Parlamento fino al prossimo primo luglio, e così anche Renzi sarebbe accontentato.

Quando diciamo che la politica è lontana dalla vita reale, quando diciamo che i politici sono lontani dai cittadini, non diciamo semplicemente la verità ma diciamo una verità davvero amara. Perché se la politica è servizio alla comunità, come può, il politico, non condividere la realtà in cui quella comunità vive? Come può essere lontano dal suo elettore e da ogni cittadino? Eppure accade e se non fosse per un bravo giornalista nessuno se ne sarebbe accorto. Ed è questo tentativo di operazione occulta che rende vieppiù amara, anzi indegna, questa verità.
Il tentativo invece di salvarsi il privilegio di una pensione tirando a campare un governo fino al giorno in cui le loro tasche saranno al sicuro per sempre, è vergognoso, ma quanto è importante che ci sia un giornalista che ci dia la possibilità di far affiorare la possibilità di vergognarsi. La vergogna è come il dolore quando ci stiamo male. Se non ci fosse il dolore non ci accorgeremmo di essere malati e ogni malattia o frattura o ferita suppurerebbe o peggiorerebbe. Così, senza vergogna, la coscienza – anche la coscienza civile – morirebbe infetta.

Tratto da Il Messaggero

Anche su FaroDiRoma