Blog / Renato Pierri | 15 Giugno 2016

Lettere di Renato Pierri – Omosessualità. Nulla da rimproverarci?

Su il Faro di Roma, giornale online, il prete e scrittore Mauro Leonardi, in un articolo sul fatto tremendo avvenuto a Orlando in Florida, scrive tra l’altro: «Verrebbe voglia di parlare di Omar Mateen che spara all’impazzata in un locale gay uccidendo e uccidendo finché non rimane ucciso, e verrebbe voglia di scrivere che incarna alla perfezione il dettame del Corano contro le persone omosessuali ma preferisco il tanto famoso “chi sono io per giudicare?” pronunciato da Papa Francesco di ritorno da Rio a proposito delle persone omosessuali. Frase non casuale, ripetuta quasi letteralmente molte volte. Me ne vengono in mente due recenti: nel libro “Il nome di Dio è misericordia”, dove dice che “le persone omosessuali vanno trattate con delicatezza e non si devono emarginare”; e in Amoris Laetitia … ».
Il prete, per quanto ben disposto verso gli omosessuali, poiché non è del tutto libero dai pregiudizi sull’omosessualità, non si rende conto della discriminazione. Per quale motivo le persone omosessuali devono essere trattate con delicatezza? I neonati, i bambini, le persone molto molto malate vanno trattate con delicatezza. Gli omosessuali devono essere trattati come tutti, né più né meno. Ed anche Papa Francesco non è libero del tutto dai pregiudizi, altrimenti non avrebbe mai detto ad Andrea Tornielli (“Il nome di Dio è misericordia”): “Io preferisco che le persone omosessuali vengano a confessarsi, che restino vicine al Signore, che si possa pregare insieme. Puoi consigliare loro la preghiera, la buona volontà, indicare la strada, accompagnarle”. Ma certo, un po’ come i ciechi, gli omosessuali hanno bisogno gli si indichi la strada, che siano accompagnati da chi sta bene, da chi ci vede. Quando avvengono episodi di violenza contro gli omosessuali, bisognerebbe sempre chiedersi se non abbiamo nulla da rimproverarci, neppure una parola, un pensiero che abbia contribuito ad alimentarli i pregiudizi.

 

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