Blog / Papa Francesco | 30 Settembre 2015

Papa Francesco – Usa-Cuba: i muri cadono sempre, la misericordia vince i conflitti

“Dio vuole costruire ponti, siamo noi che costruiamo muri”. E’ quanto affermato da Papa Francesco all’Udienza generale in Piazza San Pietro, tutta dedicata al viaggio apostolico a Cuba e negli Stati Uniti. Il Pontefice ha sottolineato che la misericordia di Dio è più forte dei conflitti e delle ideologie ed è tornato a mettere l’accento sull’importanza della famiglia, a pochi giorni dall’inizio del Sinodo dei vescovi. Prima della catechesi in piazza San Pietro, il Papa aveva incontrato in Aula Paolo VI un folto gruppo di malati, accompagnati dalla sezione tedesca dell’Ordine di Malta. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

Un viaggio memorabile all’insegna della misericordia e della costruzione di ponti. All’Udienza generale in Piazza San Pietro, Francesco torna alla visita a Cuba e negli Stati Uniti. Dal Pontefice innanzitutto un grazie ai Presidenti Castro e Obama, al Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e a quanti in terra cubana e statunitense hanno lavorato per la riuscita del viaggio.

A Cuba come missionario della misericordia
“Missionario della Misericordia”, così ha detto Francesco “mi sono presentato a Cuba, una terra ricca di bellezza naturale, di cultura e di fede”.

“La misericordia di Dio è più grande di ogni ferita, di ogni conflitto, di ogni ideologia; e con questo sguardo di misericordia ho potuto abbracciare tutto il popolo cubano, in patria e fuori, al di là di ogni divisione”.

Simbolo di questa unità profonda dell’anima cubana, ha detto, è la “Vergine della Carità del Cobre”, Madre di “speranza, Madre che guida nel cammino di giustizia, pace, libertà e riconciliazione”. Francesco ha poi soggiunto che ha “potuto condividere col popolo cubano la speranza del compiersi della profezia di San Giovanni Paolo II: che Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba”.

Non più chiusure, non più sfruttamento della povertà, ma libertà nella dignità. Questa è la strada che fa vibrare il cuore di tanti giovani cubani: non una strada di evasione, di facili guadagni, ma di responsabilità, di servizio al prossimo, di cura della fragilità”.

Usa-Cuba, i muri crollano sempre
“Un cammino – ha soggiunto – che trae forza dalle radici cristiane di quel popolo, che ha tanto sofferto”. Quindi, è tornato al tema a lui caro della costruzione di ponti:

“Da Cuba agli Stati Uniti d’America: è stato un passaggio emblematico, un ponte che grazie a Dio si sta ricostruendo. Dio sempre vuole costruire ponti; siamo noi che costruiamo muri! E i muri crollano, sempre!”

Negli Stati Uniti, ha rammentato il Papa, ho compiuto tre tappe: Washington, New York e Filadelfia. Qui, ha evidenziato di aver incontrato non solo le autorità politiche, ma anche la gente comune, i vescovi, i sacerdoti e i consacrati, i più poveri ed emarginati. Francesco ha così ribadito che “la più grande ricchezza di quel Paese e della sua gente sta nel patrimonio spirituale ed etico”.

Usa fondati su base religiosa e morale
Dal Papa l’incoraggiamento “a portare avanti la costruzione sociale nella fedeltà al suo principio fondamentale, che cioè tutti gli uomini sono creati da Dio uguali e dotati di inalienabili diritti, quali la vita, la libertà e il perseguimento della felicità”. Valori, ha detto, che hanno avuto come testimone padre Junípero Serra, francescano, grande evangelizzatore della California, canonizzato dal Papa a Washington. “San Junípero – ha rimarcato il Papa – mostra la strada della gioia: andare e condividere con gli altri l’amore di Cristo”.

“Questa è la via del cristiano, ma anche di ogni uomo che ha conosciuto l’amore: non tenerlo per sé ma condividerlo con gli altri. Su questa base religiosa e morale sono nati e cresciuti gli Stati Uniti d’America, e su questa base essi possono continuare ad essere terra di libertà e di accoglienza e cooperare ad un mondo più giusto e fraterno”.

All’Onu, un incoraggiamento a lavorare per la pace e il creato
Francesco è quindi tornato con il pensiero alla visita alle Nazione Unite dove ha rinnovato “l’incoraggiamento della Chiesa Cattolica a quella Istituzione e al suo ruolo nella promozione delle sviluppo e della pace, richiamando in particolare la necessità dell’impegno concorde e fattivo per la cura del creato”. Ancora, ha detto, “ho ribadito anche l’appello a fermare e prevenire le violenze contro le minoranze etniche e religiose e contro le popolazioni civili”. “Per la pace e la fraternità – ha detto ancora – abbiamo pregato presso il Memoriale di Ground Zero, insieme con i rappresentanti delle religioni, i parenti di tanti caduti e il popolo di New York”.

La famiglia è la risposta alle sfide del nostro mondo
Francesco ha così dedicato l’ultima parte della catechesi al “culmine del viaggio” ovvero “l’Incontro delle Famiglie a Filadelfia, dove l’orizzonte si è allargato a tutto il mondo, attraverso il ‘prisma’” della famiglia.

“La famiglia, cioè l’alleanza feconda tra l’uomo e la donna, è la risposta alla grande sfida del nostro mondo, che è una sfida duplice: la frammentazione e la massificazione, due estremi che convivono e si sostengono a vicenda, e insieme sostengono il modello economico consumistico. La famiglia è la risposta perché è la cellula di una società che equilibra la dimensione personale e quella comunitaria, e che nello stesso tempo può essere il modello di una gestione sostenibile dei beni e delle risorse del creato.

Ripensare il modello di sviluppo partendo dalla famiglia
La famiglia, ha poi rilevato, è “il soggetto protagonista di un’ecologia integrale, perché è il soggetto sociale primario, che contiene al proprio interno i due principi-base della civiltà umana sulla terra: il principio di comunione e il principio di fecondità”. Un ultimo pensiero di gratitudine dunque alla città e alla Chiesa di Filadelfia. E’ stato “provvidenziale – ha osservato – che il messaggio, anzi, la testimonianza dell’Incontro Mondiale delle Famiglie sia venuta in questo momento dagli Stati Uniti d’America, cioè dal Paese che nel secolo scorso ha raggiunto il massimo sviluppo economico e tecnologico senza rinnegare le sue radici religiose”.

“Ora queste stesse radici chiedono di ripartire dalla famiglia per ripensare e cambiare il modello di sviluppo, per il bene dell’intera famiglia umana”.

Al momento del saluto ai pellegrini, oltre 20 mila, Francesco ha ricordato la memoria di San Girolamo. “Cari giovani – ha detto – la sua passione per la Sacra Scrittura vi faccia innamorare del Libro della Vita; cari ammalati, la sua austerità riempia di significato la vostra sofferenza; cari sposi novelli, il suo vigore spirituale fortifichi la fede nella vostra nuova casa”.

 

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