Blog / Papa Francesco | 08 Maggio 2015

Papa Francesco – Nella Chiesa si discute per fare unità non “cordate”

Lo Spirito Santo crea “movimento” nella Chiesa che all’apparenza può sembrare “confusione” e invece, se viene accolto in preghiera e con spirito di dialogo, genera sempre “unità” tra i cristiani. Lo ha affermato il Papa durante l’omelia della Messa celebrata a Casa S. Marta, dedicata da Francesco alla sua “patria” nel giorno della festa di Nostra Signora di Lujan, Patrona dell’Argentina. Il servizio diAlessandro De Carolis:

È il Dio sconosciuto a muovere le acque della Chiesa e tutte le volte che i cristiani, a partire dagli Apostoli, si sono confrontati con franchezza e nel dialogo, e non fomentando tradimenti e “cordate” interne, hanno sempre compreso la cosa giusta da fare, grazie all’ispirazione dello Spirito Santo. Francesco dimostra questo assunto riandando, guidato dagli Atti degli Apostoli, alle situazioni di confronto e di scontro che la prima comunità cristiana si trova a vivere.

Dialogo tra fratelli, non “cordate” di nemici
Il brano del giorno narra della conclusione del primo Concilio di Gerusalemme, che stabilì, dopo non poche frizioni, le poche e semplici regole che i nuovi convertiti al Vangelo dovevano osservare. Il problema, ricorda Francesco, è che in precedenza si era accesa una lotta intestina tra quelli che definisce i “chiusi” – gruppo di cristiani “molto attaccati alla legge” che volevano “imporre le condizioni dell’ebraismo ai nuovi cristiani” – e Paolo di Tarso, l’Apostolo dei pagani, decisamente contrario a questa costrizione:

“Come risolvono il problema? Si riuniscono e ognuno dà il suo giudizio, dà la sua opinione. Discutono ma come fratelli e non come nemici. Non fanno le cordate fuori per vincere, non vanno dai poteri civili per vincere, non uccidono per vincere. Cercano il cammino della preghiera e il dialogo. Questi che erano proprio su posizioni opposte dialogano e si mettono d’accordo. Questa è opera dello Spirito Santo”.

Lo Spirito muove verso l’amornia
La decisione finale, sottolinea Francesco, viene presa nella concordia. Ed è su questa base che viene scritta a fine Concilio la lettera da inviare ai “fratelli” che “provengono dai pagani”, nella quale ciò che viene comunicato è frutto di una condivisione ben diversa dalle manovre e dalle schermaglie messe in campo da quanti seminano “zizzania”:

“Una Chiesa dove mai ci sono problemi del genere mi fa pensare che lo Spirito non sia tanto presente. E in una Chiesa dove sempre si discute e ci sono cordate e si tradiscono i fratelli l’un l’altro, lì non vi è lo Spirito! Lo Spirito è quello che fa la novità, che muove la situazione per andare avanti, che crea nuovi spazi, che crea la saggezza che Gesù ha promesso: ‘Egli vi insegnerà!’. Questo muove, ma è anche quello che alla fine crea l’unità armoniosa fra tutti”.

Fedeli ai “movimenti” dello Spirito
L’ultima osservazione di Papa Francesco è sulla frase adottata per concludere la lettera. Parole che rivelano l’anima della concordia cristiana, non un semplice atto di buona volontà ma un frutto dello Spirito Santo:

“Questo è quello ci insegna oggi questa Lettura, che ci insegna il primo Concilio ecumenico. ‘E’ parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi’: quella è la formula, quando lo Spirito ci mette tutti d’accordo. Adesso continuiamo la celebrazione eucaristica e chiediamo al Signore Gesù, che sarà presente fra noi, che ci invii sempre lo Spirito Santo, a noi, a ognuno di noi. Che lo invii alla Chiesa e che la Chiesa sappia essere fedele ai movimenti che fa lo Spirito Santo”.