Blog / Lettere | 07 Febbraio 2013

Lettere – Mia moglie ha un amante (4)

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Sono nata Montecatini Terme il 2 gennaio del 1954, un sabato mattina alle 8,30. Ho sempre sofferto questa data perchè mi arrivavano solo i regali della befana, cumulativi con quelli del compleanno, che tradotto significa solo quelli della befana. All’epoca non li portava babbo natale, ma la befana, la chiesa non vedeva di buon occhio albero e babbo natale, ma presepe e befana, quindi in casa mia, famiglia molto cattolica e democristiana, solo presepe e befana. Dall’asilo in su, ho sempre frequentato scuole cattoliche. Prima all’Istituto Magistrale Don Bosco di Montecatini Terme le accoglienti suore salesiane; poi, dopo un trasferimento della mia famiglia per motivi di lavoro, le rigorose suore domenicane all’Istituto Magistrale Santa Cecilia. La lingua straniera che insegnavano era il francese, l’inglese era leggermente eretico, e questo alla fine si è rivelato l’unico errore commesso dalla scuola cattolica. Appena ho avuto l’età del giudizio, lo capisci dai denti, ho capito che la religione cattolica era quella giusta, non perchè per 15 anni avevo studiato dalle suore – anzi, poteva sortire l’effetto contrario – ma perché è l’unica che mette al centro dell’universo la spiritualità dell’uomo con i suoi difetti. L’unica che dà la speranza della redenzione a tutti, proprio a tutti. L’unica che ti fa riflettere dicendoti “rimetti a noi i nostri peccati perchè noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Non ho mai pensato di cambiarla, neppure per un attimo. Forse la scuola ha influito, non so. Andare alla santa messa prima delle lezioni tutte le sante mattine per 11 anni  (Salesiane più Domenicane)  è una cosa che non scorderò mai. Alla Don Bosco, sempre prima delle lezioni, c’era il saluto alla “madre direttrice”, tutte in fila schierate nel cortile come soldati, “attente, riposo”, tuonava la tutrice di turno, e la direttrice da un terrazzino poco più in alto si sporgeva a salutarci, noi con la canzoncina di turno, tutte con grembiule nero e colletto bianco, divisa della scuola. Suor Manetti, che hai miei occhi era un gigante  – sempre chiamata così, non so il nome – dopo il saluto ci faceva sistemare lungo una scalinata larghissima e si metteva sul gradino più alto. Se non ti aveva visto a Messa ed eri lì – cioè se avevi fatto la furba -, erano cavolissimi tuoi. Ci faceva il resoconto di tutto quello che avevamo combinato davanti a tutti: uno strazio, alla faccia della privacy. Le Domenicane peggio: ci prendevano da sole. Insomma, io sono il risultato di quei 15 anni e adesso che ne ho 59  credo sia stato il periodo più bello di tutta la mia vita. Comprendere il prossimo è il mio esercizio quotidiano. Mi piace discutere i temi che riguardano la persona, la morale, la religione, la Chiesa, il vaticano (con il quale sono quasi sempre in disaccordo e molto critica), e mi piace essere qui con super don Mauro e Gianpaolo Colò,  al quale devo rispondere su una sua certa affermazione….

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(… continua …)

Eccomi qua, Paziente Inglese. Mi fa piacere che concordi. Perchè penso che anche nel film, il paziente non avesse nessuna voglia di suicidarsi e non l’avrebbe fatto neppure per quella donna tanto amata. Nel film il paziente amava troppo la vita. Però ci insegna una cosa, che l’amore è più forte di ogni ragione dettata dalla mente. E non è eterno. Diceva il titolo di un film: L’amore è eterno finchè dura: una sacrosanta verità. Anche la Chiesa lo sa, non è vero Mauro e Giampaolo? Esiste il divorzio ma anche l’annullamento della rota, a volte discutibile, e quindi anche la chiesa ammette che l’amore non è eterno. Ci sono dei distinguo ma qui non è il caso di discuterli, penso che sarete daccordo. Allora paziente, partendo da questo presupposto, proprio il film Paziente Inglese ce lo rappresenta. Vedi, la signora si innamora di lui e la passione tra i due si accende e ne vengono travolti, il marito non conta più nulla, eppure è bello ricco e potente, ma la quotidianetà lo ha reso, agli occhi di lei, un qualsiasi pedante e distratto marito, come in effetti sono i mariti molto impegnati, che impallidisce rispetto all’avventuriero bello e povero, rispetto al marito. La moglie così diventa la sua ossessione. Eppure potrebbe avere qualsiasi donna, ma vuole lei perchè lei ama un altro e nel subconscio questa onta il suo amor prorpio non la può subire, quindi tenta di tutto per tenerla con se. La moglie non è più la persona amata, ma la sua ossessione, perché se l’avesse amata profondamente l’avrebbe lasciata andare incontro a quello che lei riteneva essere la felicità e il grande amore della sua vita. Poi l’epilogo che tutti conosciamo. C’è di che riflettere. La quotidianetà è un’appiattimento naturale del rapporto famigliare, l’incontro non previsto con un altro è una ventata di aria frizzante e ti riaccende la vita. Impossibile rinunciarvi. Non contano nulla i buoni propositi e tutti i fiumi di parole spese per tentare di accettare, di capire, perché è di per se stesso chiaro e incomprensibile allo stesso tempo.C’è da dire che non sempre però c’è il lieto fine, nel senso che l’amante, messo di fronte alla ritrovata libertà della persona di cui è l’amante, in breve tempo non la trovi più così eccitante e passionale e speciale come quando era sposata, perché fare l’amante è sicuramente più eccitante che passare ad essere il compagno o il marito,e d’altro canto la donna che prima stava con il marito trovandosi sola riversa la quotidianetà e tutti i nervosismi su colui che da amante dovrebbe diventare compagno e marito, e quindi la maggior parte delle volte la passione passa più rapidamente di come è cominciata. Adesso non ho più tempo, ma l’argomento non è esaurito. A proposito, alle donne non piacciono i mariti che non piacciono a nessuna.Rifletti su questa verità assoluta, e spero che nessuno mi contraddica. Non si può scegliere chi amare,si ama e basta, ci si innamora e basta, anche della persona sbagliata.

(… continua…)

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