Blog / Papa Francesco | 08 Ottobre 2014

Papa Francesco – Mai rassegnarsi alla divisione dei cristiani, vedere ciò che unisce

Non bisogna mai rassegnarsi alle divisioni che ancora oggi esistono fra i cristiani, ma bisogna pregare gli uni per gli altri, “camminando insieme” e “facendo opere di carità”. E’ stata dedicata all’ecumenismo la catechesi di Papa Francesco all’udienza generale tenuta in Piazza San Pietro di fronte a decine di migliaia di persone. Al termine, il pensiero del Papa sulla donazione degli organi: è una “testimonianza di amore al prossimo”, ha detto, “vengano evitati abusi, traffici e compravendita”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Due parole che fanno rima, comunione e divisione, ma che rappresentano gli antipodi dell’esperienza cristiana. Entrambe presenti nella storia della Chiesa fin dal Cenacolo e che nel corso dei secoli hanno minato – per interessi e orgoglio – il “che tutti siano uno” di Gesù, spezzando l’unità tra i cristiani. Di fronte a questo stato di cose, la catechesi di Papa Francesco mette in allerta le coscienze dal pericolo della “rassegnazione” sulla separazione fra coloro che sono e dovrebbero sentirsi fratelli:

“Anche oggi i rapporti non sono sempre improntati al rispetto e alla cordialità… Ma mi domando: come ci poniamo di fronte a tutto questo? Siamo anche noi rassegnati, se non addirittura indifferenti a questa divisione? Oppure, crediamo fermamente che si possa e si debba camminare nella direzione della riconciliazione e della piena comunione? La piena comunione, cioè poter partecipare tutti insieme al Corpo e al Sangue di Cristo”.

Quando siamo divisi, “facciamo una ferita a Cristo”, incalza col suo stile Papa Francesco, che getta uno sguardo addolorato all’indietro, a quelle fratture della famiglia cristiana “protratte” così “a lungo nel tempo” che, ammette, “risulta ormai difficile ricostruirne tutte le motivazioni e soprattutto trovare delle possibili soluzioni”. E a quelle guerre scatenate in passato all’interno della Chiesa, bollate come una “vergogna”:

“Le ragioni che hanno portato alle fratture e alle separazioni possono essere le più diverse: dalle divergenze su principi dogmatici e morali e su concezioni teologiche e pastorali differenti, ai motivi politici e di convenienza, fino agli scontri dovuti ad antipatie e ambizioni personali… Quello che è certo è che, in un modo o nell’altro, dietro queste lacerazioni ci sono sempre la superbia e l’egoismo, che sono causa di ogni disaccordo e che ci rendono intolleranti, incapaci di ascoltare e di accettare chi ha una visione o una posizione diversa dalla nostra”.

La lezione che se ne ricava è chiara, riassume il Papa: bisogna ricercare con costanza la comunione oggi, in continuità “con quella di Gesù” degli inizi. Cristo, ripete, ci chiede anzitutto di pregare sempre “per l’unità dei cristiani” e insieme chiede quella larghezza di cuore in grado di aprire al buono presente in chi non la pensa come noi:

“Ci chiede di non fissare lo sguardo su ciò che ci divide, ma piuttosto su quello che ci unisce, cercando di meglio conoscere e amare Gesù e di condividere la ricchezza del suo amore (…) Aiutiamoci l’un l’altro! Ma tu la pensi così, tu la pensi così … In tutte le comunità ci sono bravi teologi: che loro discutano, che loro cerchino la verità teologica perché è un dovere, ma noi camminiamo insieme, pregando l’uno per l’altro e facendo opere di carità”.  

L’ultimo pensiero su quello che definisce “comunione in cammino”, “ecumenismo spirituale”, Papa Francesco lo desume da un anniversario personale, datato 8 ottobre 1944:

“Oggi, io sono tanto grato al Signore perché oggi sono 70 anni che ho fatto la Prima Comunione. Ma fare la Prima Comunione, tutti noi dobbiamo sapere che significa entrare in comunione con gli altri, in comunione con i fratelli della nostra Chiesa, ma anche in comunione con tutti quelli che appartengono a comunità diverse ma credono in Gesù. Ringraziamo il Signore per il nostro Battesimo, ringraziamo il Signore per la nostra Comunione, e perché questa Comunione finisca per essere di tutti, insieme”.

Al momento dei saluti ai vari gruppi linguistici in Piazza s. Pietro, Papa Francesco ne ha indirizzato uno speciale ai promotori della Giornata Europea per la donazione di Organi. Auspico, ha detto, “che con questa forma peculiare di testimonianza di amore al prossimo si salvaguardi la certezza della morte del donatore e vengano evitati abusi, traffici e compravendita”.