Blog | 13 Maggio 2013

Giovanni Paolo II – Il dono della scienza (3)

Carissimi fratelli e sorelle,

1. La riflessione, già avviata nelle precedenti domeniche, sui doni dello Spirito Santo ci porta oggi a parlare di un altro dono: quello della scienza, grazie al quale ci è dato di conoscere il vero valore delle creature nel loro rapporto col Creatore.

Sappiamo che l’uomo contemporaneo, proprio in virtù dello sviluppo delle scienze, è particolarmente esposto alla tentazione di dare un’interpretazione naturalistica del mondo: davanti alla multiforme ricchezza delle cose, alla loro complessità, varietà e bellezza, egli corre il rischio di assolutizzarle e quasi divinizzarle fino a farne lo scopo supremo della stessa sua vita. Ciò avviene soprattutto quando si tratta delle ricchezze, del piacere, del potere, che appunto si possono trarre dalle cose materiali. Sono questi i principali idoli, dinanzi ai quali il mondo troppo spesso si prostra.

2. Per resistere a tale sottile tentazione e per rimediare alle conseguenze nefaste alle quali essa può portare, ecco che lo Spirito Santo soccorre l’uomo col dono della scienza. E’ questa che lo aiuta a valutare rettamente le cose nella loro essenziale dipendenza dal Creatore. Grazie ad essa – come scrive san Tommaso – l’uomo non stima le creature più di quello che valgono e non pone in esse, ma in Dio, il fine della propri vita (cfr. «Summa Theologiae», II-II, q. 9, a. 4).

Egli riesce così a scoprire il senso teologico del creato, vedendo le cose come manifestazioni vere e reali, anche se limitate, della verità, della bellezza, dell’amore infinito che è Dio, e di conseguenza si sente spinto a tradurre questa scoperta in lode, in canto, in preghiera, in ringraziamento. E’ ciò che tante volte e in molteplici modi ci è suggerito dal libro dei Salmi. Chi non ricorda qualcuna di tali elevazioni? «I cieli narrano la gloria di Dio, e l’opera delle sua mani annunzia il firmamento» ( Sal 19[18],2; cfr. Sal 8,2); «Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli… Lodatelo sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle» ( Sal 148,1.3).

3. Illuminato dal dono della scienza, l’uomo scopre al tempo stesso l’infinita distanza che separa le cose dal Creatore, la loro intrinseca limitatezza, l’insidia che esse possono costituire, allorché, peccando, se ne fa cattivo uso. E’ una scoperta che lo porta ad avvertire con rammarico la sua miseria e lo spinge a volgersi con maggior slancio e fiducia verso colui che, solo, può appagare pienamente il bisogno di infinito che lo assilla.

Questa è stata l’esperienza dei santi; lo è stata anche – possiamo dire – dei cinque beati, che oggi ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari. Ma in modo del tutto singolare quest’esperienza è stata vissuta dalla Madonna, la quale con l’esempio del suo personale itinerario di fede ci insegna a camminare «tra le vicende del mondo, avendo fissi i cuori là dov’è la vera gioia» («Oratio» XXI domenicae per annum).

Regina Coeli, Domenica, 23 Aprile 1989