Loretta Conte – Nulla è più forte dell’Amore
La strada era polverosa. Soffiava un vento di maestrale che sollevando la polvere accecava lo sguardo. Maria, con animo inquieto,si stropicciò gli occhi con il fazzoletto rendendoli ancora più sensibili e rossi. Maria aveva il cuore colmo di rancore;amava suo marito. Ella credeva nel matrimonio ed alla fedeltà del patto nuziale che era stato celebrato tanti anni fa nella chiesa del “Carmine”.Il marito amava la moglie in modo egoistico. Desiderava e amava sua moglie ma nello stesso tempo cercava avventure galanti con altre donne. Almerico così si chiamava il marito di Maria, era un bell’uomo con un fisico atletico e avvenente. Egli quando vedeva una bella donna rimaneva colpito, e trovava il modo di avvicinarla. I coniugi: Maria e Almerico si erano sposati giovanissimi e avevano avuto quattro bambini. L’ultima era una bimba dal viso molto grazioso e aveva cinque anni, si chiamava Clotilde; aveva una vivacità sorprendente e volitiva. Clotilde era vanitosa e imitava molto la mamma quando parlava con i negozianti. La sua amica era una bambola di pezza, s’intratteneva spesso con lei inventando fantastici dialoghi. Clotilde amava molto i suoi genitori e non voleva che litigassero. Qualche volta ha pensato che lei era la causa del litigio perché amava molto suo padre. Clotilde ammirava molto la figura atletica del padre. Egli era alto,virile e autoritario!La bimba si sentiva sicura e fiduciosa. “Il mio papà è forte, deciso e coraggioso” ripeteva alla sua amica bambola e poi continuava imitando il discorso dei genitori. Il papà diceva spesso alla mamma”Maria, amo solo te, desidero non lasciarti mai,perché tengo molto alla mia famiglia; con le altre donne sono solo avventure galanti. Fare sesso con una donna, non significa tradire, perché il mio cuore appartiene a te!” Maria, essendo gelosissima, non accettava questo genere di compromesso. L’amore per lei significava donarsi totalmente alla persona amata e vivere insieme in unità d’intenti. Il modo di pensare del marito era ipocrita e spregevole, il comportamento di Almerico costituiva una mancanza di rispetto nei suoi confronti! Maria, anche in quel giorno ventoso camminava per istrada prendendo per mano Clotilde che si stancava nell’accompagnare la mamma in quel faticoso peregrinare da un negozio all’altro. La bimba era anche infastidita della polvere che il vento sollevava di continuo sul viso irritando gli occhi! Clotilde ascoltava con attenzione la conversazione della mamma con i negozianti i quali peraltro la stimavano molto!La bimba non riusciva a comprenderne il significato ma osservando il volto triste e sofferente della mamma ne intuiva la pena! Il forte vento di maestrale quella mattina si fece ancora più pungente. Il visino di Clotilde era rosso e il corpo era infreddolito ma era ben decisa di accompagnare la mamma! Maria e Clotilde entrarono in una pasticceria e la bimba mentre gustava il dolce ascoltò attenta il discorso della mamma con il barista.”Ieri sera avete visto mio marito? chiese Maria“si” rispose il barista“ Con chi stava?” riprese Maria inquieta. Il barista rispose:” Suo marito era in compagnia di una giovane donna dai capelli fulvi e gli occhi verdi. Maria continuò il dialogo”Scommetto che è bella!” Il barista riprese”Si, signora Maria;ma non è bella quanto lei! ”Stia tranquilla ,signora Maria, suo marito ama lei. Quella donna è solo un’avventura. Che male fa? Maria rispose: “Mio marito arreca tanto dolore a me e ai figli!”Maria e Clotilde salutarono il barista ed uscirono dal negozio. Il vento urlava per istrada! Clotilde aveva la sensazione di sentire un continuo lamento del vento; forse la natura era partecipe al dolore della madre?La donna e la bambina camminavano in silenzio l’una accanto all’altra. Maria era pensierosa; la donna voleva gridare al mondo intero la rabbia,il suo atroce dolore,ma restava muta con gli occhi smarriti nel nulla della sua impotenza!Clotilde notava un’ infinita tristezza sul volto della mamma. Maria si accorse di essere guardata dalla figlia e sorrise per non trasmettere il suo turbamento. Clotilde era una bimba di appena cinque anni! Questa tenera età è la base fondamentale per la costruzione psicologica ed evolutiva dell’uomo che dovrà crescere sano e sicuro di sé. Maria e Clotilde arrivarono a casa e si tolsero i soprabiti; Clotilde entrò nella camera per giocare con la bambola invece Maria si avviò in cucina per preparare il pranzo; fra non molto sarebbero ritornati dalla scuola i figli insieme al padre Almerico. Una lacrima bagnò il viso di Maria; l’asciugò con il grembiule e con