27 novembre – Ripetimi che tornerai
Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Luca 21,20-28
Sarò capace di capire quello che dici?
Saprò capire i segni?
Saprò attendere il momento di alzare la testa?
Si.
Se cercherò il tuo volto.
Si.
Se cercherò il tuo volto.
Come ora.
Come sempre.
Sarò capace di tutto se tu torni.
Ti cercherò.
Il tuo volto.
Il tuo sguardo.
Sei tu tutta la potenza e la gloria che aspetto.
Ho paura.
Lo so.
Ho paura.
Guardo Gerusalemme.
E ho già paura.
Dove sarò?
Dove sarò quando arriveranno gli eserciti?
Non lo so.
Cosa farò?
Dove fuggirò?
Non lo so.
Avrò un figlio in grembo?
Avrò un figlio attaccato al seno?
Non lo so.
So solo che sarò a terra.
Sarò a capo basso.
Ad attenderti.
So solo che la paura passerà.
E così il fragore.
E così la vendetta.
Tutto passerà.
Ma tu no.
Tu arriverai.
E non passerai.
Rimarrai.
Rimarrai, amore mio.
Mi alzerò amore mio.
Mi alzerò.
La tua città.
La tua casa.
Accerchiata.
Devastata.
Con il cielo che sembra crollarle addosso.
E tu pensi a noi.
A dirci dove scappare.
A dirci di non rientrare.
Saranno tutti uccisi.
Tutti deportati.
Uomini, donne, bambini.
Vinceranno i pagani.
Ci saranno maremoti.
Vincerà la natura.
E tu dici di non aver paura.
Io mi spavento solo a sentirtelo raccontare.
Ti amo tanto.
Ho tanta paura.
Dimmi.
Dimmi ancora dove devo fuggire.
Dimmi ancora che tu tornerai.
Tornerai potente e in gloria.
E smetteranno di uccidere.
E smetterà il male.
Smetterà.
E tu mi alzerai il capo.
E tu mi accarezzerai.
E io potrò tornare a casa.
Accanto a te.
Dimmelo ancora, per favore, amore mio.
Perdonami, amore mio.
Ripetimi.
Perdonami.
Non capisco.
Ripetimi.
Dove devo andare quando arriveranno gli eserciti?
Dove devo scappare se sono in città?
E se sarò in campagna?
Ripetimi, ripetimi che tornerai.
Che proprio in mezzo alle devastazioni.
Che proprio in mezzo all’angoscia di tutti.
Che proprio in mezzo alla natura sconvolta.
Io ti ritroverò.
Ripetimi.
Ripetimi che tornerai.
E che subito saremo insieme.
E che subito verrò da te.
Libera e amata.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
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