Blog / Bruno Mardegan / Lettere | 20 Novembre 2013

Le Lettere di Bruno Mardegan – La situazione dei carcerati

Caro direttore, da un paio d’anni sto intrattenendo un rapporto epistolare con un detenuto finito per una debolezza momentanea in quello che lui definisce un postaccio. La persona è un buon cristiano. Nelle sue lettere mi chiede di pregare per lui perchè trovi sempre la forza interiore di sopportare la pesante situazione in cui è venuto a trovarsi e perchè l’ozio in cui l’intera popolazione carceraria, salvo rarissme eccezioni, viene lasciata a poltrire cessi presto. Dice di aver constatato vivendo in prigione che l’ozio è proprio il padre di tutti i vizi. In effetti è una spietata forma di tortura psicologica della persona ridotta a cosa. Altro che rieducazione sbandierata solo a parole!Tra I suoi compagni di prigionia.solo il dieci per cento svolge un lavoro qualche ora la settimana. In Agosto uno di costoro si è suicidato. Era in prigione da vent’anni e in tutto quel tempo, tranne per un breve periodo, non aveva mai lavorato. Una cosa folle, commenta l’amico. Il quale mi chiede di denunciarla a questa rivista sensibile alla problematica carceraria, memore in ciò anche dell’ammonimento del Signore:”Ero prigioniero e mi avete visitato”. Sarà solo una visita mediatica perchè quelle personali sono pressoché impossibili.Però serve a manifestare la vicinanza. Il persistere della drammatica assenza del lavoro nelle carceri, è dovuta a ignavia o a mancanza di rispetto verso i detenuti,o a entrambe le cause, dimenticando che l’uomo è stato creato come dice la Bibbia “ut operaretur” In tempi di crisi è tra l’altro inconcepibile che una massa di oltre sessantamila persone venga lasciata inattiva impedendo così di recuperare perlomeno le spese di esercizio delle Case circondariali. Dal presidente della repubblica, al ministro della giustizia, arrivano tante belle parole sullo sfollamento delle carceri, ma nessun intervento si intravede finora.Frattanto trovo civilmente doveroso dare un’occupazione a un esercito di reclusi anche per attenuare il peso della privazione della loro libertà.. Sulla questione dello sfollamento, in parlamento ci sono idee contrastanti e anche l’instabilità politica lascia dubbiosi su una risoluzione positiva della questione.
Però, sulla convenienza di introdurre sistematicamente forme di lavoro nelle prigioni i consensi dovrebbero essere unanimi. Questo anche per coprire i costi di gestione delle
carceri. Confido che il presente allarme trovi spazio in questo settimanale socialmente impegnato. Cordialità.
Bruno Mardegan – Milano

A Tempi