Renato Pierri – Gli stereotipi negativi considerati “normalità”
Italialaica; Corriere di Puglia e Lucania; Politicamente corretto 9 aprile 2015
Sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi (Vedi Huffington Post), un religioso signore scrive che vorrebbe dare ragione a tutti sulla questione degli studi di genere. Dar ragione a tutti, oppure, ovviamente, non dare torto a nessuno. E il motivo di questa perplessità è semplice, anche se non sembra essersene reso conto. Il religioso signore, infatti, fa confusione tra fini e mezzi. Ed è la stessa confusione fatta da Benedetto XVI, e recentemente da Papa Francesco. Il fine degli studi gender è nobile e sacrosanto. Trascrivo da Wikipedia: “Soprattutto ai loro inizi, ma in parte anche oggigiorno, gli studi di genere sono caratterizzati da una impronta politica ed emancipativa. Sono infatti strettamente connessi alla condizione femminile e a quella di soggetti minoritari. Non si limitano quindi a proporre teorie e applicarle all’analisi della cultura, ma mirano anche a realizzare cambiamenti in ambito della mentalità e della società. Sono strettamente legati ai movimenti di emancipazione femminile, omosessuale e delle minoranze etniche e linguistiche e spesso si occupano di problematiche connesse a oppressione razziale ed etnica… “. Ora, se per raggiungere questo fine si ricorre a metodi sbagliati (ammesso che lo siano, e che lo siano sempre), da mettere in discussione è il mezzo, e non il fine. E’ quindi un grave errore affermare, come ha fatto Papa Francesco, che la “teoria del gender” è uno “sbaglio della mente umana”, giacché si confondono i fini con i mezzi. Riguardo a questi ultimi vale la pena di leggere, ad esempio, la bella testimonianza di Pina Caporaso (insegnante elementare, coautrice del documentario Bomba libera tutti: stereotipi di genere in una classe delle elementari):https://laspro.wordpress.com/2015/01/22/decostruire-stereotipi-esperire-liberta/ . La lettura tornerebbe sicuramente utile ai nostri due amati Pontefici, e sicuramente al signore del blog “Come Gesù”, il quale sembra spaventato dal verbo “decostruire” e si chiede: “Cosa devo decostruire in un bambino??? Chi mi dà il diritto di decostruire?”. E a che cosa ha pensato? Ad esperimenti sui bambini del genere di quelli che facevano i medici nazisti? Ad insegnanti pazzi, magari pervertiti? “Decostruire”, in questo caso, significa liberare da stereotipi negativi. Quindi la domanda giusta dovrebbe essere: “Chi mi ha dato il diritto di “costruire”, inculcare stereotipi negativi in un bambino?”.
Renato Pierri
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