Articoli / Blog | 15 Dicembre 2016

MIO n.49/ Con il web e la TV porto Gesù a casa dei fedeli

In vista della puntata di Milano-Roma con la Gialappa’s e Floris di lunedì 19 dicembre, MIO mi ha fatto un’intervista che si trova sul numero in edicola questa settimana oltre alla rubrica consueta. Ecco qui di seguito i due testi

INTERVISTA – CON IL WEB E LA TV PORTO GESU’ A CASA DEI FEDELI

Essere il sacerdote di tutti anche attraverso il web. Ma stando sempre in mezzo alle persone. Perché la sua comunicazione è senza limiti e barriere. “Comunicare è un dovere necessario”. Lo ripete sempre Don Mauro Leonardi, 57 anni, sacerdote del Centro Elis e dove è in appoggio alla Parrocchia di San Giovanni Battista al Collatino, ma anche scrittore di saggi e romanzi che ruotano intorno al rapporto tra l’uomo e Dio. Così mentre trascorrerà con i suoi parrocchiani il Natale, prima celebrando Messa e poi mangiando una fetta di panettone insieme a loro, sarà sempre a portata di clic, per tutti i suoi amici virtuali, anche per quelli che lo hanno spesso criticato. “Siamo tutti imperfetti. E quindi sperare in un confronto perfetto con gli altri sarebbe un copione e non la vita reale. Lì importante è essere sé stessi”. E Don Mauro ormai ha trovato la ricetta giusta, basata sulla fede, sull’amore verso il prossimo e contornata dalla scrittura. Quella in cui si predilige costruire i ponti piuttosto che innalzare i muri. Perché la comunicazione per lui è la strada diretta verso il Signore.

Don Mauro, lei è definito un prete mediatico. Come concilia la sua vocazione con il mondo della comunicazione?
“Conciliare il mondo della comunicazione avendo abbracciato una vocazione sacerdotale, un servizio quindi alla Parola fatta carne, mi sembra non solo possibile ma un dovere necessario, un bellissimo dovere necessario. Gesù ha portato, anzi è Lui stesso, una buona novella da comunicare, portare, vivere, condividere. Se si rimane se stessi non c’è nessuna difficoltà”.

Quanto è importante il confronto con gli altri?
“Il confronto è l’unico modo di entrare in relazione con l’altro. Siamo tutti imperfetti e quindi sperare in un confronto perfetto, da copione, con pause tra una battuta e l’altra, frasi fatte, sarebbe appunto un copione e non la vita reale. Amare la vita, il mondo, il prossimo, è confrontarsi e non può che essere anche un “urtarsi”. Quindi, si, le critiche ci sono, io dal mio blog non le cancello mai, e sono anche dure a volte. Ma ci sono anche teanti incontri. Solo la mancanza di amore potrebbe distogliermi dalla mia vocazione”
Come si svolge una sua giornata lavorativa?
“Ho una giornata molto organizzata a causa dei molti impegni “professionali” ma anche molto disorganizzata a causa della natura della mia “professione”. Tra Messa,Rosario, Liturgia delle ore, e così via, dedico un paio di ore alla preghiera. Poi sto anche molto in confessionale. Per il resto cerco di organizzarmi ma con flessibilità. Rispetto a tanti parroci ho la fortuna di non dover pensare io a tante cose pratiche perché vivo inserito in una comunità dove c’è chi pensa a queste cose”.

Secondo lei al giorno d’oggi la ricerca della fede passa anche attraverso i social?
“La ricerca della fede è un incontro personale con Cristo. Tante, anzi infinite, sono le vie del Signore. Siccome nel nostro mondo ci sono comunicazione e social sarebbe strano che non ci fosse Dio nei mezzi di comunicazione e nei social. Per riportare Gesù nella vita del prossimo devo farlo conoscere”.

Si può essere scrittori e sacerdoti?
“Non è qualcosa che si possa o si debba “fare”. Si è scrittori. Si è sacerdoti. Se lo si è, scrittori e sacerdoti, lo si deve fare lì dove la vita ci ha messo. E di quello che vivo, prego, parlo e scrivo. Sono contento di aver iniziato la mia dimensione di scrittore.

Cosa porterà con sé nel nuovo anno?
“I frutti del Giubileo. Qualche nuova amicizia. Ricordi di famiglia.”

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Buona sera don Mauro, nella predica il prete ha detto che in Paradiso saremo come angeli, cioè che non ci riconosceremo tra di noi. Il marito non riconoscerà la moglie e viceversa. E così per tutti i rapporti che avevamo sulla terra. Saremo tutti in Cristo e come angeli. Senza le nostre fattezze umane. Sonia, Vigevano

Forse il parroco si è spiegato male o tu non hai capito bene. In cielo rimarrà solo la Carità, cioè l’amore. Dire che rimarrà solo la carità è dire che comprenderemo, vivremo, assaporeremo, totalmente e per sempre l’amore di Dio, cioè, in poche parole, l’amore. Entreremo totalmente con le nostre vite in quella meravigliosa relazione, cioè l’amore, dalla quale venimmo esclusi con il peccato. Capiremo finalmente cos’era questo amore che abbiamo desiderato, cercato, conosciuto, lasciato, tradito, onorato, disonorato, custodito, sperperato, così tante volte in questa vita terrena. Essere come angeli è un modo per dire che il corpo glorioso con cui risorgeremo non avrà gli acciacchi, i limiti, che abbiamo conosciuto su questa terra ma sarà in totale armonia con la nostra anima: sarà come quello di Gesù risorto. Quindi stai tranquilla: certo che ci riconosceremo, certo che ci ritroveremo. Il marito con la moglie e così via. Non andiamo su un altro pianeta a vivere finalmente bene quello che qui abbiamo fatto male. Questa vita terrena non è una prova generale e la morte non è un debutto, il paradiso non è la prima sul palcoscenico più prestigioso: il Paradiso è il compimento, la pienezza di tutto quell’amore, di tutto quel paradiso che abbiamo vissuto già qui.
Grazie.
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Il compenso di questa settimana va a un ragazzo di 15 anni che vive con la mamma e un fratello disabile e ogni giorno fa molti chilometri di autobus per frequentare un scuola professionale

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