Blog / Il diario di Paci | 15 Agosto 2014

Il diario di Paci – 40. Ricominciamo

Stella.
Quando non ti sento la mattina o non ti vedo.
Non mi preoccupo.
Ma se non sento la tua porta aprirsi all’ora in cui tutte le altre si chiudono.
Ma se non sento ridere e salire e scendere e il campanello che suona e la porta aperta- chiusa- aperta nell’ora in cui tutti stanno a dormire.
Ma se non ti vedo, tu appena svegliata, quando rientro all’ora di pranzo.
Allora io mi preoccupo.
Se non apri, mi preoccupo.

Apri.
Apri o uso le chiavi.
Sono entrata.
Tutto chiuso.
Tutto buio.
Puzza di fumo vecchio.
Non eri in salone.
Che casino, Stella.
La cucina aveva la luce accesa, quella sui fornelli.
L’ho spenta.
La finestra era aperta.
C’era luce.
C’era la luce accesa nell’unica stanza con la luce.
Tu sei così.
Ti trucchi e ti stravesti per essere bella.
Quando sei bella senza trucco.
Quando sei bella con una maglietta e una gonna.
Se vuoi sei come questa cucina: luce accesa in una stanza piena di luce.
Non ti trovavo.
Non eri in corridoio.
Grazie a Dio, c’erano piatti e bicchieri per terra e sulla libreria.
Non si capiva più di cosa erano sporchi.
Non più.
Non eri in camera.
Ma ci avevi dormito.
Bivaccato.
Piatti anche lì.
Eri in bagno.

Ti ho parlato un po’ attraverso la porta.
La porta col vetro smerigliato, è una porta antica.
Vedo una sagoma muoversi.
Non dici nulla.
Esci mezza nuda.
Lo sai che mi dà fastidio.
Vuol dire che ti va di litigare.
Lo sai che non amo che mi stai davanti mezza nuda.
Mi spaventa, non so perché.
Mi ricorda cose deboli e fragili.
Mi ricorda momenti senza difesa.
Non importa.
L’importante è che ci sei.
E che ti reggi sulle gambe.

Quanti tatuaggi hai.
Non mi piacciono.
Ma sono parte di te.
E allora li guardo come guardo te.
Voglio bene pure a loro.
Ai pupazzi.
Alle scritte.
Sei tristissima, Stella.
Ma non te lo dico.
Anche perché sei girata.
Non mi guardi.
Se mi dovessi fare un tatuaggio.
Me lo farei dietro il collo.
Sotto l’attaccatura dei capelli.
Che si vede solo se alzo i capelli e abbasso la testa.
Io i capelli non li alzo mai.
Solo se sono con lui, l’amore mio.
Tirati su come una carezza, come una resa.
Mi tatuerei un amo.
Un amo grande come un gancio.
Ho continuato a parlare.
Mentre ti seguivo in camera.
Ti ho rifatto il letto.
Ho aperto la finestra.
Hai detto: chiudi mi dà fastidio la luce.
Ti ho tirato un cuscino e detto di coprirti gli occhi.
L’avrei chiusa subito.
Solo il tempo di cambiare l’aria.
Ho continuato a parlarle del tatuaggio che non ho.
Che non mi farò mai.
Un amo.
Su cui, lui, solo lui, potrebbe posare occhi e un dito, l’amore mio.
Ho chiuso la finestra.
Mi hai detto di chiudere anche la bocca.
Che ti dava fastidio la mia voce.
La mia voce sempre ottimista.
Di che ho di essere ottimista, poi.
Con la vita che ho.
Hai detto così.
Ottimista? Di che?
Ho continuato a tirar su da terra, vestiti, piatti sporchi, vestiti.

Non sono ottimista.
È che ricomincio.
Falla finita, Paci.
Falla finita con la filosofia del sole che sorge ogni giorno. Che la notte finisce. Falla finita. Sono triste e ora non ho voglia di luce e ottimismo. Chiudi finestra e bocca.
Allora ho smesso di parlare e ho chiuso.
Ma chiudo solo perché l’aria è cambiata.
Sto zitta solo perché ora ti alzi, Stella.
E ce ne torniamo in bagno.
E ci laviamo.
E ci profumiamo.
E poi dormiamo.
E poi ricominciamo.
Metti il braccio attorno a me.
Attaccati a me.
Raccontami tutto stando zitta.
Attaccati all’amo.
Stella, Stella, e non ti lascio più.
Vieni.
Alzati.
Attaccati.
Ricominiciamo.

(Il Diario di Paci, Mauro Leonardi)
Paci è il personaggio che ha dato vita alla protagonista del romanzo “Una giornata di Susanna”, acquistabile online e in tutte le librerie. È sposata con René, un uomo che la trascura. Ha un amante, una bimba che si chiama Marta e un’amica che si chiama Stella.