Blog / Scritti segnalati dal blog | 31 Maggio 2015

Che svolta! – Don Arturo Cattaneo racconta al blog Come Gesù il suo libro sulla Confessione

Unknown

Don Arturo mi chiede di far conoscere al blog il libro sulla confessione che ha scritto insieme a fra Elia Coviello. È nato tra noi un dialogo-intervista che riporto qui sotto. Buona lettura!

Perché questo libro?

Il Papa ci ha ricordato che la Chiesa è chiamata – particolarmente nell’Anno Santo – “a rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia”. Ciò avviene specialmente attraverso il sacramento della Confessione o della Penitenza, che forse sarebbe meglio chiamare della Misericordia. In questo sacramento, ha aggiunto il Pontefice, “siamo toccati con tenerezza dalla mano di Dio e plasmati dalla sua grazia” (Omelia del 13.II.2015). È diventata anche famosa quella sua frase: “Dio non si stanca mai di perdonarci”. Eppure molti hanno difficoltà ad accogliere questo invito e non si confessano più o molto raramente. La mia viva speranza è che quest’Anno della Misericordia contribuisca a dare una svolta, riavvicinando molta gente a questa fonte di gioia e di pace. Per questo abbiamo scritto questo libro.

Nel nostro blog abbiamo già ospitato l’intervento di don Ricardo Reyes che parlava del suo libro sulla confessione. Non ci sono già tanti libri sul tema?

Certamente ci sono molti libri sul tema e anche splendide testimonianze di chi scopre o riscopre la bellezza di confessarsi, eppure per molti continua ad essere un sacramento “ostico”, specialmente per i giovani. Ma è veramente un peccato che sia così, dato che la Confessione può aiutarli molto, soprattutto negli anni a volte un po’ burrascosi dell’adolescenza.

Tu abiti in Svizzera, hai dato un taglio al libro particolarmente adatto a quelle zone?

Nella Svizzera tedesca e, in parte, in quella francofona, la Confessione è da tempo quasi del tutto abbandonata e sarà un’impresa titanica rieducare i fedeli a questa pratica. Nel Canton Ticino invece la situazione è molto meno grave, probabilmente anche grazie ai tanti italiani che vi abitano. Comunque mi sembra che, come in Italia, la frequenza di questo sacramento sia andata diminuendo, soprattutto a partire dall’adolescenza.

Un libro quindi per incoraggiare a confessarsi: come lo fate?

Anzitutto ricordando la grandezza della misericordia di Dio. Nella giustizia umana i colpevoli, anche se si riconoscono tali e si pentono e chiedono perdono, vengono condannati. Dio, invece, assolve e dimentica tutto! Inoltre, come ben spiega lo YouCat, la Confessione ci permette di “ricominciare sempre da capo; senza più i fardelli e le ipoteche di ieri, con nuova forza. Chi si è confessato apre una pagina nuova e bianca nel libro della propria vita” (YouCat 226). Per questo la Confessione è stata chiamata fra l’altro, il “sacramento della gioia”. Il frutto del perdono e del riavvicinarsi a Dio è certamente una grande gioia e pace. Ricordando la parabola del figliol prodigo, il Papa ha detto: “Ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa!” (Udienza generale, 14.II.2014). Perciò la Confessione è un lasciarsi amare, lasciarsi perdonare, lasciarsi “rifare”: questa sì che è una svolta! È curioso quanto la gente si preoccupi e si impegni per la salute e la bellezza del proprio corpo, trascurando invece quella dell’anima. Per il benessere del corpo è importantissimo il sangue, tanto che ci sono ben tre organi che continuamente lo purificano e gli forniscono le sostanze necessarie: i reni, il fegato e la milza. Anche la nostra anima ha bisogno di essere purificata e alimentata. Il grande mezzo che Dio ci offre è la Confessione. Grazie ad essa possiamo eliminare le scorie, neutralizzare i veleni che possono esservi penetrati e rafforzare la nostra vita spirituale mediante il fuoco dell’Amore di Dio che purifica, rigenera e rafforza.

Un’obiezione frequente: perché confessare ad un sacerdote i propri peccati, potendo rivolgersi direttamente a Dio?

Nessuno, meglio di Gesù, conosce l’uomo e se ha scelto questo modo per concederci il suo perdono, è perché ci conviene. Infatti, come ha ben spiegato Mons. Bruno Forte, “confessarsi da un sacerdote è tutt’altra cosa che farlo nel segreto del cuore, esposto alle tante insicurezze e ambiguità che riempiono la vita e la storia. Da solo non saprai mai veramente se a toccarti è stata la grazia di Dio o la tua emozione, se a perdonarti sei stato tu o è stato Lui per la via che Lui ha scelto” (Lettera pastorale 2005).

Altri consigli per confessarsi bene?

Eccone uno: iniziare la Confessione, dicendo ciò che ci pesa maggiormente, di cui più ci vergogniamo. Come un soldato che, giunto alla fine di una faticosa marcia, non inizia a togliersi di dosso qualche sassolino, ma si libera anzitutto della cosa più pesante, lasciando per ultime le più leggere. Un altro consiglio: la confessione non è un esame nel quale la cosa importante è non dimenticare nulla; qui la cosa importante è il pentimento dei propri peccati, con i quali ci siamo allontanati da Gesù che tanto ci ama! Santa Teresa di Lisieux racconta l’impressione che le fece un’immagine di Gesù Crocifisso con le gocce di sangue che scendevano da una sua mano trafitta e sembravano cadere nel vuoto: “Che pena vedere quel Sangue cadere a terra senza che nessuno si desse premura di raccoglierlo” (Storia di un’anima, n. 132). Dovremmo anche far tesoro di un famoso sogno di san Giovanni Bosco, nel quale egli affronta un bestione impegnato a far sì che i ragazzi non si confessassero o, almeno, non si confessassero bene. Alla fine sconfigge quel demonio, obbligandolo a rivelargli il significato dei tre lacci con cui tendeva trappole ai giovani: il primo “è fare tacere ai giovanetti i loro peccati in Confessione, il secondo è spingerli a confessarsi senza dolore e il terzo è il non fare proposito fermo e non seguire i consigli del Confessore”.

Tu sei dell’Opus Dei e fra Elia della Fraternità Francescana di Betania: avete avuto difficoltà nel comporre le vostre sensibilità?

Certamente ci sono stati alcuni piccoli disaccordi, soprattutto su cosa andava maggiormente accentuato, ma sulle idee di fondo ci siamo trovati, fin da subito (lui abitava nella sede della Fraternità a Rovio, nel Canton Ticino), in profonda sintonia. Per questo abbiamo deciso di scrivere il libro a quattro mani. Mi sembra che le mie conoscenze teologiche ed esperienze pastorali abbiano trovato un buon complemento nella sua freschezza e vitalità, facendo sì che il libro abbia un linguaggio giovanile.

Don Arturo Cattaneo è nato a Lugano e vive in Svizzera. Architetto è sacerdote dell’Opus Dei ed è amico mio. È dottore in Diritto canonico e in Teologia e docente di entrambe le discipline a Pamplona, Roma, Venezia e Lugano, autore di numerose pubblicazioni e consultore del Pontificio Consiglio per i Laici e membro della Commissione teologica della Conferenza episcopale svizzera.
Fra Elia Coviello, nato a Como nel 1980, dopo la laurea in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (2004) è entrato nella Fraternità Francescana di Betania (www.ffbetania.it). Da anni si occupa di educazione e formazione dei giovani; nel 2013 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale.

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