Blog / Inediti del blog | 15 Giugno 2014

Loretta Conte – L’amicizia tra la cicala e le formiche

Ho sempre immaginato di ascoltare il dialogo che può nascere tra gli animali; mi sono chiesta:se quando essi s’incontrano, parlano la stessa lingua. Se si comprendono tra di loro e se si confrontano. Mi sono anche domandata se possono avere un’anima. Strano per me fare questo pensiero: perché non possiamo paragonarli agli esseri umani considerato che anch’essi sono esseri viventi e creature di Dio?
Una mattina d’estate, (era uno di quei giorni in cui faceva molto caldo e il sole sembrava che scendesse a picco sulle strade) mi fermai in un giardino pubblico per riposarmi all’ombra di una grande quercia. Nei pressi di questa vi era una fontana e al centro una statua antica di una donna adagiata su di una conchiglia;la statua era tutta bianca e rappresentava la” Venere di Botticelli”;intorno ad essa vi erano una varietà di fiori e rose.
Mi sedetti su di una panchina e mentre mi godevo la fresca ombra della quercia, osservai nei pressi della fontana, un esercito di formiche che in fila indiana portavano in una delle loro buche sotterranee alcune mollichine di pane! Avanzi di pane che qualcuno aveva consumato stando seduto sulla stessa panchina qualche tempo prima. Notai la fatica che facevano per trasportare le mollichine:alcune di esse arrancavano per adagiarla sul dorso; davanti alla fila c’era una formichina che correva avanti e indietro per avvisare le altre operaie; forse era il loro capo che incitava tutte a lavorare: “ Coraggio, lavorate alla svelta perché si deve terminare il lavoro prima che venga l’inverno”.
Le formiche non conoscevano cosa significava la parola “siesta”erano instancabili, correvano avanti e indietro, per portare a termine il lavoro.
Ritornai in quel bel giardino alcuni giorni dopo,era pomeriggio inoltrato.
Seduta sulla panchina sotto la quercia vidi di nuovo le formiche che imperturbabili continuavano il loro lavoro senza aver paura dei miei passi. Mentre ero seduta,sentii il canto di una cicala che in un cespuglio, dietro la fontana, cantava a squarcia gola. Il suo cicalio rompeva il silenzio del giardino che pian piano si oscurava con lo scendere della sera.
Le sue note musicali, piene di amore attiravano il mio udito e lo sguardo era concentrato sul cespuglio sul quale si era adagiata la cicala per cantare.
Il suo melodioso canto inebriava l’anima, travolgendola con emozioni forti per chi era attento nell’ascoltarla. Ebbi la sensazione che la cicala pregasse.
Incominciai a immaginare, in quel momento, un incontro ravvicinato tra la cicala e le formiche. Il capo formica incontrò quel pomeriggio d’estate la cicala che si abbeverava nelle fresche acque della fontana. La cicala doveva avere molta sete, e con spruzzetti d’acqua lavava anche le sue piccole ali. Si accorse di essere guardata e osservando la formica le chiese”Voi formiche, perché lavorate tutto il giorno, affaticandovi a correre avanti e indietro senza riposarvi un poco?”
La formica restò attonita per quella domanda pensando che tutti si comportassero come loro. Subito riprese il dialogo e con un filo di voce rispose:
”Noi formiche siamo molto prudenti e previdenti. Lavoriamo tutti i giorni della estate, perché quando arriverà l’inverno freddo e buio non potremmo uscire dalle nostre tane.”La cicala riprese il dialogo e disse: “ D’estate, con questo caldo bisognerebbe riposarsi!E’ così bello vedere la luce del sole infiltrasi tra i rami degli alberi e adagiarsi sulle foglie, sui prati e sui fiori rendendo i colori della natura più luminosi e nitidi; ascoltare il fremito del venticello che rimuove le corolle dei fiori facendone gustare il profumo; sentire il gorgoglio delle acque che con cadenza lieve scende dalla fontana;un dolce canto anela il mio spirito e lo conduce in alto per dar lode al Signore”.
La formica, che stolta non era, anzi nel sentire il discorso della cicala aveva provato e gustato nel suo intimo le bellezze e la grandezza di Dio, rispose:” “E’ bellissimo cantare le lodi al Signore e ti apprezzo moltissimo per quello che senti dentro il tuo spirito. Cantare le lodi è come pregare due volte il Signore. Non bisogna dimenticare le esigenze del corpo .Essere prudenti e previdenti è una virtù, mia cara amica cicala. Ora ti devo lasciare- riprese la formica-, ritornerò domani pomeriggio e ascolterò volentieri il tuo bel canto melodioso che mi attira e mi fa innamorare di tutto il Creato”.
L’indomani ,le formiche si misero all’opera; correvano su e giù tra valli e dossi del giardino per portare anche i semini nelle loro tane.
Passarono i giorni e passò l’estate. All’improvviso un forte temporale con tuoni e fulmini squarciò il cielo che divenne buio, ferito da frecce acute e luminose. Un forte vento mosse le fronde degli alberi e infiltrandosi tra i rami sembrava lamentarsi come un lupo ferito a morte. Il giardino divenne una grande pozzanghera; non si distinguevano più dossi e valli, era come un immenso lago . Il giardino era diventato un tutt’uno con la fontana e si intravedeva appena la statua bianca, tutta impolverata e sudicia. Le formiche erano scomparse, la cicala era rimasta infreddolita e impaurita sotto una grossa foglia ingiallita.
Ben presto ritornò il sole che prosciugò la pozzanghera; l’autunno era alle porte, ma il sole tiepido autunnale riempì di vita il giardino. Si intravedevano di nuovo i dossi e le buche e la cicala iniziò la sua dolce nenia e il suo melodioso canto. Le formiche ritornarono alla fontana, ma non si allontanarono di molto dalla loro tana che era situata sotto una delle grosse radici della quercia.
La cicala le vide e con una voce lenta e roca le chiamò:”Formiche,dove siete? Dov’è la vostra tana? State tutte bene?”Sì, rispose il capo formica,ci siamo rifugiate in una buca profonda sotto la vecchia quercia e l’abbiamo riempita di cibo. Pensiamo di sostare qui tutto l’inverno. La quercia è forte,ci protegge e sotto le sue radici ci sentiamo al sicuro”.
La cicala riprese il dialogo e disse: “Io, invece, non ho una casa, non ci ho pensato, non mi sono adoperata a cercarla e a riempirla di provvista come avete fatto voi. Ho sempre cantato perché questo è il mio unico talento.
La formica un po’ per pietà, un po’ perché si era affezionata alla cicala le propose:”Sotto la quercia vi è un’altra radice che fa da ponte tra la nostra tana e la quercia stessa; perché non ti fermi qui ,starai bene e quando spunterà il sole potrai ancora cantare; condividerai con noi il pane che abbiamo raccolto”. La cicala rimase contenta della proposta della formica e accettò volentieri di restare con loro tutto l’inverno.
La cicala venne accettata affettuosamente da tutta la comunità delle formiche e condivideva con esse ogni cosa;quando usciva il sole cantava per le sorelle formiche e tutte insieme lodavano il Signore sotto la grande quercia.
Le formiche erano molto felici di questo nuovo compagno diverso sia nell’aspetto che nel carattere e incominciarono ad amarlo e ad ascoltare i suoi canti .
L’amicizia tra la cicala e le formiche divenne sempre più forte e profonda tale da condividere le virtù e le opere. I loro canti riempirono di lodi tutto il Creato e di gloria il Signore; lo ringraziavano, dei doni ricevuti, dell’arricchimento interiore e della condivisione ottenuta.

Autrice: Loretta Conte

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