Blog / Il diario di Paci | 04 Luglio 2014

Il diario di Paci – 32. Non sono piccoli uomini

Ieri guardavo Marta.
Non conoscevo bene i bambini prima di avere Marta.
Non sono mai stata bambina, non me lo ricordo.
Non conoscevo molto i bambini prima.
Mi sono sembrati sempre piccoli uomini.
Invece sono proprio un’altra cosa.
Anche se diciamo che quando diventano grandi, crescono.
A me sembra invece che quando cresciamo, diminuiamo.
I bambini mi sembrano più belli di noi.
Io non sono stata bambina, ma ora vedo Marta.
Vedo i bambini e non sono piccoli uomini.
Sono altro.
Sono buoni ma non come siamo buoni noi grandi.
La bontà di Marta è piccola, a misura sua.
Guardo Marta, la sua bontà.
Lei non è buona perché dà tutto.
Lei non dà tutto.
Dà un gioco al bambino che glielo chiede.
Ma uno lo tiene per sé, per poter continuare a giocare anche lei.
Lei non è buona perché pensa bene di tutti.
Lei non pensa bene di tutti.
Se uno è cattivo si ferma.
Si alza da terra e prende il suo gioco e si ferma.
Esce dal gruppo e viene da me.
E se dico: cosa c’è?
Dice: quel bambino mena.
Lei non si pensa buona.
Lei è così.
Lei è vera e fa le cose vere, le cose che sono lei.
Dov’è finita quella bontà in me?
Io do tutto.
E poi aspetto che mi si dia qualcosa in cambio.
Non è un dono.
È un pagamento.
Aspetto l’amore, la riconoscenza, in cambio.
La mia bontà è una tattica.

Paci che ti succede oggi?
Mi succede, Stella, che ogni tanto mi fermo a guardare Marta.
E all’improvviso vedo come sono.
Non come mi preparo, come mi pongo.
Ma come sono.
Le spalle un po’ basse, la schiena un po’ piegata.
I capelli legati male dietro.
All’improvviso uno specchio, una vetrina.
Lo specchio è Marta, Stella.
Non lo so, oggi è successo così.

Se qualcuno mi fa male.
Io non mi alzo.
Io non raccolgo le mie cose.
Io non mi fermo.
Io non vado da chi mi ama.
Io rimango lì.
Mi alzo, sì, ma per colpire.
Con la lingua.
Con il pensiero.
Per colpire.
E rimango tramortita dal colpo.
E lascio tutto lì.
Come se il male che ricevo fosse tutto il male.
Come se cancellasse tutto il bene che c’è stato.
E rimango lì.
Invece di allontanarmi.
Invece di allontanarmi con le mie cose, con la mia vita.
Non mi allontano.
Se andassi via, il male si fermerebbe.
Finirebbe.
E allora, dopo, forse, potrei tornare.
Tornare insieme a giocare, a vivere.
Perché non sempre le persone che mi fanno male, sono cattive.
Sono solo persone.
E il male passa.
E il male è passato.
Se, dopo il male, il male che ricevo, andassi da chi mi ama.
A dire cosa è successo.
A metterlo nelle sue orecchie.
E se mi appoggiassi a lui.
Come Marta fa con me.
Che mi dice: quel bambino mena.
E si appoggia alle mie gambe.
Io sono seduta e lei in piedi.
La sua mano sulle mie gambe.
La mia mano sulla sua spalla.
E un bacio mio in testa.
È come se strappassi il male.
Come se gli togliessi le radici, lo seccassi.
Finisce lì.
Io, invece, Stella, non lo so fare lo strappo.
Rimango lì con il male tra me e te.
Che fiorisce.
Che mette foglie e rami tra me e te.
E cresce.
E alla fine non ti vedo più.
Vedo solo il male tra me e te.

(Il Diario di Paci, Mauro Leonardi)
Paci è il personaggio che ha dato vita alla protagonista del romanzo “Una giornata di Susanna”, acquistabile online e in tutte le librerie. È sposata con René, un uomo che la trascura. Ha un amante, una bimba che si chiama Marta e un’amica che si chiama Stella.