Giovanni Paolo II – Il dono del consiglio (4)
1. Al rientro dal viaggio pastorale che mi ha portato nel Madagascar, nell’isola di «La Réunion», nello Zambia e nel Malawi, sento il bisogno di ringraziare innanzitutto Dio per il servizio apostolico che ho potuto compiere fra quelle amate popolazioni. Porto nel cuore il ricordo commosso dello slancio generoso con cui i fedeli di quelle giovani Chiese vivono la loro adesione al Vangelo.
Un grato pensiero rivolgo anche ai fratelli nell’Episcopato ed ai loro collaboratori ecclesiastici e laici, che tanto hanno fatto per la buona riuscita della visita. Ringrazio pure le autorità civili per la cordiale disponibilità con cui mi hanno accolto e con loro ringrazio anche i membri dei diversi servizi, che si sono prodigati affinché tutto si svolgesse nel migliore dei modi.
Non mi soffermo ora sui contenuti della visita, perché intendo ritornare su di essa in una prossima udienza generale.
2. Continuando la riflessione sui doni dello Spirito Santo, oggi prendiamo in considerazione il dono del consiglio. Esso è dato al cristiano per illuminare la coscienza nelle scelte morali, che la vita di ogni giorno gli impone.
Un bisogno molto sentito in questo nostro tempo, turbato da non pochi motivi di crisi e da una diffusa incertezza circa i veri valori, è quello che va sotto il nome di «ricostruzione delle coscienze». Si avverte, cioè, la necessità di neutralizzare certi fattori distruttivi, che facilmente si insinuano nello spirito umano, quando è agitato dalle passioni, e di introdurvi elementi sani e positivi.
In questo impegno di ripresa morale la Chiesa dev’essere ed è in prima linea: di qui l’invocazione che scaturisce dal cuore dei suoi membri – di tutti noi – per ottenere innanzitutto il soccorso di una luce dall’Alto. Lo Spirito di Dio viene incontro a tale supplica mediante il dono del consiglio, col quale arricchisce e perfeziona la virtù della prudenza e guida l’anima dall’interno, illuminandola sul da farsi, specialmente quando si tratta di scelte importanti (per esempio, di dare risposta alla vocazione), o di un cammino da percorrere fra difficoltà e ostacoli. E in realtà l’esperienza conferma quanto siano «timidi i ragionamenti dei mortali e incerte le nostre riflessioni», come dice il libro della Sapienza (9,14).
3. Il dono del consiglio agisce come un soffio nuovo nella coscienza, suggerendole ciò che è lecito, ciò che s’addice, ciò che più conviene all’anima (cfr. S. Bonaventurae, «Collationes de septem donis Spiritus Sancti», VII, 5). La coscienza diventa allora come l’«occhio sano», di cui parla il Vangelo ( Mt 6,22), ed acquista una sorta di nuova pupilla, grazie alla quale le è possibile vedere meglio che cosa fare in una determinata circostanza, fosse anche la più intricata e difficile. Aiutato da questo dono, il cristiano penetra nel vero senso dei valori evangelici, in particolare di quelli espressi nel discorso della montagna (cfr. Mt 5-7).
Chiediamo quindi il dono del consiglio! Chiediamolo per noi e, in particolare, per i pastori della Chiesa, tanto spesso chiamati, in forza del loro dovere, a prendere decisioni ardue e sofferte.
Chiediamolo per intercessione di colei, che nelle litanie viene salutata come «Mater Boni Consilii», la Madonna del buon consiglio.
Regina Coeli, Domenica, 7 Maggio 1989