un fazzoletto si stropicciò il naso. I figli in coro salutarono la mamma: ”Buongiorno mamma, cosa hai preparato oggi ?” La mamma sorrise per non mostrare ai figli il viso imbronciato. Maria era una donna solare, riservata e dolce nonostante le sofferenze! Almerico si affacciò sull’uscio della cucina, era inquieto , lasciava trapelare il suo stato di ansia e di incertezza con uno sguardo torvo e impaziente. Il papà dopo aver pranzato entrò nella camera di Clotilde e chiese con tono imperioso: ”Dove siete stati oggi tu e la mamma?” Clotilde rispose: “In giro per i negozi”. Il papà riprese “Cosa ha chiesto la mamma al barista? Dove mi trovavo ieri sera e con chi stavo?” Il tono della voce del padre si fece minaccioso ed autoritario. Il papà voleva chiarire subito. Clotilde amava molto i genitori e temette che le sue parole potessero rompere l’accordo fra suo padre e sua madre. Non sapeva come fare! La bimba era convinta che bisognava sempre essere sinceri, per non cadere nel gioco dell’ ipocrisia. Clotilde pensò poi. che in fondo una ramanzina avrebbe fatto bene al suo papà richiamandolo alle responsabilità,così disse tutta la “verità”. Maria e Almerico litigarono fino a sera. I loro continui battibecchi diedero fastidio ai ragazzi che dovevano impegnarsi nello studio, mentre Clotilde come sempre si rinchiuse nella camera parlando con la bambola. Maria era sfinita e per l’ennesimo litigio si chiuse in un mutismo completo per giorni e giorni. Clotilde era convinta che i suoi genitori avessero litigato per colpa sua! “Mamma ti voglio bene, perdonami la colpa è mia se tu e papà avete litigato! Non ti voglio vedere soffrire! Devi sapere, mamma che amo molto il mio papà e perdono le sue marachelle! Fai anche tu come me così lui starà sempre con noi” Maria osservò incantata sua figlia. La mamma disse: “Clotilde, sono felice per le tue parole ma devi capire che non si può sempre perdonare un uomo se questi continua a comportarsi in modo superficiale ed immaturo. Desidero fermamente che tuo padre si assuma le proprie responsabilità perché c’è una famiglia da portare avanti! La famiglia nata dall’amore è una missione elevatissima, irrinunciabile che esige pari dignità sia da parte dell’uomo che della donna. E’uno status di sicurezza nella società anche per i figli .La famiglia è la cellula vitale e rappresenta la testata d’angolo della società. Si vive bene e ci si sente sicuri nella propria famiglia; in questo contesto i figli crescono con gioia e manifestano anche al di fuori uno stato di sicurezza, di serenità e di equilibrio. Clotilde intuì le sofferenze e le preoccupazioni della mamma ma la sua tenera età non le consentiva di riflettere con obiettività perché ella voleva molto bene al suo papà, che peraltro era un uomo onesto attaccato profondamente al lavoro che svolgeva con grande dedizione, sacrificio e competenza. Clotilde era desiderosa di conoscere il mondo, di avere relazioni con altri e di apprendere il modo di vivere di altra gente. Una domenica mattina papà Almerico chiese a Clotilde di accompagnarlo a Salerno da alcuni amici che lo avevano invitato a pranzo“Clotilde,disse il papà- prenderemo il treno!” Clotilde era molto felice di stare con il papà; Un giorno intero che le avrebbe consentito di parlare con lui. Gli avrebbe chiesto tante cose! Clotilde di natura era vezzosetta e vanitosa. Le piaceva indossare bei vestiti ed avere i complimenti! La mamma in quella occasione le fece indossare un vestito cucito con le sue mani. Era un vestito rosa con dei fiorellini sul cinturino. Il vestito era corto al disopra delle ginocchia;era arricciato, stretto in vita e largo sulle ginocchia. Clotilde con la manina stretta in quella del suo papà si avviò verso l’uscio di casa svelta e raggiante. Prima di uscire salutò la mamma con un forte bacio sulle guance dicendole:”Grazie mamma per il bel vestito,starò attenta a non sciuparlo! Stai tranquilla perché resterò sempre accanto a papà, ciao ci vediamo stasera!” La mamma rispose all’ abbraccio con il sorriso sulle labbra. Clotilde e Almerico arrivarono alla stazione e salirono sul treno. Clotilde con il naso arricciato e ammiccato al finestrino osservava l’andirivieni della gente. Il capostazione,incominciò a fischiare con un fischietto. Le porte si chiusero e il treno iniziò gradualmente la corsa sui binari. La bimba era entusiasta! Tutto era per lei una esperienza nuova. Osservava ogni cosa per poi raccontarlo alla mamma. Il papà chiese a Clotilde di sedersi accanto a lui, poi le sussurrò”Mi raccomando, Clotilde, sii buona e gentile con i padroni di casa. Ti presenterò anche una bella