Articoli / Blog | 02 Agosto 2016

FarodiRoma – GMG. Susanna c’era. Ne valeva la pena

Parliamo di Gmg di Cracovia, e parliamo della morte di una ragazza romana di 19 anni. Aspettava il viaggio a Cracovia da un anno. Un’attesa lunga per incontrare Papa Francesco. Ma un destino crudele aspettava Susanna Rufi,  19 anni, della parrocchia di San Policarpo: è stata stroncata dalla meningite al ritorno.

Don Alessandro, il parroco, dice che era una bravissima ragazza, molto attiva in parrocchia. Aveva appena sostenuto la maturità con ottimi voti e faceva da anni l’animatrice del gruppo giovanile, era nel coro, suonava il pianoforte e l’organo.

C’è un solo modo di capire la vita: viverla tutta. Morte compresa. Non ci sono discorsi che possano far venire la voglia di vivere o che possano farla andare via. Non c’è un modo bello di parlare della morte, a meno che non si voglia fare accademia. Vivere è l’unico modo per capire la vita perché la vita non la capisci ma la vivi. Soffrire, provare paura, esitare, tacere e affidarsi, sono gli inevitabili sentimenti che ci accompagnano non appena la morte ci sfiora. Questo vale anche per la morte. Bisogna viverla.  Vivere anche la morte per capire la vita.

Sembra un gioco di parole ma è perché ogni discorso sulla vita che non sia il semplice viverla diventa, in verità, uno scioglilingua. Perché la vita sono le nostre singole vite e l’unico modo di parlarne è far entrare gli altri nella propria vita. Così la vita si condivide e allora diventa testimonianza, se proprio vogliamo usare un parolone.

Sono prete e lo so anch’io che la morte non conclude nulla, ma che la vita continua, la resurrezione, la vita eterna, eccetera eccetera, lo so. Ma so anche che  con il dolore degli altri bisogna andarci piano. Quando una figlia parte per la Gmg (ma fosse Amsterdam sarebbe lo stesso), quando una figlia che è il gioiello della casa e della parrocchia (ma fosse stata la peggiore era lo stesso), quando una figlia non torna, quando una figlia muore – e muore lontano da te – allora parole come resurrezione, eternità, vanno dette con il silenzio, con una stretta di mano o un abbraccio e se sei su un pulpito devi lasciare parlare solo Gesù. Non perché sei in chiesa al funerale, o perché stava tornando dalla Gmg, ma perché Lui, rispetto a noi, è l’unico che nella morte ci è passato.

E non penso solo alla croce, al calvario, ma anche alla morte dell’amico, di Lazzaro. Gesù è passato attraverso la morte dell’amico. Di Lazzaro non sappiamo nulla, non sappiamo perché era suo amico. Lo sanno loro due perché erano amici. Anche lui è arrivato tardi, quando l’amico era già morto, anche lui si è sentito dire perché non eri qui. Anche lui sa che quando un amico, un fratello, chi ami, muore. Tu piangi. Punto. Soffri. Punto. Non c’è discorso sulla resurrezione e la vita eterna che possa colmare la conclusione, la fine, la perdita, la  mancanza, la morte di chi ami. Gesù sapeva che le sue parole di lì a poco avrebbero riportato in vita l’amico. Ma la morte è buia pure per la luce.

E allora se mi chiedono di dire qualcosa, di scrivere qualcosa sulla morte di una ragazza, io parlo di Gesù e del suo dolore, di Gesù e del suo buio.

E poi attendo, come hanno atteso Marta e Maria, che Lui faccia quello che farà. Perché la fede è attesa. Questa Gmg è stata piena di vita, ora quei ragazzi sono tutti sui treni e i pullman che li stanno portando a casa. Sono andati a prendere, ad incontrare, e ora tornano, pieni, sazi, abbondanti. Questa Gmg è così piena di vita che è arrivata pure la morte. Mi diceva una ragazza che è arrivata da poco a Roma dalla Gmg, che erano tutti preoccupati per un atto di terrorismo e invece la morte è arrivata da sola,  in treno,  con il prete che passava di carrozza in carrozza a dar loro la notizia e di stare tranquilli che ora avvisava lui i genitori.

Io vorrei ora onorare questa ragazza e la sua vita così piena e bella come solo la vita giovane sa essere quando è piena e bella, chiedendole di raccontarci lei cosa ha visto, cosa ha ascoltato.

Farei salire sull’altare i suoi amici che erano lì con lei e mi farei dire cosa hanno visto e ascoltato. Cosa hanno trovato? Giorni di siti ingorgati da post dal calunnioso all’infamante sulle parole e i singoli gesti del Papa. Non ha parlato come Giovanni Paolo II. Non come Benedetto. Non ha detto. Non ha fatto.  E poi senti loro, i ragazzi, e ti dicono: ha fatto discorsi bellissimi.  Lo sai come sono i ragazzi. Parlano poco e con poche parole. Ascoltano quello che  fai. Fanno quello in cui credono. “Ha fatto discorsi bellissimi”, mamma. Dicono. Punto.

Tradotto: se un adolescente fa in una settimana la fatica, le camminate, che non farebbe in un anno neanche sotto minaccia. Se un adolescente dorme all’addiaccio e si fa 20 ore di viaggio tra pullman e treno e corriere quando fargli fare pochi chilometri per andare al mare è tutto un lamento. Se un adolescente sta sotto il sole ad aspettare un uomo anziano per ore e poi lo lascia parlare. Ci puoi giurare che ne vale la pena.

Non dovremmo fare domande ora ma solo ascoltare. Loro c’erano.

Susanna c’era. E si vede che ne valeva la pena.

 

Tratto da Faro di Roma