Blog / Le Lettere dal carcere / Lettere | 02 Marzo 2016

Le Lettere dal carcere – Tre giorni di permesso all’ergastolano Carmelo per andare dal Papa

In maniera del tutto inaspettata, a sorpresa, Carmelo Musumeci ha ricevuto tre giorni di permesso per andare a Roma da Papa Francesco. L’incontro è avvenuto mercoledì scorso, 25 febbraio, all’Udienza Generale. Carmelo, che ha partecipato all’Udienza con l’associazine Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi era in prima fila, a un metro dal Papa

22/02/2016

Mi hanno concesso un breve permesso per recarmi a Roma per partecipare all’udienza generale di Papa Francesco, per il giorno 24 febbraio.
E non sto più nella pelle dalla gioia.

23/02/2016

Tutte le volte che esco dal carcere e non trovo nessuna parete intorno a me provo la stessa ansia, paura e felicità, della prima volta. Sembra quasi che senza mura intorno a me mi senta soffocare. Ed entri troppa luce nel mio cuore. Mi ubriaco subito di felicità. E non capisco più nulla. Il mio stato d’animo si altera. E mi rendo conto dei danni che hanno recato alla mia mente e al mio cuore tanti anni di carcere duro e una pena crudele che non finisce mai. A questo punto penso che non riuscirò più a diventare una persona normale perché esco sempre con la convinzione che il mio mondo è scomparso per sempre. E credo che l’Assassino dei Sogni (il carcere come lo chiamo io) non solo mi ha sconfitto, ma ha anche ucciso la parte migliore di me.

24/02/2016

Ho sempre pensato che è la speranza che aiuta gli umani a far battere il cuore, perché finché speri sei vivo. E oggi mi sento vivo. Nella mia vita sono sempre stato pronto a tutto, anche di andare all’inferno, ma non ho mai pensato di capitare da queste parti. Forse il destino ha voluto per una volta essere clemente con me.
La prima cosa che penso quando entro nella Città del Vaticano è di chiedere asilo politico a Papa Francesco o d’incatenarmi a Piazza San Pietro per fare sapere al mondo intero che in Italia, patria del Diritto Romano e della Cristianità, esiste una pena dove nel tuo certificato di detenzione scrivono Fine pena: 9.999. Poi scaccio questa bella idea, o brutta, a seconda dei punti di vista, perché penso che i miei figli non me la perdonerebbero. Forse però i miei nipotini sarebbero d’accordo, ma mi conviene non rischiare. Mi guardo intorno. Lo vedo. E il mio cuore gli parla: Francesco, il carcere non rieduca nessuno, ti fa diventare solo una brutta persona. E se fai il “bravo” è perché sei diventato più cinico di quando sei entrato. Francesco, è difficile spiegare cosa accade nella testa di un ergastolano quando in lui non c’è più futuro perché il suo domani è un domani senza più sogni, progetti e speranza. Francesco, l’unica ragione per pensare al futuro è il fine pena, ma noi non lo abbiamo perché la società ormai non ci vede più come umani, ma mostri, forse perché lo sono anche loro. Francesco, senza speranza non si è più veri umani.
Grazie di darci voce e luce. E di avere abolito la pena dell’ergastolo nella Città del Vaticano definendola “Pena di morte mascherata”, ma i politici italiani non ti danno retta forse perché sono poco cristiani e continuano a fare orecchie da mercante. Francesco, più che credere in Dio, ho sempre preferito credere nell’uomo. Per questo credo in te. Sono invaso da una felicità bianca. Per una volta mi permetto il lusso di essere me stesso e mi commuovo.

25/02/2016

Nel viaggio di ritorno in carcere penso che i giorni in carcere sono senza vita. Ti scivolano addosso senza che te ne accorgi perché qualunque persona per vivere ha bisogno di sperare e sognare. Ed è difficile farlo senza certezza e con un fine pena 9.999. Poi prima di riseppellirmi vivo penso che è stata una bella avventura. E decido di “portarmi” Papa Francesco nel mio cuore per tenermi compagnia. Spero che non si arrabbierà che l’ho portato in carcere con me.

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