Articoli / Blog | 28 Febbraio 2015

Blog – Il Papa è una persona come le altre

Il giorno prima di partire per gli esercizi spirituali che sono terminati ieri, Papa Francesco scrisse una mail privata a un suo amico argentino nella quale auspicava che nel loro paese il narcotraffico non arrivasse alle degenerazioni cui è giunto in Messico. A seguito di ciò è scoppiato un caso diplomatico che ha spinto il Papa a porgere delle scuse.

Credo che il Papa non solo possa ma debba avere una vita privata. Una delle grandi forze di Francesco è proprio quella di aver colmato le distanze tra noi e lui: dice che Cristo ha costruito ponti e non muri e lui fa lo stesso. Ricordate quando il giorno dopo l’elezione volle pagare l’albergo dove alloggiava? oppure quando nel dicembre 2013 rilasciò una dichiarazione ecumenica a un suo amico americano vescovo pentecostale? Il video era girato con l’iphone esattamente come farebbe chiunque di noi e il papa non aveva alcun problema a mostrare la sua difficoltà a parlare l’inglese. Tentò, ma dopo poche parole passò all’italiano  – non allo spagnolo – dicendo che in realtà parlava la lingua del cuore che ha una grammatica semplice. Il Papa così appariva autentico, semplice, senza filtri, senza bisogno di set o di luci aggiustate. Era se stesso, naturale, a proprio agio. Una persona risolta. Sono due tra i mille esempi che si possono fare.

Quando si comunica, si comunica innanzitutto con il chi si è, successivamente con quello che si fa, e solo infine con le parole che vengono dette. Il cammino della distinzione della persona dal ruolo era già iniziato con Giovanni Paolo II: basta pensare alle sue sciate sull’Adamello, al libro intervista con Messori o ad altre pubblicazioni che non avevano nessun carattere magisteriale. La medesima cosa avvenne con Ratzinger, prima da cardinale e poi da pontefice. Francesco sta percorrendo lo stesso cammino e lo fa non per una strategia comunicativa pensata a tavolino ma perché sa che ogni autentica comunicazione è comunione: e comunione è dire che il vescovo di Roma è, prima di tutto, un uomo come noi. Poi è un credente come noi, un prete come lo è un prete e un vescovo come lo sono i vescovi. Poi – solo poi – è il vescovo di Roma, cioè è il Papa. Per questo è importante che continui a scrivere in libertà mail personali ad amici o che faccia telefonate e che riceva, privatamente, chi vuole.
Chiunque sia in buona fede può distinguere in che veste si muove ed agisce Francesco. Deve solo leggere i suoi gesti come fa ogni giorno chiunque di noi quando distingue, nel suo interlocutore, l’ essere in servizio o nel proprio privato. Chiedere scusa per una mail privata è un grande atto di umiltà. Spero però che il Papa, per colpa di chi non vuole capire, non sia costretto a cambiare e ad essere – come qualche pavido si augura – “più prudente”.

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