Blog / Lettere / Luigi Russo | 10 Marzo 2016

Luigi Russo – Monologo interiore di un figlio maggiore di oggi

Lectio Humana – Monologo interiore di un figlio maggiore di oggi.

La cosa che mi fa infuriare è lo sguardo con il quale lo hai accolto.
Non hai aspettato che ti dicesse le cose che aveva in mente. Non ti è importato sapere che era pentito (pentito? Non una solo parola fa pensare ad un pentimento) né il suo desiderio di cambiare vita (desiderio? Non una sola parola fa pensare a un desiderio di questo tipo). Come se da sempre fosse nei tuoi pensieri, come se non avessi atteso altro che vederlo arrivare.
Ho visto lo sguardo, era di amore. Era energico come non lo vedevo da tempo. Era pieno di gioia.
E io?
Io che ho cercato nella mia vita di fare solo quella che per me era la tua volontà, di interpretare i tuoi di desideri per me.
Ho una famiglia normale, una moglie che rispetto, dei figli che i più mi invidiano.
Ho una professione e una posizione che ho raggiunto, tu lo sai, senza chiedere niente a nessuno.
Ho cercato in questi anni solo di fare i tuoi interessi.
Ho stanato operai nullafacenti, ho predicato a chi si allontanava dal tuo progetto. A destra e a manca ho predicato la tua volontà. E, a chi, per qualche motivo se ne allontanava, ricordavo le tue parole, i tuoi precetti, le tue indicazioni.
Non ti sei accorto di tutte le volte che, per fortuna, sono intervenuto per sedare uomini e donne che volevano rivoltarsi contro di te?
Non ti sei accorto dei miei interventi nelle assemblee, nella politica, nelle piazze per dire che no, non era quello ciò che tu volevi?
E tutte le volte che ho tentato di convincere gli altri del bene, della norma, della legge di natura, della correttezza, della irreprensibilità?
Che nervoso!
Lui, si lui, si è allontanato da te seguendo i suoi desideri.
Lui, si lui, si è dato a cose che non esistono nella mia mente. Cose sporche, cose illecite, cose indicibili.
Lui, si lui, non ha ascoltato i miei consigli. Che ne sai di tutte le volte che l’ho chiamato per convincerlo a ritornare sulla retta via. Che ne sai di tutte le volte che ho mandato miei amici, di quelli sani, che conosci tu, per aiutarlo.
Niente.
Testardo. Mulo.
È andato avanti per la sua.
E tu?
Anello, vestito, cena con vitello grasso, musica e danze!
Perché mi guardi così?
Perché non dici niente?
Ah, ecco! Io sono sempre con te e tutto ciò che è tuo è mio.
Indignato mi sento. Ma il tuo sguardo, lo riconosco, è sguardo d’amore anche per me. Lo sento. I tuoi occhi mi interrogano. La mia vita… mio fratello…
Il problema, ho capito, è solo questo.
Non riuscire a capire il tuo sguardo d’amore. Che è lo stesso per me e per mio fratello.
Non ti aspetti niente da me. Non ti aspetti niente da lui.
Ci ami.
Ci guardi con lo stesso sguardo.
Quello sguardo dovrebbe interrogarmi.
Che cosa mi chiedi?
Di guardare a mio fratello con lo stesso sguardo col quale tu guardi me e lui?
Festa per me e festa per lui?
Ci provo a entrare in questa logica.
Ci provo.
Abbracciami, voglio entrare.
Insieme a te.
Aiutami ad abbracciarlo e a guardarlo come hai fatto tu.

Luigi Russo è psicologo, psicoterapeuta, dottore di ricerca in scienze dell’educazione. Svolge la sua attività clinica e di ricerca presso L’Istituto Scientifico E. Medea di Brindisi che si occupa di psicopatologia e neuropatologia dell’età evolutiva. È responsabile del Centro Educativo Ambarabà di Lecce che si prende cura di ragazzi e ragazze in situazioni esistenziali difficili in collaborazione con i Servizi Sociali e il Tribunale per i Minorenni