21 gennaio – L’amore si vede. Si sente. Si fa.
Entrò di nuovo nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». Poi domandò loro: «E’ lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Marco 3,1-6.
Sguardi come trappole.
La sinagoga come un tribunale.
Tu come imputato.
L’amore come capo di accusa.
Un uomo che soffre come colpa.
Un miracolo per accusarti.
Tutto rovesciato.
E tu fai solo una domanda.
Essenziale. Bene e male. Vita e morte. Si o no.
E non c’è risposta.
Solo silenzio.
Che tristezza amore mio.
Lui non chiede un miracolo.
È lì.
A pregare.
Tu sei lì.
A pregare.
E non chiedi niente a lui.
Lo chiami solo.
La domanda è per loro.
Per chi è lì.
Non per pregare.
Ma per tramare.
E non rispondono.
Il male è sempre silenzioso.
E se parla.
Lo fa di nascosto.
Alle spalle.
Sussurra.
Il male porta la morte.
Piega la vita.
Tu porti la vita.
Raddrizzi la sua mano.
Non c’è dialogo tra bene e male.
Tra amore e odio.
Quando uno entra, l’altro scappa fuori.
Quando c’è il male intorno a te.
Quando il sospetto ti bisbiglia intorno.
Quando gli sguardi stringono.
Tu, per fare il bene.
Tu, per amare.
Chiami al centro.
Chiami allo scoperto.
Domandi chiaramente.
L’amore si vede.
Si sente.
Si fa.
Non è mai nascosto.
Anche se è intimo.
Anche se è tra voi due.
È sempre per tutti.
È sempre per scacciare il male.
I malvagi.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
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