signora,dalle un bacio e ringraziala! Lei ti ha comprato un regalo. Clotilde rispose con un lieve cenno della testa, era felice ed abbracciò il suo papà. Il treno arrivò a destinazione. Almerico e Clotilde salirono sull’automobile dell’amico che era venuto a prenderli e giunsero dopo un breve tragitto davanti a un casolare di campagna; entrarono in un grande portone aperto, all’interno vi era un ampio cortile circondato ai vari lati da palazzine alte due piani. Di fronte vi è un cancello sempre chiuso era l’entrata di servizio. Il cortile era lungo,alberato, pieno di cespugli e fiori. I cespugli di margherite bianche attirarono l’attenzione di Clotilde perche erano folti e grandi. Il tavolo lungo venne preparato sotto all’androne davanti al portone che venne chiuso al momento del pranzo. Vi erano molti ospiti soprattutto bambini. Almerico presentò la figlia Clotilde ai padroni di casa, e alla giovane donna dai capelli fulvi e gli occhi verdi. Clotilde sorrise alla signora ma non la baciò; avvertì nel cuore un avversione. La signora avvicinandosi al viso della bimba esclamò”Come sei bella! Come ti chiami?Quanti anni hai? Clotilde sorrise e rispose “Mi chiamo Clotilde e ho cinque anni”. La signora riprese la conversazione”Vuoi molto bene al tuo papà? “Si” rispose Clotilde”La signora disse”Anch’io voglio bene al tuo papà ma questo deve rimanere un segreto tra me e te. Ho un regalo per te,una grande bambola di porcellana! Clotilde prese il grosso pacco dalle mani della signora e lo aprì. Clotilde con gli occhi meravigliati osservò che aveva lo stesso colore dei capelli e occhi della signora (Capelli fulvi e occhi grandi e verdi) aveva un bel viso lucente e il vestito che indossava era rosa. Clotilde ringraziò la signora con un inchino!I padroni di casa,intanto chiamarono gli ospiti invitandoli a sedersi intorno al tavolo imbandito. A Clotilde fu assegnato un posto tra i bambini. A capotavola lontano da lei si sedettero il papà e la signora. Clotilde,diventò a un tratto seria e pensierosa; vide il papà e la signora sorridersi,giocare con le mani e baciarsi!La piccola Clotilde ebbe un moto di gelosia!Lei che aveva progettato di stare insieme al papà per un giorno intero, di parlargli, abbracciarlo, improvvisamente gli divenne un estraneo. Tutti, per Clotilde,in quel momento divennero estranei e i bambini vedendo Clotilde seria e pensierosa non le degnarono uno sguardo, una parola. Dopo pranzo i bambini adarono tutti a giocare nel cortile. Il suo papà e la signora scomparvero. Clotilde si sentì in quel momento sola e impaurita, camminò adagio lungo il sentiero e si nascose dietro a un folto cespuglio di margherite. Clotilde si sedette a terra; in quel luogo prese il viso tra le mani e incominciò a piangere. Tra le mani aveva ancora la grossa bambola di porcellana dai capelli fulvi e gli occhi verdi; d’impeto la buttò via in un altro cespuglio. La bambola era odiosa perché assomigliava alla signora. Clotilde lentamente si addormentò dietro al cespuglio, nessuno si accorse di lei pensarono che fosse andata via con il papà e la signora. “Clotilde, Clotildeee! Dove sei rispondi? La voce del suo papà la risvegliò. Era buio,Clotilde sentì gridare il suo nome stropicciò gli occhi alla vista della luce! Il papà riprese “Clotilde che cosa fai qui?” la bimba rispose; “mi sono addormentata.”Il papà continuò ” Clotilde non ti ho visto più e mi sono spaventato. Se avevi sonno perché non ti sei rivolto alla padrona di casa che ti avrebbe accompagnata in una delle sue camere da letto? Il vestito che la mamma ti ha cucito si è sgualcito e infangato”. Il papà pulì alla meglio la bimba. Clotilde e Almerico salutarono i padroni di casa e andarono via. Ritornarono alla stazione accompagnati dall’amico. Ripresero il treno. Il papà e la figlia lungo il tragitto non parlarono;poi il padre disse alla bimba ”Perdonami Clotilde,non dovevo lasciarti sola! Ti sei spaventata? Non dire niente alla mamma”La bimba chiuse gli occhi,non rispose;però comprese il dolore della mamma. Il papà non era il grande uomo forte e coraggioso di cui una figlia può fidarsi. Clotilde da quel giorno divenne ad un tratto matura ebbe compassione di suo padre e comprese la sua umana fragilità e il senso di limite della coscienza umana. Clotilde con la testa china e a distanza di anni ha perdonato il suo papà e nel cuore ha impresso le parole del S.Vangelo ”Quante volte bisogna perdonare?“ Non una volta rispose il Signore al discepolo “Ma settanta volte sette”
(Ogni riferimento a persone ,cose e luoghi è puramente casuale).
Loretta Conte
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