Blog / Renato Pierri | 27 Aprile 2015

Renato Pierri – Non è possibile conciliare la misericordia di Dio con la pena eterna dell’inferno

Politicamente corretto; Corriere di Puglia e Lucania 26 aprile 2015

Alcuni cattolici, sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi (Huffington Post), non riescono a conciliare l’infinita bontà e misericordia di Dio con la pena eterna dell’inferno. Una religiosa signora scrive: “L’inferno deve essere molto ma molto lontano da Gesù, perché non è possibile che Lui senta i Suoi fratelli urlare per il dolore e per la Sua lontananza e che non vada a prenderseli tutti, a salvarli tutti. Una madre farebbe così, non resisterebbe alle urla eterne di un figlio”. L’unica risposta possibile è che l’inferno non esiste, giacché non si può pensare che Dio non sia infinitamente buono e misericordioso. Ed invece ci si arrampica sugli specchi, con ragionamenti di questo tipo: «Finché l’uomo è in vita, la libertà umana è condizionata e limitata e dunque è soggetta a cambiamenti, sia in bene, sotto l’azione della grazia di Dio, sia in male, sotto la forza delle passioni e del peccato. Al momento della morte, quando cioè avviene il distacco del principio spirituale (l’anima) dal principio materiale (il corpo), la libertà è sottratta a ogni influsso limitante, e quindi acquista la sua pienezza di essere e la sua capacità di decisione pienamente libera. Ora è proprio dell’essere spirituale prendere decisioni definitive, appunto perché prese in piena luce e in piena libertà. L’anima, per sua natura, è la “facoltà del definitivo”. Quindi con la morte cessa per la persona umana la possibilità di cambiare la decisione presa in pienezza di luce e di libertà. Essa resta fissata per sempre in quello che ha deciso. La scelta di Dio o la scelta di se stesso contro Dio è irrevocabile, e Dio non può far nulla per cambiarla; altrimenti distruggerebbe la libertà umana, che è il dono più grande che egli abbia fatto all’uomo nel crearlo, e che egli mantiene anche quando l’uomo sceglie contro di lui» (Editoriale Civiltà Cattolica, n. 3578, 17/07/1999). Ma dov’è il punto debole di questo ragionamento? Parliamo prima della vita terrena. Sappiamo che le persone che scelgono di compiere il male, lo compiono per egoismo, lo compiono per stare bene, per godere e non soffrire, anche a costo di recare le più atroci sofferenze al prossimo. Ora, come si può pensare che l’essere spirituale, non accecato più dal desiderio delle cose terrene, decida per il contrario di quanto ha sempre desiderato in vita, vale a dire che decida per la sofferenza, per l’infelicità e non per la felicità? Solo un essere spirituale folle o deficiente potrebbe prendere tale decisione, ma se è folle o deficiente, come potrebbe Dio nella sua infinita misericordia non perdonarlo? Certamente non distruggerebbe la sua libertà, ma anzi gliela restituirebbe. L’inferno eterno non può esistere. Ciò detto, vale la pena ricordare che non bisogna immaginare l’eternità come un tempo senza fine, giacché il vero concetto di eternità è il concetto di non-tempo, di fuori-del-tempo. Conviene anche ricordare che “parlare di eternità dell’Inferno è una contraddizione assoluta, come il ritenere che le tenebre esistano nella luce o il freddo nel caldo. L’Inferno eterno non esiste. L’Inferno nella sua essenza è tale da essere escluso a priori dall’eternità, dalla dimensione propria di Dio” (Vito Mancuso, L’anima e il suo destino, Raffaello Cortina Editore, pag. 263).

Renato Pierri

 

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