Blog / Lettere | 10 Dicembre 2014

La lettera di Eva Romagna – Faccio una vita normale

“Ho 42 anni e di mestiere faccio l’architetto. Faccio una vita normale e senza troppi fronzoli come moltissimi altri miei concittadini, sono figlia della nostra società anche io, e anche io sono cresciuta in una grande famiglia, con il mito della famiglia e del matrimonio.
Sono cresciuta cattolica e ho ricevuto i sacramenti del battesimo e della prima comunione, ho fatto tre anni di catechismo per la preparazione alla cresima ma alla vigilia della cerimonia ho smesso di frequentare la chiesa, perché sentivo che l’istituzione era sempre più lontana da me.
Ho grande rispetto del sacramento religioso del matrimonio e ogni volta che mi trovo in chiesa a partecipare a uno di questi eventi mi riscopro commossa e partecipe.
Le motivazioni (tutte da rispettare) che portano molte persone a sposarsi in Chiesa sono le più varie. Molti desiderano ufficializzare la loro unione davanti a Dio perché ferventi credenti, altri perché il matrimonio cattolico rientra nelle tradizioni familiari cui è impossibile rinunciare senza provocare un dispiacere a nonni, nonne, suoceri ecc.
Altri si sposano in chiesa solo perché è scenograficamente molto più bello, le foto vengono meglio, e poi, avanzare nella navata della chiesa in abito bianco sottobraccio a papà  “è il sogno di ogni bambina!!!!”. Io questo sogno non l’ho mai avuto, alla comunione ho preteso un abito che non fosse da sposina e non ho mai disegnato il mio abito da sposa sul diario di classe. Ma a 17 anni visitando Parigi sono entrata nella cattedrale di Nôtre Dame, un capolavoro architettonico e uno dei posti, anzi, il posto più saturo di spiritualità che abbia mai visitato, un luogo che tutt’ora, quando lo visito, mi provoca incredibili sussulti emotivi e una percezione del divino che mi lascia sconcertata. Ebbene mi ritrovai a camminare per la navata centrale in un momento in cui miracolosamente non c’era nessuno, e sentii dentro di me un’emozione tale che mi ritrovai a pensare mio malgrado: mio Dio, se mai mi sposerò sarà qui!
Non ho tale pretesa, in Chiesa ci si sposa davanti a Dio e alla comunità e sebbene nutra dei dubbi sulla condanna divina del mio eventuale gesto, sono purtroppo sicura della condanna della comunità, che cmq mi lascia profondamente indifferente.
La cosa che mi stupisce e sconvolge di più del pensiero dei cattolici praticanti è constatare quale incrollabile sicurezza abbiano tutti nell’interpretare le parole del Signore e di Gesù, anche se spesso non le hanno mai lette, quanta sicumera ci sia nel pretendere che il proprio pensiero sia l’unico corretto e possibile.
Conosco molti dei cosiddetti i cattolici praticanti che non hanno mai posseduto una Bibbia, men che meno l’hanno aperta o letta. In tantissimi non sanno come è composta e ne ignorano i contenuti. Io nel mio piccolo mondo di cristiana non praticante possiedo due Bibbie, una cattolica e una protestante, una delle due ce l’ho sul comodino, ne ho letto diverse parti, e soprattutto ho letto i Vangeli, tutti e quattro, più volte, soprattutto quello di Matteo.
Tutti coloro che citano la Bibbia a sproposito, ricordando magari solo l’episodio di Sodoma e Gomorra, avendo solo un’indiretta conoscenza del reale contenuto del testo e della storia, poi dimenticano intere parti dei Vangeli dove si parla di amore e misericordia e compassione e comprensione e accettazione dell’altro.
Tutti coloro che straparlano di unico modello di famiglia tradizionale immutato e immutabile nei millenni si rendono conto di come fosse davvero proprio la famiglia di Gesù? Di che incredibile figura sia quella di Giuseppe???
