
Le Lettere di Vittoria Patti – Il giorno dopo l’assemblea
Carissimi studenti della mia scuola,
ieri ero tra i prof che prestavano assistenza alla vostra assemblea. Dovevo vegliare su di voi, facendo non si sa bene cosa, ma insomma mi toccava stare lì quasi quattro ore, senza poter dire la mia, senza fare altro che ascoltare e osservare.
Allora ho ascoltato e osservato. E mi è nato un dubbio. Quanti anni avete? No, perché sapete, in base ai dati anagrafici dovreste avere fra i quattordici e i diciannove anni. Invece, vi ho sentito fare discorsi da vecchi. Non arrabbiatevi se vi dico questo.
Ieri si sono presentati a voi i candidati degli studenti al consiglio d’istituto. Così, immagino, ciascuno di loro aveva riflettuto e scelto quelle che secondo lui erano le vostre esigenze più sentite. Ogni candidato ha dichiarato cosa avrebbe richiesto, per cosa si sarebbe battuto, una volta eletto. E viene fuori che, sopra ogni cosa, voi vorreste…la carta igienica nei bagni; i panini e le brioches all’intervallo; l’annuario fotografico; e le panchine in giardino.
Le panchine in giardino?!?!
Siete costretti a stare seduti in un banco, tutti i giorni, dalle otto alle quattordici. Ero sinceramente convinta che per voi fosse una vera tortura: per me lo sarebbe, anche se ho duecento anni e peso tremila chili. Invece mi venite a dire – beh, una vostra autorevole rappresentante viene a dire – che avete bisogno di sedervi anche per quei dieci minuti d’intervallo.
Non credevo alle mie orecchie. Ma davvero la realtà vi schianta talmente che non riuscite a stare in piedi dieci minuti?
O non sarà che noi adulti vi abbiamo deluso così spesso, che non riuscite neanche più a desiderare e chiederci cose più grandi?
Non volete più ascolto per il vostro cuore, più spazio per la vostra creatività? Non volete una scuola meno noiosa? Non volete che qualcuno finalmente vi dica perché dovete studiare quel che dovete studiare?
Vi basta davvero, una panchina?

Vittoria Patti
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