Il diario di Sandokan – Incomprensioni
«Mi raccomando, compra solo i prodotti in offerta».
Lo fa apposta, per mettermi pressione addosso, per farmi sentire in colpa. Siamo sposati da quindici anni e ormai dovrebbe sapere che io compro solo prodotti a prezzo pieno.
Esco da casa sentendomi intimamente incompreso. Le nostre visioni di fondo divergono radicalmente, non c’è niente da fare. A questo penso dopo aver chiuso la porta, mentre scendo le scale di fretta, fino al garage.
Da una parte ci sono io, convinto da sempre che il signor Callipo peschi i tonni con la sua barca sotto casa e poi passi le giornate a sfilettarli per me, perché io ne goda. L’olio poi nel quale immerge i filetti, sempre extravergine, lo fa preparare con le olive che lui stesso stacca dagli alberi delle colline toscane. Lui passa i fine settimana in Toscana, con la sua famiglia, staccando olive dagli alberi, mentre io guardo le partite in TV. Di questo io sono convinto. Per questo i suoi filetti costano il triplo dei filetti di tonno Carrefour, i preferiti da mia moglie.
Ma lei ha un’altra sensibilità e schifa la vita di sacrificio del signor Callipo. Sta dalla parte del signor Carrefour: «Se il signor Carrefour scrive “filetti di tonno” sulle sue scatolette, vuol dire che dentro c’è il tonno. Compra quelli!». Quanta superficialità in queste parole, quanto meschino interesse. Cerco di dare un tono profondo, meditato, alla mia risposta: «Non credo a quello che uno scrive sulle scatolette. Forse è vero che è “tonno”, ma sarà tonno importato, giapponese, che non ha mai parlato la nostra lingua. Che cos’è un “filetto di tonno” per il signor Carrefour? Mi sembra che valga poco per lui, a giudicare da quanto se lo fa pagare».
La verità è che ho maturato una certa sfiducia nelle scritte sulle scatolette … o sui muri. Un trauma d’infanzia. Una tipa un giorno scrisse sul mio diario che mi amava, ma non era vero. Le piaceva il mio astuccio porta matite. Non l’ho più dimenticato.
Prendo la macchina e passo da mio padre. Lo porto con me. Lui è felice quando va al Carrefour per diletto, senza incarichi. Mia madre ne approfitta appioppandogli una lista scritta a mano, di fretta. «E non tornare a casa con un CD che non sappiamo più dove metterli». Lui sembra assentire, ma so che non è così. S’è messo il cappotto nuovo. L’ha scelto apposta, con le tasche larghe, per nasconderci i CD. «Mi piace quello» ha detto a mia madre quando l’ha visto in negozio un mese fa. E lei l’ha accontentato. «Sì, è un po’ giovanile ma va bene». Era tutta contenta, la sventurata, che mio padre a 87 anni scegliesse un cappotto giovanile. E invece lui stava scegliendo un “contenitore di CD” per anziani!
Entriamo al Carrefour nel tardo pomeriggio, quando sono rimaste solo le pere marce e poche rosette nei banconi. Nessuna casalinga professionista in giro. Sono tutte a casa, ma hanno tastato e scartato tutte le pere e i panini che io mi accingo a comprare. Ci fiondiamo dritti nel banco frigo. Mio padre deve comprare il Philadelpia. Lo precedo, ma mi blocco paralizzato: esistono 200 tipi di Philadelpia diversi!
Mi guardo attorno: sono circondato da quarantenni in giacca e cravatta che discutono al cellulare di Emmenthal (c’è quello svizzero originale, quello svizzero non originale – della Svizzera italiana, credo – quello bavarese, …), di salsa tonnata e di cubetti di pancetta. Nel frattempo arriva mio padre e io gli dico: «Chiamiamo la mamma. Che ci dica lei quale Philadelpia vuole». Ma non si arriva a 85 anni per scherzo: «Prendi il primo che capita», mi fa.
I quarantenni attorno a noi abbassano il telefono e cominciano a fissarlo con ammirazione, in silenzio, ignorando le voci delle loro mogli, che si continuano a udire dagli smartphone: si fondono tutte in un unico suono, come per sottolineare “musicalmente” questo istante magnifico, epico. Queste voci ignorate di femmine a me fanno uno strano effetto. Come se fosse partito “Eye of the tiger” in filodifussione al Carrefour, davanti al banco frigo. Come se Rocky fosse mio padre.
Ragazzi, che momenti. Guardo la scena con lacrime di orgoglio. Quest’uomo è roba mia, sono suo figlio: questo il mio sguardo urla. Ci pensa mio padre a svegliarmi, incamminandosi di fretta verso il banco surgelati. «Ci sono i pisellini primavera Findus in offerta, ma solo il pacco da 750 grammi», mi fa.
Lo inseguo per i vari reparti e faccio anch’io la mia spesa. Sembra un leone, ma ha solo fretta di finire, per andare al piano superiore. C’è Mediaworld che lo aspetta, il paradiso dei CD!