Il diario di Paci – 21. Mi dispiace
Il negozio di alimentari chiude.
Non ce la faccio più con la spesa, signora, è tardi.
Mi dispiace.
I bambini del catechismo si confessano, corrono alla panca del prete.
Sanno che dire “mi dispiace” a Dio, cancella tutto e poi si torna a giocare.
Violinista e organista fanno le prove. Uno sbaglia. Attacca troppo presto.
Dice mi dispiace.
Uno, due, tre, quattro, riiniziano.
Oggi il prete era il parroco e andava di corsa.
La messa sembrava uno scioglilingua.
Poi, alla fine, si è fermato sull’altare e ha chiesto preghiere.
Preghiere per loro, i preti giovani, che devono ancora imparare a vivere la vita, ha detto.
Ci sarà un modo?
Marta quando rompe il foglio del disegno, dice: si è fatto un buco cancellando.
Mi dispiace, mamma, era un bel disegno.
Lo faccio diventare un sole. Ci faccio i raggi, intorno al buco.
Forse il parroco si è dimenticato che il prete giovane sta imparando a dire “Mi dispiace”.
Lui invece fa veloce.
Perché sa già scrivere una cosa bella, e allora la messa diventa uno scioglilingua.
Io a volte penso ai “mi dispiace”, i “mi dispiace” che ho ascoltato, i “mi dispiace” che ho detto.
E penso che i “mi dispiace” hanno reso possibile soffrire.
Sono come lo sgabello su cui salivo da bambina per vedere la processione che passava.
I “mi dispiace” servono ad arrivare a vedere le cose belle che ci sono. Che passano.
Che ci sono anche quando non le vedi.
Anche quando non ci arrivi.
Perché c’è il muro. Ed è alto.
Tu, Renè, non dici mai Mi dispiace.
E le cose belle passano.
E tu te le perdi.
(Il Diario di Paci, Mauro Leonardi)
Paci è il personaggio che ha dato vita alla protagonista del romanzo “Una giornata di Susanna”, acquistabile online e in tutte le librerie. È sposata con René, un uomo che la trascura. Ha un amante, una bimba che si chiama Marta e un’amica che si chiama Stella.