Blog / Lettere | 06 Maggio 2013

Lettera di Paolo Brescia – Perché l’Italia del calcio è indietro

Nel calcio, a livello di squadre di club, siamo indietro. Il ritardo è palese e, negli ultimi anni, si è acuito. I motivi? Dagli stadi alla filosofia astrusa dei presidenti, passando per una scarsa gestione dei settori giovanili. Oltre al poco appeal di strutture e campionato, con sempre meno campioni e con mezzi di comunicazione sempre più tesi all’esaltazione della polemica.

La questione, ovviamente, è complessa. Senza essere ingenui, c’è da considerare anche la questione economica. I top club europei hanno decine di milioni di euro da spendere in più rispetto ai nostri. Queste società sono storiche, non passeranno mai di moda e difficilmente crolleranno in termini di immagine e di ritorno economico. L’austerity sta bloccando lo sviluppo del nostro calcio, non ci permette di colmare il gap con gli altri paesi. Facendo però una considerazione: Premier e Bundesliga sono prodotti affascinanti, vendibili, con stadi sempre gremiti, ma sportivamente vincono sempre le stesse squadre. Situazione uguale in Spagna, dove Real e Barca fanno sempre notizia, ma dietro hanno il vuoto. Un campionato così è divertente? In Italia probabilmente si è abbassato il tasso di spettacolarità, ma l’incertezza e le insidie che ci sono dietro ad ogni partita è reale. Vero che poi, anche a noi, lo scudetto va spesso a una tra Juve, Milan o Inter, ma sicuramente le partite con risultati inaspettati sono molto maggiori in serie A.

Da qui l’impressione che il nostro limite sia veramente di natura culturale: in Italia siamo specialisti nel non saper valorizzare le cose che abbiamo, , ci pestiamo i pedi l’un l’altro e siamo indietro quanto a capacità di invogliare gli altri a c”comprarci”, a guardare le partite, insomma. Le soluzioni sono in realtà alla portata di tutti. La Juventus, in questo senso, ha provato a tracciare la strada e il ritorno sportivo è stato immediato. Ma anche i bianconeri hanno dimostrato di essere ancora indietro in Europa. Guardare in giro all’estero: in germania ad esempio,il Borussia Dortmund: ha attraversato anni di buio e mestizia, poi hanno deciso di rifondare, valorizzando semisconosciuti per farli diventare campioni. Il Dortmund oggi vale 15 volte tanto rispetto a quello di 4-5 anni fa.

Morale: si può costruire in casa, ma con un lavoro che richiede pazienza, e tanta voglia di lavorare. Ma il nostro problema principale è proprio la pazienza. Non ne hanno i presidenti, e ancor meno i tifosi.

Forse converrebbe soffrire un po’ per avere poi un calcio migliore nei prossimi 5-10 anni. Quale sarà la prima squadra che si prenderà questa grossa responsabilità?

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