Blog / Lettere | 09 Marzo 2014

La buona domenica di don Giulio – Solo per oggi

1a domenica di Quaresima

Mark Twain disse: “Signore fa’ che i cattivi diventino buoni, ma ti prego fa’ soprattutto che i buoni diventino simpatici”. Ogni tanto ho l’impressione che si pensi la Chiesa ci ordini di vivere come diabetici in una pasticceria: che tristezza.
Papa Francesco ci ha consegnato la “Evangelii gaudium” (la gioia del vangelo) un documento che lui definisce come “le linee programmatiche della Chiesa dei prossimi anni”.
Scrive: “Il grande rischio del mondo attuale è di cadere in una tristezza individualista. Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Un credente non dovrebbe avere una faccia da funerale. Gesù stesso rompe gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività.
Serve una conversione che non può lasciare le cose come stanno. Bisogna abbandonare il comodo criterio del si è fatto sempre così ed essere audaci e creativi nel ripensare le strutture e lo stile.
Succede che si parli più della Chiesa che di Gesù Cristo, più del Papa che della Parola di Dio. Se l’annuncio, poi, diventa un catalogo di peccati ed errori, l’edificio morale della Chiesa corre il rischio di diventare un castello di carte e questo è il nostro peggior pericolo. Il messaggio correrà il rischio di perdere la sua freschezza e di non avere più il profumo del Vangelo.
Queste energiche, coraggiose, vibranti parole di Papa Francesco ci interpellano all’inizio di questa Quaresima, tempo favorevole. Ci viene chiesta una nuova primavera, non qualche “fioretto”. Facciamoci aiutare dalla letteratura classica per capire.
Nella mitologia greca si racconta che le Sirene, affascinanti e insieme terribili ninfe marine, avevano una voce così suadente che i marinai, udendole, venivano incantati dalla malía del loro canto al punto da condurre le loro navi a sfracellarsi sulle coste e qui i naufraghi venivano divorati dalle mostruose ninfe.
Omero racconta che nel suo viaggio di ritorno Ulisse tappò con la cera le orecchie dei suoi compagni perché non le udissero e ne fossero sedotti; quanto a sé si fece saldamente legare all’albero maestro, per sentirne la voce senza subire le conseguenze disastrose.
Secondo un’altra leggenda greca, invece, gli Argonauti sfuggirono alle Sirene perché Orfeo intonò un canto più melodioso di quello delle Sirene, che offuscò il loro e le lasciò mute.
“Fare la Quaresima” non è mettere la cera nelle orecchie o farsi legare le mani al palo di qualche sacrificio, ma è provare a liberare la melodia di un canto migliore. Per questo “fare Quaresima” non è questione di bocca, ma di cuore e di cervello. Non è mangiare meno, ma fare meglio.
Il mettere spesso l’accento in Quaresima sul “peccato” non è cupo pessimismo, ma è slancio per un salto di qualità: perché gli errori del passato sono la sapienza del futuro.
Non tutti gli errori sono sconfitte, come non tutte le vittorie servono a renderci migliori.
La pagina così rasserenante di Gesù che viene tentato mostra la furbizia del Maligno che tenta non al male ma al comodo (agio economico, un Dio a comando, il fascino del potere).
L’impegno della Quaresima è dunque una “scelta di qualità”. Quaresima non sia “il di meno” di una dieta laccata di sacro, ma sia “il di più” di una ricerca di qualità per la nostra vita. “Signore fa’ che i cattivi diventino buoni, ma ti prego fa’ soprattutto che i buoni diventino simpatici”.
Lasciamoci condurre da una pagina di Papa Giovanni XXIII, presto Santo, che ha trasformato la bontà di qualità in simpatia.
“Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta. Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo così il silenzio e l’ascolto sono necessari alla vita dell’anima.
Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò.
E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l’indecisione.
Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l’esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.
Solo per oggi non avrò timori.
In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell’Amore. Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita”.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

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