Quest’uomo straordinario, grandioso, che in età avanzata prende in moglie una ragazzina, che parte e al suo ritorno trova la sua moglie ragazzina incinta ma non di lui e si sente dire che è arrivato in sogno un angelo del Signore, che decide di credere alle parole della ragazzina e, invece di ripudiarla, come potrebbe, la tiene accanto a sé insieme a suo figlio, che le crede così tanto che anche lui sogna l’Angelo del Signore, che grande esempio è di comprensione, accettazione, fiducia???? Per non parlare di quel figlio che arriva, un ragazzo visionario che non fa altro che ricordare che è il figlio di Dio, che non solo non si sposa ma si accompagna di una truppa di 12 uomini variamente assortiti e svariate donne di dubbia moralità, che porta con sé un messaggio talmente rivoluzionario da esserlo ancora oggi dopo duemila anni, un uomo che stravolge le Sacre Scritture come mai nessuno prima, un uomo che parla di comprensione, amore incondizionato, di misericordia, di compassione, che rivolta i tavoli del mercato nel Tempio, che ribalta praticamente tutte le Leggi bibliche che fino ad allora erano la norma, un uomo che dice di non giudicare, per non essere giudicati, di abbandonare il concetto di occhio per occhio e porgere l’altra guancia, di dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Un uomo che è preda di dubbi anche lui, e di paure, che chiede al Padre sollievo dal dolore ma contemporaneamente accetta il Suo disegno, un uomo che se vivesse oggi sarebbe trattato ancora peggio di allora. Un uomo che sarebbe allontanato dalla Chiesa da quelli stessi che in suo nome sono i moderni Farisei che lo mandarono a morte, per paura del suo pensiero e della rivoluzione delle sue parole.
Se la famiglia tradizionale composta da padre, madre e figli è l’unico modello immutabile e consentito, allora mia cugina vedova con due figli piccoli non può chiamare più il suo nucleo una famiglia? Mio zio e sua moglie che non hanno voluto figli non sono una famiglia? Mia zia e suo marito che hanno preso un ragazzo in affido temporaneo quando aveva 12 anni e che è rimasto con loro fino ad ora che ne ha 40, non sono una famiglia? E quest’uomo che io chiamo cugino, che ha avuto un figlio con la sua compagna, figlia adottiva di una coppia sterile, non ha diritto di chiamare la sua famiglia??? E suo figlio che io, lesbica, insieme a un divorziato ho battezzato in chiesa con la benedizione di uno dei più illuminati preti che abbia mai conosciuto, potrà ritenermi parte della sua famiglia, come una zia? Chi decide che non va bene? Se Papa Francesco dice che lui non è nessuno per giudicare, come potete giudicare voi? E noi, che male facciamo a voi tutti e alla società, se chiediamo di poter vivere anche noi le gioie e le fatiche di un progetto di vita comune, con impegni, onori e oneri uguali ai vostri?
Oggi la discriminazione verso gli omosessuali si è spostata dal piano delle offese dirette («i gay mi fanno schifo»), non più politicamente corrette, al piano dei diritti. Si sente allora dire che ‘i gay’ sono persone normali, che possono vivere liberamente il loro amore (preferibilmente dentro casa loro) ma che comunque non possono avere dei diritti. Quindi: ‘il matrimonio no’, ‘le adozioni no’, ‘l’eredità no’ ecc. Tutte queste nuove subdole forme di omofobia si nascondono dietro la difesa della c.d. famiglia tradizionale. Ma a quale tipo di famiglia tradizionale ci riferiamo? Che piaccia o meno, la famiglia è un concetto in continuo cambiamento. Siamo passati dall’originario significato di famiglia intesa come “massa degli schiavi” dell’antica Roma al gruppo di persone – specie i figli – sottoposte alla potestà del pater, che ci siamo portati dietro fino al 1975 con la riforma del diritto di famiglia che ha introdotto la potestà genitoriale e l’uguaglianza dei coniugi nel matrimonio. Del 1970 è invece la legge sul divorzio che ha, per prima, frantumato il concetto di matrimonio come vincolo indissolubile, producendo anche le numerosissime famiglie allargate che ormai siamo abituati a vedere. Così come il significato di famiglia è mutevole, anche il termine naturale è un concetto culturale che muta nel tempo. Diciamo che c’è sempre una cultura che decide che cosa sia la natura. Come affermato dalla Corte Costituzionale nel 2010 i concetti di famiglia naturale e di matrimonio espressi dalla nostra Costituzione non si possono ritenere cristallizzati all’epoca in cui la Costituzione entrò in vigore perché sono dotati della duttilità propria dei principi costituzionali e, quindi vanno interpretati tenendo conto dell’evoluzione della società e dei costumi (cit). Duttilità che ha permesso alla nostra Carta di arrivare alla soglia dei settant’anni di vita.
