Blog / Renato Pierri | 14 Dicembre 2013

Le Lettere di Renato Pierri – Amore morboso verso il Cristo di certe sante

Il sacerdote Mauro Leonardi, sul suo blog, “Come Gesù”, riporta la preghiera di Paci, “Personaggio di un romanzo… emigrante di origine venezuelana sposata con un uomo che la trascura” (trascrivo dal blog). Ed è evidente che il marito la trascura, giacché la donna comincia ad amare Gesù in maniera quasi morbosa, che dà un certo fastidio: “Gesù…quanto sei vero… quanto mi ami, quanto ti amo… io… metto le labbra sul tuo cuore aperto, caldo e bagnato… Lo so, sono pazza ma che importa se così sono con te?”. Ma si tratta di un romanzo e quindi ci può stare. E’ la realtà che dà fastidio. Santa Caterina da Siena, dopo aver bevuto una ciotola di lavatura della piaga di una malata, fu così consolata dal Signore della sua immaginazione: «Mia diletta, giacché ieri bevesti con allegrezza quella ributtante bevanda, io te ne darò una che mai hai gustato nella tua vita». E ponendo la mano destra sul collo virgineo di lei e accostandosela alla piaga del proprio costato, le sussurrò: «Bevi, o figliola, la bevanda del mio costato, con la quale l’anima tua si riempirà di una tale dolcezza, che ne risentirà mirabilmente anche il corpo che per me disprezzasti». Alla sposa non parve vero: accostò le labbra alla ferita stillante sangue, e succhiò a lungo la divina bevanda, sino a che il Signore non le fece cenno di staccarsi dall’amplesso. Da allora però lo stomaco delicato della santa di Siena, si ammalò irrimediabilmente. Il beato Raimondo da Capua riferisce che «presa la bevanda dal costato del Salvatore, si diffuse nell’anima della santa vergine una tale abbondanza di grazie, che il corpo ricevendone l’affluenza, non cercò da quel giorno in poi più cibo, né avrebbe potuto prenderlo». Ma fu la bevanda divina, oppure la ciotola di pus a rovinare lo stomaco della vergine?

Elisa Merlo

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