Blog / Nuccio Gambacorta | 17 Settembre 2016

Le Lettere di Hermes – Solitudine

A proposito di solitudine se ne possono scrivere tante di quelle cose, che non basterebbe una pagina intera del formato A4 da fotocopie per elencarle. Personalmente ritengo che un cosa è “essere” solo, un’altra “sentirsi ” solo. Voglio dire che c’è la condizione di chi è oggettivamente solo, su un’isola deserta, dietro le sbarre di un carcere, in un ospedale in fin di vita; oppure quella di chi si sente interiormente isolato dagli altri esseri umani per svariati motivi di ordine psicologico che vanno dalla timidezza all’introversione all”handicap fisico o mentale. Ricordo come fosse ieri, d’estate i miei genitori uscivano e io la sera sovente restavo a casa a leggere,  a scrivere, dipingere o ascoltare musica o guardare la TV. Mia madre si meravigliava e mi apostrofava così: “Che fai, non esci? D’estate con queste belle serate!” “Mi piace stare un pò da solo” rispondevo, tanto sapevo che sarebbero rientrati da lì a poco sia loro che mio fratello al quale ogni tanto mi accodavo perchè ero a corto di amici e già vivevo il “germe” della crisi nervosa che poi sarebbe esplosa in me violentemente. Oggi tutto è cambiato, da un decennio circa sono solo, un uomo solo sotto il cui tetto non vive nessun altro umano a fargli compagnia o a rompergli le scatole (ho nostalgia di mio padre che spesso “rompeva”) e allora cerco come posso di trovare dei surrogati che col tempo sostituisco di volta in volta con altri; Il gruppo di preghiera, l’associazione culturale, la pittura, l’esperienza teatrale, la comunicazione telematica, ecc. ecc. Tutte cose belle e interessanti ma la sera vado a dormire da solo e la mattina, sveglio, ricomincio da solo. Quando si ha la fortuna di avere una  buona salute e un equilibrio psicofisico  allora essere un single non pesa, spesso anzi è una scelta volontaria, scelta di chi ama essere autonomo, indipendente, libero di organizzare le giornate a modo proprio. Io non credo di essere nato con la vocazione della solitudine e quindi questa per me è una croce, di quelle trasparenti, ma reale e ben definita. Sì, potrei consolarmi perchè chi ha uno spirito creativo per produrre dev’essere da solo con sè stesso però “NON E’ BENE CHE L’UOMO SIA SOLO” lo pensò pure Dio quando vide Adamo non del tutto soddisfatto e gli realizzò una compagnia chiamata donna. Che poi su questo io non ho mai capito come Adamo potesse sentirsi solo se era in compagnia di Dio, forse che una donna possa risultare più importante del Padreterno? La risposta me la sono data da solo: Dio creò la donna perchè senza di lei nessun uomo avrebbe potuto generare e moltiplicare la specie, altro che riempire la solitudine dell’uomo. Per colmare il senso di vuoto dell’essere umano (uomo o donna che sia) non può bastare la vicinanza del proprio simile, perciò l’antidoto è la Presenza di Gesù Cristo il quale arricchisce e dà significato ad ogni relazione umana. Non ci vuole molto ad accorgersi che l’amore terreno è così fragile, instabile, capriccioso perciò bisognoso assolutamente d’una forza Superiore che lo sostenga alimentandolo nel tempo eternizzandolo. Il matrimonio essendo un Sacramento, è indispensabile affinchè ciò,avvenga. Peccato che le coppie omosessuali non possano sperare di sposarsi in Chiesa, la Chiesa cattolica dovrebbe tenere in considerazione questa cosa venendo incontro a chi, con sincerità di cuore, vuole dividere la propria vita con un’altra persona del proprio sesso.