Il diario di Paci – 81. Anche quando sei in casa, non ci sei
Ti guardo Renè, guardo che rispondi a tutte le telefonate.
Che sorridi al nome che appare sul telefonino ancor prima di rispondere.
Solo per me il telefono non aveva linea, ricarica, soldi?
Ti vedo che rispondi alle cose che arrivano sul computer.
Solo per me le giornate sono così piene?
Pensavo alle mille parole che si scrivono, si dicono, si sussurrano, si spediscono gli innamorati e capivo che a chi non ama non servono le parole.
Perché il non amore si vede, non si ascolta.
Il non amore è tutta verità, tutta realtà.
Si vede subito.
Non si può nascondere. Non ha bisogno di parole.
L’amore è più della verità.
È vero, vero.
Ma di cosa ti lamenti? Mi dirai René.
Mi dici che pretendo troppo, Renè.
Non pretendo troppo, pretendo tutto.
Con il tuo silenzio, René, togli solo l’amore necessario.
Le bugie sono sassate, fanno danni.
Tu dici le bugie Renè.
Voglio essere una statua grande, piena di marmo.
Voglio essere tanto amore.
Fai piano con la verità, con il piccone.
Penso a te, René.
Penso al male che ti fai.
Al male che mi fai.
Penso a me.
Vedo una casa.
Vedo te.
Ti faccio male io?
Parlami per dirmi qualcosa.
Penso a Marta.
E i pensieri con Marta finiscono in Marta.
Quando pensi a Marta c’è solo Marta.
Trovi solo lei.
Vedi solo lei.
I bambini mi piacciono perché loro sono tutti nelle loro facce.
Ridono o piangono.
Sono sempre loro.
Non c’è un “perché l’ha detto?”.
Non c’è un “perché l’hai fatto?”.
Non c’è un” che accadrà?”.
Non c’è un “che mi farà?”.
Se stanno zitti è perché ti guardano e quello che vedono, tu che sei lì, gli basta.
Con me e te, Renè, non è così.
Noi siamo grandi.
Se ci guardiamo.
Tu non mi guardi mai.
Se ci guardiamo non ci sono solo le facce, non ci sono solo le bocche chiuse o le bocche aperte.
No, ci sono, in ogni momento, tutte le promesse che ci siamo detti.
Io non ti ho mai detto niente, mi dici sempre.
Ma certe promesse non si dicono con le parole.
Non solo.
Ci sono delle promesse che si fanno con i fatti.
Ci sono delle azioni, dei momenti che sono una promessa.
Come quando incroci lo sguardo con uno che chiede l’elemosina o vende l’aglio.
Se lo guardi e sorridi.
Ma anche solo se lo guardi, quello non ti molla, non gli basta un no, una scrollata di spalle.
Perché l’hai guardato e in uno sguardo non c’è solo chi è guardato ma uno sguardo dice ci sono, io che ti guardo, ci sono.
Nei grandi, quando si guardano, quando stanno insieme ci sono tutte le parole dette, e ci sono, proprio lì in mezzo alla faccia.
Tutte le parole che non sono state dette.
E allora io René, ti guardo e vedo il male che mi fai, che ci fai, che ti fai e vedo tutto quello che manca.
Ma voglio guardarti nuovo oggi.
Voglio darti, stasera, uno sguardo piccolo, senza promesse passate, senza parole dette.
Voglio guardare solo te, l’attaccatura del tuo naso.
Non voglio vedere quello che non c’è tra noi.
Non voglio vedere le parole che non mi dici.
Che non mi dirai.
Che non ci siamo detti.
Voglio vedere la curva della tua fronte.
Devi alzare la testa, però, quando entri in casa.
Devi girarti, però, quando mi trovi.
Mi devi guardare.
Marta non ti corre più incontro.
Non è perché non gli piaci.
Ti vuole bene Marta.
Non corre perché non sei entrato in casa.
Non ci sei, anche se hai aperto la porta.
I bambini guardano le facce, vedono quello che c’è. Non quello che succede.
Tu non ci sei pure quando ci sei.
Sono dura?
Vieni, accarezzami, toglimi la durezza.
Accarezzami per togliere e non per prendere.
Usa le mani per accarezzare e non per toccare.
(Il Diario di Paci, Mauro Leonardi)
Paci è il personaggio che ha dato vita alla protagonista del romanzo “Una giornata di Susanna”, acquistabile online e in tutte le librerie. È un’emigrante di origine venezuelana sposata con René, un uomo che la trascura. Ha un amante, una bimba che si chiama Marta e un’amica che si chiama Stella. Da vent’anni vive a Roma e si mantiene facendo pulizie.