19 gennaio – E ora io voglio godere della festa
Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi». Marco 2,18-22
Ma perché guardate e giudicate?
Perché guardate tutto e giudicate tutto?
C’è chi digiuna.
E chi no.
Tu che vuoi fare?
La tua vita, ora, che ti chiede?
Fai quello che devi.
E lascia agli altri la loro vita.
Lascia che la vita di ciascuno scorra nel suo letto.
C’è una festa.
C’è uno sposo da accogliere.
Con cui fare festa.
Con cui amarsi.
Mi voglio godere questa veste nuova.
Mi voglio godere questo vino nuovo.
I giorni passano.
E lui andrà via.
Ci sarà tempo.
Tanto tempo per attenderlo.
Per aspettarlo.
Tanto tempo senza che lui sia con me.
E avrò fame.
E sarò attesa e sarà desiderio.
Ma ora, no.
E ora, io voglio godere della festa.
Perché lui è con me.
Ma perché ci sembrano più divine le cose pesanti, faticose?
Perché la fame ci sembra più religiosa?
Perché la gioia ci insospettisce?
Perché una festa ci sembra meno?
Sei lo sposo.
Sei l’altra metà di me.
Senza cui sono niente.
Sei la metà che è tutto.
La gioia è d’obbligo con te.
“Non possono digiunare”.
Questa è la festa dell’amore.
Questo è l’amore.
Questo sei tu.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
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