Blog / Papa Francesco | 25 Dicembre 2015

Messa Natale. Francesco: Gesù cambia il mondo, vincere l’indifferenza / Urbi et Orbi: dove nasce Dio, nascono pace e misericordia

 

Nel mondo attuale, “c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia”: questo l’invito di Papa Francesco nella Notte di Natale. Durante la Messa presieduta ieri sera nella Basilica Vaticana, il Pontefice ha esortato i fedeli a vivere in sobrietà, come Gesù, e a vincere la “cultura dell’indifferenza” con la pietà cristiana. Preceduta dall’antico canto della Kalenda, che annuncia il Natale, la celebrazione ha visto la preghiera dei fedeli anche in arabo e cinese, lingua in cui si è pregato per “i poveri e gli ultimi della terra”. Il servizio di Isabella Piro:

 

La nascita di Dio cambia il mondo. Non c’è posto per dubbi e indifferenza
“Oggi il Figlio di Dio è nato: tutto cambia…Non siamo più soli e abbandonati”.

È vero: Dio nasce e cambia il mondo. Inizia da qui l’omelia di Papa Francesco, da quel cambiamento portato da Dio nel mondo attraverso suo Figlio. Una nascita che porta “gioia e letizia” nei cuori degli uomini perché “la promessa si è compiuta”, scacciando incertezze e timori:

“Non c’è posto per il dubbio; lasciamolo agli scettici che per interrogare solo la ragione non trovano mai la verità. Non c’è spazio per l’indifferenza, che domina nel cuore di chi non riesce a voler bene, perché ha paura di perdere qualcosa. Viene scacciata ogni tristezza, perché il bambino Gesù è il vero consolatore del cuore”.

Non restare inerti, ma annunciare la gioia del Vangelo
Gesù Bambino è “principio di vita nuova”, “luce vera” che rischiara l’esistenza umana “rinchiusa nell’ombra del peccato”– sottolinea il Pontefice – e ci fa “scoprire nuovamente chi siamo!”, spingendoci alla gioia dell’evangelizzazione:

“Non possiamo rimanere inerti. Non ci è lecito restare fermi. Dobbiamo andare a vedere il nostro Salvatore deposto in una mangiatoia. Ecco il motivo della gioia e della letizia: questo Bambino è nato per noi, è dato a noi”.

Vivere con sobrietà, giustizia e pietà cristiana
Restiamo in silenzio e lasciamo parlare Gesù, dice allora il Papa, anzi: prendiamoLo in braccio e lasciamoci abbracciare da Lui, così “ci porterà la pace del cuore che non avrà mai fine”, insegnandoci le cose essenziali della vita:

“In una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e lusso, di apparenza e narcisismo, Lui ci chiama a un comportamento sobrio, cioè semplice, equilibrato, lineare, capace di cogliere e vivere l’essenziale. In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio. Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia, attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera”.

Da Gesù inizia il riscatto perenne per gli uomini dal cuore semplice
Di qui, l’invito finale di Papa Francesco a vivere “lo stupore e la meraviglia” del Natale guardando a Gesù Bambino, sul cui volto sono impressi “i tratti della bontà, della misericordia e dell’amore di Dio Padre” e dal quale derivano “la vera liberazione ed il riscatto perenne” per “gli uomini dal cuore semplice”.

Ed è stata con infinita tenerezza, quindi, che al termine della Messa, il Pontefice ha preso tra le braccia la statua del Bambinello posta davanti all’Altare della Confessione e, in processione, l’ha portata fino al Presepe allestito in Basilica, nella Cappella della Presentazione. Qui si è fermato in preghiera silenziosa. Attorno a lui, quindici bambini provenienti da diverse nazioni, tra cui Kenya, Centrafrica, Filippine, Sri Lanka e Stati Uniti, tutti Paesi visitati dal Papa durante quest’anno.

(Da Radio Vaticana)

 

“Dove nasce Dio, nasce la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace”. E’ uno dei passaggi forti del messaggio natalizio di Papa Francesco, pronunciato dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, prima della benedizione Urbi et Orbi. Il Pontefice ha ricordato i popoli che soffrono a causa dei conflitti ed ha rivolto un pensiero speciale ai migranti che fuggono dai propri Paesi alla ricerca di un futuro dignitoso. Francesco ha infine sottolineato che questo Natale si celebra nell’Anno Santo della Misericordia ed ha quindi invitato tutti ad essere misericordiosi con i propri fratelli. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

Apriamo i nostri cuori per accogliere Gesù in questo “giorno di misericordia, nel quale Dio Padre ha rivelato all’umanità la sua immensa tenerezza”. E’ il Natale del Giubileo della Misericordia e Francesco – rivolgendosi al mondo intero da San Pietro – sottolinea che in questo giorno la luce disperde le tenebre della paura e “diventa possibile incontrarsi, dialogare, soprattutto riconciliarsi”.

Solo la Misericordia di Dio può liberare l’umanità dal male
“Il Natale – riprende – è un avvenimento che si rinnova in ogni famiglia, in ogni parrocchia, in ogni comunità che accoglie l’amore di Dio incarnato in Gesù Cristo”:

“Solo Lui, solo Lui ci può salvare. Solo la Misericordia di Dio può liberare l’umanità da tante forme di male, a volte mostruose, che l’egoismo genera in essa. La grazia di Dio può convertire i cuori e aprire vie di uscita da situazioni umanamente insolubili”.

