3 novembre – L’unica vita giusta è la vita che perdo per te
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Lc 14,12-14.
La felicità interiore non esiste.
Tu prendi le mie felicità, le mie gioie.
E le metti sul tavolo.
Per tutti.
Non esiste una gioia del cuore che non sia anche una gioia sulla bocca.
Un invito per tutti.
Per tutti quelli che non hanno nulla da darmi.
Perché se è gioia, è beatitudine.
Sei tu.
Viene da te.
E tu arrivi con gli ultimi, negli ultimi.
E tu arrivi quando sono vuota.
Perché ho dato tutto.
Perché non ho preso nulla.
E tutta sono da prendere.
E tutta sono da riempire.
E ci pensi tu.
E arrivi tu.
C’è una bontà che non svuota il cuore.
Ma svuota le tasche.
Ci sono degli inviti che non riempiono la tavola.
Ma le tasche.
Ci sono inviti a cena in cui non si spezza il pane insieme, per tutti.
Ma si da quanto si riceve.
Ma ci si scambiano favori, grazie, contraccambiando tutto in parti uguali.
Ci sono degli inviti che hanno un prezzo da pagare. Tanto quanto.
Non si è beati così.
Si è soddisfatti.
E allora non c’è altro che si riceverà.
E allora finisce tutto qui.
C’è una generosità che quando ti invita a cena ti dona una casa.
Ci sono inviti in cui si serve a tavola la propria vita.
Spezzata per tutti.
Per tutti quelli che non hanno nulla da dare, neanche la vita.
Ma hanno tutto da ricevere.
C’è un amore che quando lo dai, dai la vita e l’altro ti è grato con la sua vita vuota e ora piena della tua.
E la ricompensa è la vita piena, la vita eterna.
Amore mio, l’unica vita giusta è la vita che perdo.
Che perdo per te.
Amici, fratelli, parenti, ricchi vicini.
Hanno in comune con me amore, sangue, vita insieme.
Sono già miei.
Sono già loro.
Apro la mia porta a te .
Servo il mio cibo a te.
Voglio essere la tua ricchezza.
Voglio essere i tuoi piedi, la tua mano, i tuoi occhi.
Non hai nulla.
Avrai me.
Gesù, amore mio.
Fammi ricca.
Fammi piena.
E poi insegnami la povertà.
Insegnami il vuoto, il dare la vita.
Solo tu puoi farlo in me.
Solo tu.
Ti amo da morire.
C’è una strana giustizia.
Che non è a parti uguali.
Che non è tanto a me, tanto a te.
Che non è tra pari.
C’è una strana giustizia.
Che io do tutto e tu nulla.
Perché io ho tutto e tu nulla.
C’è una strana giustizia.
In cui il cuore si vuota nel cuore di un altro.
Senza misura.
Senza parti uguali.
C’è una strana giustizia.
Che non è giusta.
Ma si chiama amore, eterno.
Sei tu.
Insegnamela.
Dammela.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
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