Le Lettere di Hermes – Essere o non essere etichettati
Nell’ultima lettera ho notato un certo disinteresse verso gli argomenti che trattavo, diversamente da altre volte in cui parlavo della mia condizione affettiva – sessuale. Mi sono detto: qui ormai tutti si aspettano da me solo una cosa, che io parli di sesso e omosessualità e se affronto altri temi non vedo coinvolgimento. Il nocciolo della questione è qui, nella convinzione diffusa che una persona con inclinazioni omosessuali non possa essere ritenuta come le altre persone. Qualsiasi argomento io possa trattare dunque sono stigmatizzato come un diverso se non addirittura come un immorale o pervertito. Certamente ciò non accadrebbe se questo fosse un blog dell’Arci Gay o roba del genere. Perché malgrado gli sforzi e i tentativi è terribilmente difficile far capire ai cattolici che i problemi veri sono altri e non la vita intima delle persone. E allora qualcuno potrebbe chiedersi: “ma in quanto intima per quale motivo si deve rivelare la propria omosessualità? Per la prima volta me lo sto chiedendo anch’io e ammetto che forse potevo pure vivere la cosa nel silenzio, nel riserbo, nella mia privacy. Ma intorno a me da quando ero un ragazzino non ho visto altro che persone normali sbandierare la propria eterosessualità con commenti sagaci sul mondo femminile e dimostrazioni frequenti di “virilità” esibita. Se loro hanno quel tipo di normalità, io mi sento diversamente NORMALE e allora, santa pazienza, lasciatemi essere quello che sono ma senza mettermi addosso una fastidiosa e inutile etichetta poiché non sono, non siamo, prodotti da supermercato che hanno bisogno dell’etichetta, siamo PERSONE come tante altre; soffriamo, piangiamo, ridiamo, nasciamo, moriamo, lavoriamo, speriamo, come la maggior parte dell’umanità.Continuo a credere in Dio anche se certi atteggiamenti della Chiesa comincio a non capirli. La chiesa deve prendere una posizione ben precisa su questi temi oggi così attuali e non esagerare con atteggiamenti diplomatici che sconfinano nell’ambiguità. Il Papa stesso che io rispetto e stimo in quanto credo sia veramente il rappresentante di Cristo sulla terra, dovrebbe essere, sì, aperto al dialogo con tutti ( e lo è ) , ciò nondimeno deve stare attento a conservare una certa coerenza in quello che dice. Altrimenti succede che volendo stare in pace con tutti si smarrisce la propria personalità. E’ inevitabile scontrarsi con qualcuno se si vuole affermare la propria idea che in questo caso è la propria missione. se si è convinti di qualcosa bisogna essere anche risoluti e determinati. Sentivo il bisogno di dire queste cose perché non sopporto di essere considerato come una scatola di pomodori pelati con tanto di etichetta, io vado oltre l’etichetta e i miei contenuti sono molteplici. Mi spiace che a molti interessi solo il tema “gay” e non quello che c’è aldilà. Non vogliamo essere relegati in una specie di ghetto, abbiamo idee, progetti, aspirazioni come tutti a questo mondo e come tutti gli altri
esseri umani vogliamo essere trattati.