Articoli / Blog | 13 Luglio 2016

MIO n. 27/Un prete per chiacchierare – Nessun onore per i boss

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa settimana va un carcerato che ha bisogno di indumenti
________________________________
Salve, don Mauro. Cosa pensa degli “inchini” delle processioni, soprattutto al Sud, dinanzi alle case dei boss? Marida, Legnano (Milano)
Ciao Marida. Prendo la tua domanda come retorica perché penso tu sappia che io ho scritto diverse volte contro questo mal costume. Per esempio due anni fa, su L’Huffington Post, quando il cardinale di Palermo di allora scelse di non amministrare la cresima al figlio di un boss mafioso; oppure su ilsussidiario.net quando ricordai come anche dei vescovi – si trattava di quello di Reggio Calabria, Morosini – propongono che dove è forte la mafia non ci siano più padrini di battesimo. Per venire a noi, tieni presenti che ci sono vescovi di altre diocesi calabresi che hanno espressamente proibito gli “inchini”. Penso che Maria è così umile e buona, così madre, da lasciarsi attirare da ogni nostra parola a lei rivolta e le va bene qualsiasi manifestazione di affetto, pure l’inchino: è una madre e come ogni madre ha ancora più pietà e cuore per i figli che la fanno disperare. Ma, per quanto riguarda l’inchino che in certe circostanze sociali veicola l’ossequio al potere di un boss, c’è poco da dire: è un atto blasfemo verso la Madonna e verso tutti quegli uomini che sono morti per combattere ogni forma di malavita organizzata e per tutta la società civile. Gli “inchini” sono vergogna e bestemmia.

Buongiorno, don Mauro. Io e la mia fidanzata stiamo per cominciare a frequentare il corso prematrimoniale. Abbiamo sentito parlare di “processetto” al quale il parroco dovrebbe sottoporci. Di cosa si tratta?
Fabio, Portici (Napoli)

Buongiorno Fabio, non dovete preoccuparvi: non è un esame. È il colloquio che deve fare prima del matrimonio il parroco della chiesa presso cui vi siete preparati con il corso prematrimoniale. Saranno domande a cui dovrete rispondere in fede, sotto giuramento, e riguarda l’esatta comprensione del sacramento e del relativo vincolo matrimoniale che andrete a contrarre: non devi preoccuparti perché sono proprio le cose di cui avete parlato con lui. Come vedi la terminologia è più giuridica che teologica e la struttura è appunto processuale: domande e risposte. Ma non ci sono accusati e accusatori, non c’è un esame. Non ci si deve difendere perché non c’è un’accusa ma solo un momento di riflessione conclusivo di un itinerario di formazione. Auguri per il matrimonio!

Don Mauro, una domanda: un prete come si sostiene? Percepisce uno stipendio o deve fare affidamento solo sulle offerte dei fedeli?
Michele, Putignano (Bari)

Carissimo Michele, anzitutto partiamo dal presupposto che i sacerdoti non percepiscono nessun «stipendio» ma semmai una «remunerazione» per il servizio che svolgono all’interno delle comunità diocesane. I soldi che percepiscono vengono da diverse fonti, tra le quali le offerte dei fedeli e la destinazione del cosiddetto 8 per mille. Il gestore dei fondi che mensilmente si preoccupa di remunerare i preti si chiama Istituto per il Sostentamento del Clero. È un sistema complesso ma che garantisce un’equa distribuzione delle risorse a tutti i sacerdoti, eliminando quelle disparità che erano la caratteristica negativa di un sistema bassato solo sulle offerte. La Conferenza Episcopale Italiana è tenuta per legge a fornire ogni anno il resoconto dell’utilizzo delle somme pervenute dallo Stato Italiano, cioè dall’8 per mille. Tale resoconto è disponibile sul sito della CEI e consultabile da chiunque. Io nello spiegartele ho solo semplificato un po’ le cose.