
11 dicembre – Ristoro mio
«Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero». (Mt 11, 28-30)
Gesù mio, ristoro mio, riposo mio. Tu mi ammorbidisci le spalle. Tu mi ristori l’anima e io l’anima, forse, ce l’ho sulle spalle, perché non so se sono mite e umile, ma mi sento le spalle che si sciolgono, la schiena che si poggia. Le ginocchia che si allargano, non più tese. Io mi sento che mi ristori l’anima.
Il tuo giogo è dolce e il tuo carico è leggero. Secondo me sei tu che ti poggi sulle spalle, che mi carichi il petto, il collo. Sei tu da portare tutto il giorno, sei tu che mi stai addosso. E sei tanto, e sei vita.
Venire da te non per essere scaricati dai pesi o sollevati dalle fatiche. Non dici questo. Dici che ristorerai. Cioè darai come un bicchiere d’acqua ad un operaio oppresso dalla fatica. Un bicchier d’acqua, da bere seduto, vicino a te.
E le fatiche? E i pesi?
Integri.
Sono i miei.
Ma non sono sola, ci sei tu, sempre, con le mani piene, con un posto vicino a te, libero.
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