Le Lettere di Sandokan – Bellezze
«Con lei sei più duro che con altri».
«Sì, lo so. E so anche il perché. Non voglio dire che ho ragione a comportarmi così. Aver ragione non mi importa tanto. Però non è un comportamento irrazionale il mio, dettato da antipatia per esempio. Anche se non avessi ragione, ho una ragione per reagire così ai suoi discorsi».
«E qual è?».
«Lei sta sempre dalla parte che le conviene, ma pretende di dimostrare di stare sempre dalla parte giusta. E può anche essere che sia vero ciò che vuole dimostrare, qualche volta. Ma lei non sta da quella parte perché è giusto starci, ci sta perché le conviene. Non voglio dire che il suo sia un atteggiamento studiato. No, lei sta col “culo” riparato per istinto e io non la biasimo per questo e neanche voglio dire che non le costi nulla. Le costa, così come costa una collana di perle. Ma lei ha comprato “una collana di perle”, e per quella collana sta dando la vita, di questo vorrei che si accorgesse».
«Ma che t’importa? Se è la parte giusta, in fondo, va bene così».
«Mi importa invece. Non sono più convinto che ci siano parti giuste. E poi mi infastidisce quel suo essere tutta tesa a dimostrare di aver ragione, sempre. E’ completamente incapace di lasciare agli altri l’ultima parola in un discorso. Il finale è sempre suo».
«E invece, per te, non è così?».
«No. Non credo sia così. Non voglio dire che non sono capace di agire per convenienza anch’io. Sono capace. Però non credo di ingannare nessuno e neanche lo voglio».
«E dove sta l’inganno?».
«Non sta tanto nello scegliere guidati da un motivo nobile o meno nobile, ognuno può vivere come meglio crede e, in fondo, le sue scelte sono fatti suoi. L’inganno sta nel coprire tutto con un manto di santità che mi offende, e sta anche nella pretesa, neanche troppo celata, di dimostrare che chiunque al suo posto avrebbe scelto di stare dove ha deciso di stare lei. Io non so dove sarei stato qualora mi fossi trovato al suo posto, però non lo sa nemmeno lei. Ci sono tanti modi per vivere».
«Sì, credo che molto dipenda dall’ambiente in cui si è nati e cresciuti. Quando il giusto e l’ingiusto hanno contorni troppo netti, quando “ciò che si deve fare” e “ciò che non si deve fare” è come “scolpito” nelle pareti della propria casa, allora la vita si complica».
«Si complica o si semplifica, dipende da come sei fatto. Il punto è che i piaceri della vita bussano sempre alla tua porta. E non sto parlando di peccati, di tentazioni, sto parlando di bellezza. La bellezza non smette mai di assalire la vita di ciascuno, la bellezza di chi ti sta attorno, sopra, sotto, davanti, dietro, dentro … ovunque. E allora, di fronte alla bellezza, che fine fanno le tue complicazioni o le tue semplificazioni? E tu, che vorresti?».
«Vorresti che la bellezza fosse per te».
«Lo vorresti, certo. E allora invidi certi sguardi che si scambiano gli innamorati, certi sorrisi che testimoniano il desiderio di non essere da nessun altra parte al mondo, certe lacrime che hanno un luogo, una persona, che sa accoglierle e asciugarle».
«C’è da diventare cattivi».
«E lo si diventa, a volte. Altre volte invece si diventa apostoli della “vera bellezza”. Basta convincersi che ciò che vedi non sia la “vera bellezza”, ma un inganno (e a volte lo è pure e quindi basta cercare gli esempi che ci fanno comodo attorno a noi per sostenere le nostre convinzioni). Prima o poi, ti dici, queste cose finiranno e chi rideva non riderà più, e chi piangeva, non piangerà più, chi guardava con passione finirà per chiudere gli occhi a tutti.
La bellezza, d’altra parte, non c’è e non può esserci attorno a te, perché non l’hai scelta tu. Tu hai scelto di stare dove ti è convenuto stare, ma non te lo puoi dire perché forse oramai è tardi o forse non hai abbastanza coraggio per farti salvare dalla bellezza … perché hai freddo, sete o fame (magari lo riconoscessi dentro i fatti della tua vita).
E tu, che non ridi da tempo, che non guardi nessuno come se quello sguardo sorreggesse la tua vita, che piangi da solo, ti sentirai meglio. Da morti diventeranno tutti come sei tu da vivo. La morte li costringerà a somigliarti.
E diventi così apostolo della “vera bellezza”, che non vedi, e diventi insensibile alla bellezza che vedi e che tu non hai. Lo diventi perché ti conviene, per rendere tutto più sopportabile, anche se ti dici che è giusto così».
«Insensibile?».
«Qualcuno sostiene che il moralista col tempo diventi cinico. Penso che l’invidia, col tempo, diventi insensibilità. E’ quasi un modo che la persona ha di proteggersi dalla bellezza, una specie di crema solare. O forse non è che diventi insensibile, semplicemente trasferisci la tua sensibilità su ciò che non vedi, che non senti, che non tocchi, che non gusti, che non annusi. Una strana sensibilità, che non ha bisogno dei sensi.
E non cerchi più la bellezza, ma chi è come te».