Cercasiunfine.it – I cardinali, le coppie e papa Francesco
Una riflessione chiara e precisa sull’atteggiamento dei cardinali che contestano il papa in materia di famiglia… – di Fausto Gasparroni
Se c’è qualcosa di sgradevole nell’iniziativa dei quattro cardinali e nella loro lettera con i “dubia” sulla Amoris Laetitia è l’idea di questi ecclesiastici che sembrano quasi rivolgersi al Papa con l’atteggiamento del “adesso questo lo sistemiamo noi”, con l’intento di coglierlo in fallo sulla dottrina, di metterlo una volta per tutte con le spalle al muro: una sorta di “scacco al re”. La formula dei “dubia” serve proprio a questo. Non è previsto che le risposte siano argomentate, si può rispondere solo con un sì o con un no. Come dire a Bergoglio: “a noi non la racconti, non te la cavi con le chiacchiere”.
E lo scoglio insuperabile, il vulnus insanabile, per i quattro cardinali e per i loro fedelissimi, sembra essere uno solo, sempre lo stesso: nella Amoris Laetitia non c’è scritto a chiare lettere che un divorziato che si risposa in seconde nozze, se vuole accedere ai sacramenti, deve rigorosamente astenersi dal sesso, deve condursi castamente con il coniuge “come fratello e sorella”. Questa è la dottrina, ribadita dalla Familiaris consortio di papa Wojtyla. E da qui non si scappa. Se fai sesso non puoi avere i sacramenti. Punto. Tertium non datur. Altro che “discernimento”, categoria tipicamente gesuitica. Altro che valutazione “caso per caso”. Altro che “cammino penitenziale” con l’ausilio del confessore e sotto l’egida del vescovo.
Quale cammino? Per questi porporati la legge è legge, è chiara e non ammette deroghe, ed è valida per tutti, indistintamente. Quindi – al contrario di quanto sostiene il Papa, anche nelle sue interviste – o è bianco o è nero. Non c’è via di mezzo. Le condizioni della vita reale non incidono in alcun modo su ciò che è scritto.
È come se due anni di dibattito sinodale, di confronti assembleari, di discussioni nei “circoli minori”, di documenti scritti e poi revisionati e corretti, di votazioni, di maggioranze dei due terzi, è come se tutto questo non fosse servito a niente. Solo una fantasia velleitaria di un povero Papa che si sforza di comprendere le ragioni e le condizioni concrete dell’esistenza umana, incluso soprattutto il dolore di cui questa esistenza è spesso intrisa.
Non parliamo poi di un intero Anno della Misericordia, rispetto al quale la lettera dei cardinali sembra provenire da un altro pianeta. Per i quattro cardinali non si sfugge: fare sesso da risposati dopo un primo matrimonio (il solo valido) è uno stato di peccato conclamato, di grave colpa, di comportamento “intrinsecamente malvagio”. Tale da escludere chi se ne rende responsabile non solo dalla comunione, ma anche dalla confessione. Peggio di un omicida, che invece può essere perdonato. Peggio di uno stupratore di bambine.
È chiaro che ai “dubia” dei quattro cardinali il Papa non abbia voluto rispondere: la sua risposta è essa stessa nella Amoris Laetitia e nell’atteggiamento pastorale di accoglienza e integrazione che essa comporta. Ed è nel documento dei vescovi argentini che Francesco ha indicato come unica interpretazione possibile. Altro non c’è da dire. E infatti nelle diocesi di tutto il mondo il cammino è già cominciato da tempo.
Ed è proprio questo che turba i sonni dei nostri quattro cardinali: come è possibile ammettere alla comunione, anche se solo “in certi casi” e a determinate condizioni, un risposato (o una risposata) che fa sesso con la propria moglie (o il proprio marito)? Giammai. Ciò, in mancanza di risposte chiare, merita addirittura un formale “atto di correzione” al Papa. Un’iniziativa, questa si, che sarebbe un gravissimo vulnus per la Chiesa di Francesco, un nuovo atto – tra altri che serpeggiano fin dalla sua elezione – di delegittimazione di un Pontefice che col suo afflato di vicinanza verso l’umanità ferita, tale da volerla stringere nel suo abbraccio, per molti cattolici oltranzisti si è spinto davvero troppo avanti. Lui intanto, indifferente agli attacchi, è già oltre, va avanti da par suo, e a Giubileo concluso rende permanente la facoltà da lui concessa ai sacerdoti di tutto il mondo, in questo Anno giubilare, di assolvere l’aborto. “La misericordia non può essere una parentesi nella vita della Chiesa”, dice nella Misericordia et misera. Anche su questo qualcuno opporrà i suoi “dubia”?