Dobbiamo riconoscere il matrimonio per quello che veramente è, ovvero non un legame finalizzato alla procreazione ma semplicemente un ‘contratto’ tra due persone che decidono di ottenere dalla loro unione degli effetti giuridici/economici. Ovviamente per coloro che si professano cattolici il matrimonio in Chiesa ha anche un valore sacramentale da rispettare, ma in ogni caso la Chiesa non può pretendere che ci sia una fede unica. In una comunità multietnica come la nostra le “fedi” possono essere – e sono – numerose, così come numerosi sono coloro che si dichiarano atei o agnostici. Comunque sia, l’unione civile omosessuale non attenta né alle religioni in generale, né al matrimonio cattolico. Troppo spesso le opinioni della Chiesa cattolica lasciano il segno in quello che dovrebbe essere uno stato laico. Ciò che mi preme sottolineare quindi è che perché siano garantiti gli stessi diritti – e gli stessi doveri- a tutti i cittadini è necessario abbandonare lo Stato etico per passare una volta per tutti ad uno Stato laico che possa permettere a ciascuno di realizzarsi come meglio crede.
Per quanto riguarda i genitori omosessuali, invito tutti coloro che esprimono giudizi in nome di chissà quale teoria pseudoscientifica che ne dichiara l’anormalità a confrontarsi da vicino con i figli di coppie dello stesso sesso. Scoprirebbero che sono bambini come tutti gli altri, con gli stessi bisogni, gli stessi desideri e anche gli stessi capricci. Capirebbero che un bambino per crescere bene ha “solo” bisogno di vivere in una famiglia che lo faccia sentire amato, curato e rispettato e che questo non ha niente a che vedere con il sesso dei genitori. Capirebbero che l’unico problema che scaturisce dall’essere figli di due mamme o due papà è quello di potersi sentire etichettati come ‘diversi’ o ‘sbagliati’ da tutti coloro che, sicuri del loro essere perfetti, hanno fatto della prepotenza e dell’arroganza una ragione di vita.
Alla luce di tutto questo, la domanda che mi faccio è: cosa cambia nelle vostre vite concedere anche a me i vostri diritti??
Che danno provoca alla vostra famiglia se anche io me ne creo una?
Che danno provoca alla nostra società se una minoranza dei cittadini della nostra Repubblica ottiene gli stessi diritti della stragrande maggioranza della popolazione?
Io ho una mia personale teoria su quello che Nostro Signore Iddio condanna o viceversa approva e benedice, e mi illudo di credere che non sia un Dio talmente dispotico e ottuso da non vedere la differenza tra chi cerca solo di vivere giustamente la sua vita, con amore e compassione verso il prossimo e accanto a una persona a cui dare amore e fiducia, e chi, nel suo nome, uccide, ruba, opprime i suoi concittadini, rende la vita degli altri un inferno.
Dove sono le sentinelle in piedi quando si oltraggiano le immagini sacre per omaggiare il boss mafioso di turno? Dove sono le sentinelle in piedi quando si affiliano nuovi adepti delle varie organizzazioni mafiose nel nome del Signore, e magari con un prete a benedire il tutto? Dove sono le sentinelle in piedi quando rispettati padri di famiglia si rivelano orrendi pedofili che approfittano dei loro stessi figli, all’interno di quelle meravigliose famiglie tradizionali che tanto osannate? Dove sono le sentinelle in piedi quando donne di ogni età vengono barbaramente uccise da padri, compagni, mariti, ex mariti, fidanzati respinti, che non sono capaci di amore ma solo di possesso? Dove siete voi che vi permettere di giudicare e strepitare contro i nostri, i miei sentimenti, che non fanno male a nessuno, e invece assordate la società con il terribile silenzio dell’ipocrisia quando succedono queste cose?
Chi condannerà Dio, me o loro?”

L’account twitter di Eva Romagna è @evaromm

Commenta nel post o in Parliamo di omosessualità o in Sentinelle in Piedi. Cosa ne pensi?