Blog / Sandokan | 08 Gennaio 2015

Il diario di Sandokan – Tarzan ha una lavoro

Una buona notizia ogni tanto ci vuole. Tarzan ha un lavoro, finalmente. E’ tornato a casa l’altro giorno tutto contento dicendo: “Mi hanno assunto”. Sono rimasto sorpreso, non credevo facesse tanto in fretta, non avendo neanche uno straccio di titolo di studio.
– Ah, bravo. Sono contento. E che lavoro fai?
– Lavoro in un’agenzia di pompe funebri, la più grossa della città.
Ogni lavoro onesto ha la sua dignità, sono d’accordo con voi, ma per il futuro marito di mia figlia io avevo sognato altro, non ho vergogna a confidarvelo. Ho provato a chiedere perché fosse tanto entusiasta di affiggere manifesti da morto o di guidare carri funebri. L’ho buttata sulle sue attitudini per spingerlo a ripensarci: gli ho detto che un lavoro più “dinamico” mi sembrava più adatto a lui.
– Ma di quali manifesti da morto parli? Sei rimasto a cent’anni fa. Io faccio flash mob.
Mi ha spiegato che le agenzie di pompe funebri moderne hanno ormai un ufficio dedicato al flash mob, pieno di gente giovane. “E’ il futuro”, mi fa. E poi inizia un discorso alla Steve Jobs per farmi capire che vivo oramai a svariati “chilometri di curve dalla vita”, come dice la canzone.
– Una volta i flash mob erano spontanei, ma ora si è capito che se li organizza gente esperta vengono meglio. E poi si sono mostrati sorprendentemente adatti alle commemorazioni e ai funerali.
Quando una persona muore, o quando succede una disgrazia, sempre più gente vuole un flash mob. Al funerale non ci va più nessuno, solo la gente anziana come te, perché lì c’è la cassa da morto che mette tristezza. E allora che si fa? Vogliamo costringere i giovani a rompersi le palle dietro al feretro? Non mi sembra giusto. Non ci sembra giusto. E allora ecco l’idea: flash mob!
Ma avere un’idea non basta, serve iniziativa. Bisogna trovare un luogo adatto, e poi se li vuoi “musicali” devi noleggiare l’amplificazione, scegliere i brani. E tutto questo nel giro di quarantotto ore dal decesso, sennò del morto si sono scordati tutti e al flash mob non ci viene nessuno. Lo sai che abbiamo pure la pagina Facebook per attirare gente? L’abbiamo chiamata “mors tua, vita mea”. Figo, vero? Se ti rompi di stare in casa una domenica pomeriggio, magari perché c’è la sosta del campionato, ti colleghi sul social e puoi scoprire che magari c’è un flash mob funebre a Carate Brianza, a mezz’ora da casa tua, e tu manco lo sapevi.
Ti renderai conto anche tu che un flash mob “serio” non può essere troppo spontaneo. Non si può fare. Non viene bene. Ci vuole gente che c’ha il fisico e che sa muoversi. Mica ci puoi andare tu o la vecchina a fare il flash mob, che la gente si mette a ridere. E’ sempre un funerale e uno non si può sbellicare al funerale. Per quelli come te rimane il funerale tradizionale, con le corone, il prete e la cassa da morto. Al flash mob ci vado io, che ho il fisico e mi so muovere. E tanti altri come me.
Il flash mob inoltre ha notevoli vantaggi economici. Si svolge all’aperto e ti riscaldi muovendoti, cosa che d’inverno è di indubbia utilità economica. E poi è più facile rimorchiare. Oltre a questo durante un flash mob si può anche abbozzare un sorriso senza sentirsi in colpa, pure se stai in prima fila. Nei funerali tradizionali gli unici che possono farlo sono quelli delle ultime file, quelli che stanno più vicini al portone della chiesa che al feretro. Anzi, nel flash mob sorridere è necessario: mostri che la morte non riesce ad abbatterti, che sei più figo di quei piagnoni che strisciano dietro una cassa da morto come si faceva nel medioevo.
Ora ti saluto che mi parte l’aereo. Ho un flash mob alle 18 a Caronno Pertusella, è morta la nonna del sindaco.
Ragazzi, cosa debbo dirvi. Ci sono rimasto male. Io sono per il dolore disorganizzato. L’organizzazione del dolore, mi ricorda i funerali di paese che si tengono dalle mie parti. Partecipare a questi funerali, per uno del paese, è considerato un “obbligo morale”. Ci vanno proprio tutti. E tre quarti dei presenti sono distanti dal dolore che si celebra quanto ne siete distanti voi che state leggendo questo mio post.
Anzi, per molti, è un momento di socializzazione, a cui si partecipa volentieri: dà più allegria esserci che rimanere a casa. Naturalmente se il morto non sei tu o qualcuno che è tuo.
Non so, io ho bisogno della carne per amare e per provare dolore. Non mi bastano le canzoni, i gesti eroici, i racconti di vita virtuosa. Non mi basta contemplare il dolore degli altri per provare dolore, così come non mi basta contemplare l’amore degli altri per amare.
Vado ad accompagnare Tarzan all’aeroporto.