Articoli / Blog | 07 Luglio 2016

MIO n. 26/Un prete per chiacchierare – I bimbi devono giocare

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa settimana va a un senzatetto che fa dei lavoretti saltuari per sbarcare il lunario
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Salve, don Mauro, nell’oratorio della mia parrocchia ho spesso assistito a scene di persone adulte irritate dalla vivacità dei bambini che giocano perché, dicono, irritate dall’impossibilità di raccoglimento. Ma non è stato Gesù a dire “Lasciate che i bambini vengano a me?”.
Maria Rosaria (Roma)

Oggi i bambini non sono tollerati neanche nei cortili delle loro case. Sui cartelli condominiali c’è scritto che non si gioca e schiamazza nei luoghi comuni. Ma in Chiesa non deve essere così perché la Chiesa è la casa dei bambini e delle loro famiglie. È più che un luogo comune, è il luogo sacro della nostra vita. Gesù nel vangelo si trova spessissimo in situazioni di vera e propria ressa: gente che urlava, che scoperchiava tetti, che lo soffocava stringendolo e chiamandolo. Portiamo senza paura i nostri bambini in chiesa e insegniamo loro la bellezza della nostra fede così come possono capirla. Facciamo loro accendere mille candeline e diciamo loro di non urlare come glielo diremmo in qualsiasi altra circostanza. Loro si comportano così perché è come se fossero a casa perché casa è dove ci sono i genitori. Ma non portiamoli via: abbiamo tanto da imparare da loro per come si sta con Gesù.

Carissimo don Mauro, il mio parroco ha preteso che al momento del battesimo a mia figlia Futura mettessimo un nome di una santa. Ma esiste un regolamento che lo prevede? Grazie
Valeria, Casin (Reggio Emilia)

Cara Valeria, in senso stretto non è obbligatorio imporre al bambino al momento del Battesimo il nome di un santo. “I genitori, i padrini e il parroco devono aver cura che non venga imposto ai battezzandi un nome estraneo al senso cristiano” (Codice di diritto canonico n. 855). Per aprirlo basta pensare che nei primi secoli del cristianesimo i nomi usati quasi mai erano di santi. Se il nome scelto dai genitori non è quello di un santo il parroco non può rifiutarsi di battezzare: usanza vuole che, se è reticente, venga aggiunto anche un altro nome di senso cristiano. Infatti la Chiesa Cattolica non specifica il numero massimo di nomi con cui i genitori possono battezzare il neonato. D’altra parte, i santi non sono solo quelli sul calendario. Ci sono tante persone sante in fila con noi alla cassa, o in metro, o a tavola con noi la sera. Dio lo sa. O forse la tua piccola Futura sarà la prima Tanti auguri a lei e a te.

Caro don Mauro, ho perso poche settimane fa mio padre. Per i funerali il parroco mi ha chiesto un “obolo” per la parrocchia di 100 euro, sostenendo che la cifra è “come da tariffario”. Ma esiste un tariffario per le celebrazioni? E se una persona non fosse in grado di sostenere la spesa?
Francesco, Santhià (Vercelli)

Il 21 novembre 2014 Papa Francesco ha proibito la lista dei prezzi per i sacramenti. Di per sé era già vietata ma lui l’ha sottolineato con grande forza. Un tariffario non esiste perché i sacramenti, la liturgia, la preghiera, i luoghi di culto, non sono prestazioni. Il sacerdote non è un erogatore di servizi ma un ministro, cioè un servitore. La Chiesa amministra i sacramenti, custodisce il tesoro della fede. Sacramenti e fede non sono su uno scaffale alto da cui vengono presi su richiesta e dietro pagamento. Nascono dal costato di Cristo. La fede è un dono di Dio. Che poi il fedele, in quanto parte viva, membro della Chiesa e della sua comunità parrocchiale senta il desiderio di contribuire al sostentamenti della sua famiglia di fede, è un altro discorso. Discorso che non nasce da un tariffario ma dal cuore di figlio.