26 novembre – Ti aspetto da morire
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. Luca 21,12-19.
Le mani addosso.
Non finisce mai la violenza.
Si nasconde anche in una carezza.
Nasce dal cuore.
Finisce nelle mani.
Mani che prendono.
Mani che trascinano.
Mani che portano via.
Li lascerò fare.
Perché tu sei con me.
Sopporterò le loro mani addosso.
Pensando alle tue mani che contano i miei capelli.
Mentre ti aspettavo.
Sono arrivati.
Con le loro mani.
Che prendono, afferrano, trascinano.
Così diverse dalle tue.
Che stringono, accarezzano, abbracciano.
Mentre ti aspettavo.
Sono arrivati.
Per portarmi via, trascinarmi, abbandonarmi, in una prigione, davanti a un re.
Così diversi da te.
Che se i venuto per prendermi con te, per portarmi Dio, per portarmi da Dio, e non lasciarmi più.
Non so cosa dire, non ho parole.
Non so dove andare, non ho più nessuno.
Né parenti, né amici.
So solo desiderare te.
So solo aspettare te.
Davanti alla violenza delle mani.
Davanti alla violenza delle parole.
Davanti a chi mi trascina.
Davanti a chi mi consegna.
Davanti a chi mi tradisce.
Davanti a chi mi odia.
Ho in mente solo te.
Ho in mente solo la carezza delle tue mani.
Ho in mente solo la dolcezza delle tue parole, della tua bocca.
Ho in mente solo te da seguire, da desiderare, da aspettare.
Sempre fedele.
Sempre amata.
Fino all’ultimo capello.
Ti amo da morire.
Ti aspetto da morire.
Salvata dalle mani che toccano, che strappano, che portano via, che consegnano.
Salvata.
Non per quello che ho saputo dire.
Ma per quello che ho saputo attendere da te.
Salvata.
Non per la pienezza delle mie parole.
Ma per il vuoto che hai riempito tu.
Vuoto nella bocca.
Vuoto nel cuore.
Riempito di te.
Salvata dal tradimento e dall’odio.
Non perché ho saputo amare.
Ma perché ho saputo aspettare, aspettare, credere, credere.
La tua mano tra i miei capelli mi ha dato ogni forza.
Aspetto.
Aspetto.
Credo.
Credo.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
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