4 novembre – Ho assaggiato la tua vita
Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: «Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!». Gesù rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all’unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena». Lc 14,15-24.
A volte non so gustare più.
A volte i doni non li so più accettare.
Mi sono fatta una vita.
Una vita di cose buone e belle.
E mi sento buona e bella.
Una vita ricca.
E mi sento ricca.
Sazia.
Piena.
Colma.
E voglio tenermi tutto.
Mi basta.
Mi basta.
Amore mio.
Ti prego.
Insegnami il sapore della tua vita.
Il tuo sapore.
Solo quello voglio gustare.
Insegnami la beatitudine del gustarti.
Si fa sera.
E’ inutile andare a vedere il campo con il buio.
E’ ora di cena.
Aspetta il mattino.
I buoi riposano nella stalla.
Domani li proverai.
Si fa sera.
Gusta la cena del signore.
E avrai tutta la notte per la tua sposa.
Amore mio tu non togli nulla.
Cenerò con te.
Nel tuo regno.
Sarò beata di te.
Piena di te.
Del tuo sapore.
Beati.
Quante beatitudini.
Ogni tua parola è beatitudine.
Ci sono tante cose che sono cibo per me.
Quello che possiedo.
Quello che mi possiede.
Tante cose buone mi nutrono.
Cose buone.
Cose belle.
Ma non basta.
Non basta mai.
Quello che ho.
Quello che riesco a comprare.
Quello che riesco a prendere con le mie mani.
Quello che il mio cuore riesce ad amare.
Non basta mai.
Se non sono a casa tua.
Se non sono a casa con te.
Non c’è beatitudine.
Ti perdo.
Se qualcosa viene prima di te.
Invitami ancora.
Preparami tavola, letto, casa, vita.
Arrivo, amore mio.
Sto, amore mio.
Godo, amore mio.
Bisogna stare attenti con le cose belle.
Anche con la vita bella, bisogna stare attenti.
Perché tutto quello che riempie i miei possedimenti, le mie stalle, la mia vita.
Riempie anche il mio cuore, il tempo del mio cuore.
Un cuore pieno.
Ti dice Aspetta.
Ti dice Dopo vengo.
Ti dice Tu vieni dopo.
La felicità non attende.
La felicità ha bisogno di vuoto da riempire.
Di un cuore da abitare.
Se no, la felicità, va via.
La felicità va da chi dice.
Vieni subito.
Attendevo te.
Arrivo.
Sono tua.
Amore mio insegnami la mancanza.
Insegnami il bisogno.
Insegnami le braccia vuote.
Amore mio dammi la mano e portami dentro.
A riempire la tua casa.
A riempirmi di te.
A sedermi alla tua cena.
Ad essere il tuo cibo. E tu il mio.
Beata e mai sazia
Ho assaggiato la tua vita.
Ancora.
Ancora.
Ancora.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
“Una donna del vangelo” è anche sul network di Papaboys: ecco il link