Pace per la Terra Santa, basta tensioni e violenze
“Dove nasce Dio, nasce la speranza. Lui porta la speranza. Dove nasce Dio – soggiunge – nasce la pace. E dove nasce la pace, non c’è più posto per l’odio e per la guerra”:

“Eppure proprio là dove è venuto al mondo il Figlio di Dio fatto carne, continuano tensioni e violenze e la pace rimane un dono da invocare e da costruire. Possano Israeliani e Palestinesi riprendere un dialogo diretto e giungere ad un’intesa che permetta ai due Popoli di convivere in armonia, superando un conflitto che li ha lungamente contrapposti, con gravi ripercussioni sull’intera Regione”.

Fermare guerre e atrocità, essere vicini a cristiani perseguitati
Al Signore, Francesco chiede che “l’intesa raggiunta” all’Onu “riesca quanto prima a far tacere il fragore delle armi in Siria e a rimediare alla gravissima situazione umanitaria della popolazione stremata”. È altrettanto “urgente”, prosegue, che “l’accordo sulla Libia trovi il sostegno di tutti, affinché si superino le gravi divisioni e violenze che affliggono il Paese”. Ancora, il Papa chiede alla comunità internazionale di “far cessare le atrocità che, sia in quei Paesi come pure in Iraq, Yemen e nell’Africa subsahariana, tuttora mietono numerose vittime, causano immani sofferenze e non risparmiano neppure il patrimonio storico e culturale di interi popoli”:

“Il mio pensiero va pure a quanti sono stati colpiti da efferate azioni terroristiche, particolarmente nelle recenti stragi avvenute sui cieli d’Egitto, a Beirut, Parigi, Bamako e Tunisi. Ai nostri fratelli, perseguitati in tante parti del mondo a causa della fede, il Bambino Gesù doni consolazione e forza. Sono i nostri martiri di oggi”.

Ridare dignità ai poveri, ai bambini soldato, alle vittime della tratta
Pace e concordia chiede il Papa anche per i popoli della Repubblica Democratica del Congo, del Burundi e del Sud Sudan affinché, “mediante il dialogo, si rafforzi l’impegno comune per l’edificazione di società civili animate da un sincero spirito di riconciliazione e di comprensione reciproca”. Il Natale, auspica ancora, “porti vera pace anche all’Ucraina, offra sollievo a chi subisce le conseguenze del conflitto e ispiri la volontà di portare a compimento gli accordi presi, per ristabilire la concordia nell’intero Paese”. “La gioia di questo giorno – soggiunge – illumini gli sforzi del popolo colombiano perché, animato dalla speranza, continui con impegno a perseguire la desiderata pace”:

“Dove nasce Dio, nasce la speranza; e dove nasce la speranza, le persone ritrovano la dignità. Eppure, ancor oggi schiere di uomini e donne sono private della loro dignità umana e, come il Bambino Gesù, soffrono il freddo, la povertà e il rifiuto degli uomini. Giunga oggi la nostra vicinanza ai più indifesi, soprattutto ai bambini soldato, alle donne che subiscono violenza, alle vittime della tratta delle persone e del narcotraffico”.

Soccorrere e accogliere i migranti con generosità
“Non manchi il nostro conforto – ribadisce – a quanti fuggono dalla miseria o dalla guerra, viaggiando in condizioni troppo spesso disumane e non di rado rischiando la vita”.

“Siano ricompensati con abbondanti benedizioni quanti, singoli e Stati, si adoperano con generosità per soccorrere e accogliere i numerosi migranti e rifugiati, aiutandoli a costruire un futuro dignitoso per sé e per i propri cari e ad integrarsi all’interno delle società che li ricevono”.

Dove nasce Gesù, fiorisce la misericordia: riscoprire la tenerezza di Dio
Il Papa rivolge dunque un pensiero a quanti non hanno lavoro, che “sono tanti”, affinché il Signore ridoni loro “speranza” e a “quanti hanno responsabilità pubbliche in campo politico ed economico affinché si adoperino per perseguire il bene comune e a tutelare la dignità di ogni vita umana”.

“Dove nasce Dio, fiorisce la misericordia. Essa è il dono più prezioso che Dio ci fa, particolarmente in questo anno giubilare, in cui siamo chiamati a scoprire la tenerezza che il nostro Padre celeste ha nei confronti di ciascuno di noi. Il Signore doni particolarmente ai carcerati di sperimentare il suo amore misericordioso che sana le ferite e vince il male”.

Essere misericordiosi con i propri fratelli
Dopo la benedizione Urbi et Orbi, Francesco ha dunque rivolto un saluto ai fedeli in Piazza San Pietro e a quanti si sono collegati attraverso i mezzi di comunicazione:

“E’ il Natale dell’Anno Santo della Misericordia, perciò auguro a tutti di poter accogliere nella propria vita la misericordia di Dio, che Gesù Cristo ci ha donato, per essere misericordiosi con i nostri fratelli. Così faremo crescere la pace! Buon Natale!”

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