Blog / Lettere | 21 Novembre 2014

La Lettera di Matteo Leonardi – A proposito di omosessualità

Oggi ti scrivo, Mauro, a seguito di quanto hai pubblicato in queste settimane circa omosessualità &C.
Mi colpisce, quando si parla di questo argomento, che molti comincino il discorso dicendo di avere diversi amici omosessuali: io sgombero il campo da questo luogo comune. Nella mia vita ho avuto un solo amico omosessuale, mio ex collega, di una decina d’anni più vecchio di me, che oggi è già in Paradiso. Ne ho conosciuti altri (4 o 5), ma amici ne ho avuto solo uno.
Parto da qui perché reputo che ogni vicenda umana sia tale, se vissuta nell’incontro e nel cammino insieme.
Il cammino, appunto. Presuppone un da dove vengo, dove sono oggi, dove vorrei andare domani e un vuoi camminare un po’ con me, anche se le nostre direzioni sono diverse… se allunghiamo la strada entrambi, passiamo del tempo insieme, e rischiamo anche di starci bene, dentro quel tempo che ci è dato.
Con questo mio amico omosessuale, andavamo spesso a mangiare insieme nella pausa pranzo, e lui mi raccontava di sé e io di me…ci raccontavamo l’un l’altro.
Mi raccontava della fatica di essere omosessuale negli anni 60-70. Mi raccontava della intimità, la sua, che lo portava a detestare l’esibizionismo, i gay pride.
Ridevamo e ci prendevamo in giro, io facendo l’effeminato, lui dicendomi che non ero il suo tipo.
Oggi se penso a lui, penso a qualcuno che è stato importante nella mia vita, penso a qualcuno che era mio amico, anche se, l’ho perso di vista molto prima che morisse, perché ho cambiato azienda, come capita normalmente nella vita.
Non ricordo di aver mai parlato di valori non negoziabili, anche se abbiamo spesso parlato di matrimoni gay, di Chiesa, di sessualità, di Amore…a volte eravamo d’accordo, altre no.
Oggi, ma forse è sempre stato così, abbiamo bisogno di sentirci dire cosa è giusto, e cosa è sbagliato. Mi viene in mente l’annoso dilemma per chi vuol vivere il fidanzamento in modo Crisitano: fin dove posso arrivare nell’intimità fisica con la mia ragazza/o? come se imparare ad amarsi fosse una questione di centimetri. Eppure anch’io a volte cado in questa trappola: quasi come se imparare ad amare fosse come imparare il codice della strada.
Da padre, ancora di più, mi interrogo sul “dare le regole” alle mie figlie, come insegna qualcuno. Oggi che sono bambine, sicuramente è così. Ma proprio in virtù dell’educere, domani, quando avranno vent’anni, sarò chiamato sempre più al rapporto adulto-adulto e non adulto- bambino con tutti i rischi, e le sofferenze che comporta.
Il ricordo più bello che ho di mia madre è quanto fosse una persona libera. E in questo suo essere libera ci ha insegnato l’Amore.
Un dono che chiedo sempre a nostro Signore è quello del discernimento. Non voglio sapere quale sia la cosa giusta da fare (anche se la tentazione spesso è questa), nelle diverse situazioni. Vorrei conoscere quello che Lui, o S. Giuseppe farebbero al posto mio.
E questa non è solo una dissertazione linguistica, ma è Sostanza…c’è di mezzo tutta la “vita vissuta” di Cristo (o suo padre Giuseppe): quel che dice Cristo, come lo dice, i suoi sguardi, quello che mangia e beve, come si veste, dove dorme, chi sono i suoi amici, chi è la sua famiglia, chi frequenta, il suo lavoro, il suo modo di stare con gli amici.
Ebbene, quel che oggi penso è che non c’è la cosa giusta… c’è un solo Giusto, ed è Gesù con il suo corpo mistico che è la Chiesa, così come non c’è una verità, ma Cristo è Verità (anche qui con il suo corpo mistico che è la Chiesa).

Commenta nel post o nel forum in Parliamo di omosessualità