Blog / Una donna nel Vangelo | 25 Novembre 2014

25 novembre – Bastava un abbracciarsi

Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?». Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: “Sono io” e: “Il tempo è prossimo”; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine». Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Luca 21,5-11.

Amore mio.
Sta crollando tutto.
La mia vita.
Amore mio.
Ogni pietra si fa maceria.
Ogni mio giorno.
Amore mio.
Guardo le cose belle della mia vita.
Che cadono.
Che rotolano.
Amore mio.
Guardo passare ogni mio giorno.
E riempirsi di polvere.
Crollare.
Amore mio.
Ti aspetto.
Qui.
Seduta tra le pietre della mia vita.
Tra la polvere dei miei giorni.
Ti aspetto.
Ho un po’ paura.
Ma so che stai arrivando.
So che ci sei.
E sento tanta dolcezza.
Tanto amore.
Fai presto?
Grazie amore mio.

Ci sono momenti.
Ci sono giorni .
In cui tutto crolla.
Crollano le cose belle.
Rotolano via i progetti.
Si frantumano le promesse.
Di tutta una vita.
Rimane il rumore, la polvere, le macerie.
E tutto traballa.
E tutto spaventa.
Nessuna domanda è quella giusta.
Perché non c’è risposta.
C’è da fermarsi.
C’è da ascoltarsi.
Da ascoltare quel silenzio, quel vuoto.
Che è diventata la mia vita.
E aspettare te.
La tua parola.
La tua carne.
A riempire.
A colmare.

È vero.
Tanti mi hanno detto.
Sono io!
Ma poi lasciavano altre materie.
Sono io!
Ma poi iniziavano nuove guerre.
Sono io!
Ma mi facevano stare male.
Tantissimo.
Sono io!
Ma mi tremava la terra sotto i piedi.
Sono io!
Ma avevo sempre più fame.
E io pensavo a te.
Che bastava dicessi il mio nome.
E tutto si aggiustava.
E io pensavo a te.
Che bastava dicevi Vieni.
Ed ero in pace. Era la pace.
E io pensavo a te.
Che bastava dicessi Arrivo.
E stavo bene. Subito
E io pensavo a te.
Che bastava un abbracciarsi.
E il mondo si fermava.
E la fame passava.
Tutta.
Ogni fame passata.
Sempre.
E io dicevo.
No.
No.
Non siete voi.
Io aspetto lui.
Io aspetto lui.

C’è un momento.
Che tutto quello che ho costruito.
Crolla.
C’è un momento.
Che tutta la pace che ho fatto.
Finisce.
C’è un momento.
Che tutto il mio corpo che ho saziato.
Ha fame.
E di me.
Di me.
Rimani tu.
Mia casa.
Mia pace.
Mia carne, mio pane.
Mio amore.
Vita mia.

Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).

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