
2 settembre – L’autorità della bellezza
In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante. Lc 4, 31-37
La tua parola non ha autorità, ha bellezza, è bellezza. Per questo stupisce.
Cercano autorità ma trovano bellezza.
E non capiscono, non lo capiscono.
Capiscono l’autorità solo come legge, come si e come no.
Come far questo, non fare quello.
Tu sei bellezza. L’autorità della bellezza.
Stupiti di meraviglia, non lo capiscono.
Perché è bellezza e non regole. Se non d’amore.
Lo sanno i demoni impuri
Che sono pure nelle sinagoghe.
Perché l’impurità è ovunque.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).